Si conclude oggi il cammino a piedi Giovinazzo-Alessano di Carlo de Palma

Nel 36° anniversario di ordinazione di don Tonino Bello

Si conclude oggi, martedì 30 ottobre 2018, il cammino a piedi, in solitaria, che Carlo de Palma, parrocchiano di S. Domenico di Giovinazzo, ha intrapreso il 21 ottobre scorso.

Emozioni, attesa, primo bilancio nel collegamento telefonico con Luigi Sparapano.

Di seguito la riflessione che Carlo ha scritto per Luce e Vita prima della partenza:

“Cosa muove lo slancio ad errare? Attesa e speranza; desiderio e irrequietezza; ricerca e tensione; coraggio della sfida e paura dell’ignoto; stupore e mistero; avventura e conquista; passaggio e superamento; solitudine e percorso interiore; sogno e meta. …” (Quando l’arte racconta la vita – ERRARE – Servizio per la pastorale dell’arte Karis – Verona)

Il 21 ottobre 2018 intraprenderò un cammino che mi porterà a giungere ad Alessano nello stesso giorno 36 anni dopo. Come per ogni viaggio che si intraprende, anche io ho le mie motivazioni racchiuse nel mio zaino, alcune note, altre che percepisco solo come una spinta, ma che magari si sveleranno più chiaramente lungo la strada. Percorrerò un totale di circa 230Km, suddivisi in 10 tappe, che arriveranno nelle città di Bitritto, Turi, Alberobello, Villacastelli, Oria, San Pancrazio Salentino, Leverano, Galatina, Ruffano e infine Alessano. La media sarà di circa 25 km al giorno, con una punta massima di 32Km.

Ho conosciuto personalmente don Tonino, ho letto qualcosa di lui, ma non poi così tanto. Però ho avuto la grazia di vivere il suo tempo e di ascoltare la sua voce. L’ho ascoltato tanto, con le orecchie di un adolescente affamato e curioso di esplorare la vita e di misurare con essa la fede che custodivo e custodisco ancora. Non lo cito spesso, anzi, quasi mai. Sento troppo importanti le sue parole per spenderle nei miei discorsi di parte. Troppo importanti e teneri i suoi abbracci e le sue carezze per non custodirli come reliquie preziose dentro di me. Mi sforzo, tuttavia, di vivere una vita ispirata a lui, di usare le sue parole, di abbracciare e accarezzare come accarezzava lui, di guardare come guardava lui, così come quando si gioca per strada con un pallone imitando qualche campione. Naturalmente non mi sono mai illuso sul fatto di riuscirci, però ci provo.

Oggi parlano tutti bene di don Tonino e mi infastidisce non poco quando lo si tira per la giacchetta in ogni ambito, come per esempio in politica, quando, di fronte a chi non la pensa alla stessa maniera, si sbandiera il suo nome, presumendo di detenere la verità assoluta solo perchè lo si cita o si possiede in tasca una tessera, o si ha in mano una bandiera, dimenticando che don Tonino è “patrimonio di tutti”. Don Tonino è un patrimonio su cui dovrebbe esserci scritto “MANEGGIARE CON CAUTELA”.

Mi persuade l’idea che, se fosse in vita, amerebbe tutti e strizzerebbe l’occhio più a coloro che non lo nominano mai, piuttosto che a coloro che non perdono occasione per strumentalizzarlo, anche all’interno della chiesa stessa. Tutti citano don Tonino ma quanti sono vicini alle realtà da lui desiderate, perseguite e realizzate come la comunità C.A.S.A. di Ruvo di Puglia o i gruppi CARITAS che, a mia memoria, furono da lui istituiti in tutte le parrocchie?

Era comunque da tempo che albergava in me il desiderio di questo cammino, per cui, quando ho scoperto che nove persone della Valcamonica (BS) avevano camminato da Molfetta a Alessano dal 19 al 30 giugno dell’anno scorso, mi sono detto che tale progetto avrebbe dovuto trasformarsi in qualcosa di concreto, non senza fatica e sudore.

Credo fosse Mons. Bregantini che pronunciò, alcuni anni fa, la frase che alle cime alte non si deve rinunciare, ma ci si deve attrezzare. Spero di farlo nel migliore dei modi.

Se sarò solo col mio zaino e col mio diario o in compagnia è ancora da vedere. Spero chiaramente di avere dei compagni di viaggio, per cui, chiunque vorrà affiancarmi in questa esperienza, non potrà trovare che una porta aperta. Pertanto, se siete interessati, mettete anche voi le vostre motivazioni nello zaino e camminiamo insieme. Sarà bello raccontarci sulla strada o nelle ore di sosta.

Ho deciso di chiamare questa mia esperienza personale “péte péte se fasce u parete” – pietra dopo pietra si costruisce un parete – perché mi ricorda il lavoro lento e faticoso, un’arte quasi ormai sconosciuta ai giorni nostri, di chi costruisce ancora, pietra dopo pietra, i muretti a secco che disegnano le campagne della nostra terra di Puglia.

Dentro di me questo cammino è già cominciato, ora non resta che muovere i primi passi verso la meta auspicata.

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