Ultima settimana della mostra: “Una città in posa. Pietro e Fortunato Tempesta fotografi per diletto”

di Daniela Confetti

Il 10 gennaio 2015 presso la Pinacoteca Michele de Napoli di Terlizzi si è inaugurata la mostra dal titolo “Una città in posa. Pietro e Fortunato Tempesta fotografi per diletto”, una raccolta di un centinaio di foto storiche scattate tra la fine dell’Ottocento e il primo trentennio del Novecento e messe a disposizione da Pietro Tempesta, nipote di Pietro e figlio di Fortunato. I due fotografi non erano professionisti del mestiere ma semplici cultori ed appassionati della storia e delle tradizioni della propria terra d’appartenenza, nonché delle nuove tecnologie.
Gli scatti di Tempesta padre e figlio rappresentano una testimonianza unica di una città che negli anni stava mutando non soltanto da un punto di vista architettonico ma anche sociale. Accanto alle immobili e quasi metafisiche vedute ci sono le foto dell’alluvione del 1914, della costruzione dell’Acquedotto pugliese e della linea ferroviaria Bari-Barletta, delle feste e celebrazioni cittadine, unitamente a veri e propri ritratti di persone  attraverso le quali è stato possibile studiare i modi di vivere di un’epoca non poi così lontana dalla nostra.
Fanno parte del corpus una serie di foto che hanno immortalato alcuni aspetti collaterali di un drammatico episodio della storia ‒ la prima Guerra Mondiale ‒ ovvero i prigionieri stranieri a lavoro nei campi del paese ed il Monumento ai Caduti di Giulio Cozzoli.
Tre foto scattate nell’immediato dopoguerra, il gennaio 1919, attestano la presenza a Terlizzi di soldati prigionieri dell’esercito asburgico impiegati nei lavori agricoli, sia durante gli anni della Prima Guerra Mondiale che nel periodo che seguì l’armistizio di Villa Giusti del 3 novembre 1918. Con l’avvento della Grande Guerra il settore che più di ogni altro ne risentì negativamente fu quello dell’agricoltura, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno d’Italia in cui la popolazione viveva prevalentemente di ciò che la terra offriva; il richiamo alle armi infatti, portò i giovani uomini in età lavorativa ad abbandonare il lavoro dei campi per spostarsi in quelli da combattimento privando così intere famiglie di ogni sostentamento. A ciò si unì, a conflitto ultimato, il non ritorno dei padri di famiglia, fratelli e figli morti durante le battaglie o il loro ritorno a casa con gravi mutilazioni, lesioni fisiche e deficit psicologici.
Per ovviare alla mancanza di mano d’opera agricola lo Stato, tramite accordi presi dal Ministero della Guerra e da quello dell’Agricoltura, approvò alcuni decreti che permisero ai proprietari terrieri di poter usufruire di militari nemici fatti prigionieri durante la guerra i quali, durante il periodo della loro assegnazione ad un fondo agricolo, avrebbero percepito solo il compenso pari al lavoro svolto dalla mano d’opera libera, senza assegno di indennità o giornaliero.
Nelle foto in mostra alla Pinacoteca sono immortalati alcuni militari dell’esercito asburgico, genericamente indicati come “prigionieri croati e boemi”, mentre sono al lavoro presso alcuni fondi ‒ il podere De Crescenzio e il villino Tempesta ‒ dove erano stati mandati per raccogliere le olive: si tratta di sei/otto militari ‒ tra soldati, un caporale e un caporale maggiore ‒ dei quali, sugli scatti, il fotografo vi ha segnato il nome e la data in cui le istantanee sono state effettuate; è da notare che i militari si trovarono a lavorare nei campi con la stessa uniforme indossata e usata durante la guerra.
Oltre a questa importante testimonianza dell’impiego di prigionieri nemici all’interno delle aziende agricole sono esposte alcune foto che mostrano il passaggio di Piazza Cavour prima e dopo la realizzazione del Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale, opera dello scultore molfettese Giulio Cozzoli.
Il centro della piazza ‒ circondato da diversi edifici tra cui la Torre Normanna, la Torre delle Clarisse e le chiese di Santa Lucia e San Gioacchino ‒ dapprima spoglio e libero, venne ad assumere un assetto nuovo con la creazione della scultura bronzea realizzata nel 1922 ed inaugurata il 25 settembre 1923. In una foto, che riprende Piazza Cavour da nord-est, al centro di un’aiuola pubblica con piante e fiori si innalza il Monumento ai Caduti: su un’alta base marmorea poggia un soldato morente che, nell’atto di esalare l’ultimo respiro, si accascia aggrappandosi al tricolore ben piantato per terra; si tratta di un’opera straordinaria dell’artista molfettese, soprattutto nella resa plastica del militare colpito a morte che, senza più forze, si stringe a quell’ideale di un’Italia libera per la quale ha dato la sua stessa vita. Alla base della scultura è posta l’iscrizione “1915-1918 Dei suoi figli eroici Terlizzi riconoscente e fiera scolpisce i nomi gloriosi” mentre a lato due lapidi riporta incisi i nomi dei suoi 328 caduti.
La mostra “Una città in posa. Pietro e Fortunato Tempesta fotografi per diletto” sarà visitabile gratuitamente presso la Pinacoteca Michele de Napoli di Terlizzi fino al 22 marzo 2015.