Carissimi fratelli e sorelle,
in concomitanza con la festa di S. Giuseppe, uomo buono, obbediente e laborioso, la Chiesa celebra la festa del lavoro. Gesù infatti, entra nella nostra storia, nascendo da Maria per opera di Dio, ma cresce con la presenza di san Giuseppe. Gesù nasce e vive in una famiglia, nella santa Famiglia, impara da san Giuseppe il mestiere del falegname, nella bottega di Nazareth, condividendo con lui l’impegno, la fatica, la soddisfazione e anche le difficoltà di ogni giorno. Il lavoro fa quindi parte del piano salvifico di Dio, è un elemento fondamentale della dignità della persona poiché, attraverso di esso, realizza se stesso e lo sviluppo della società, nel conseguimento del bene comune.
Abbiamo già sperimentato come l’emergenza per la pandemia da Coronavirus ci stia insegnando che le vicende dell’esistenza possono improvvisamente cambiare i nostri piani e progetti rivelando la nostra realtà più fragile. Ci ha fatto comprendere quanto sia importante la solidarietà, l’interdipendenza e la capacità di fare squadra per essere più forti di fronte a rischi ed avversità. Ma purtroppo, in questo periodo, la paura ed il terrore della perdita del lavoro hanno accresciuto in molti casi una condizione in cui il lavoro è considerato una merce o una cosa, un semplice mezzo per il profitto di pochi, perdendo di vista il suo valore come bene della persona, della famiglia, della società, della democrazia.
Oggi più che mai, si deve comprendere come l’impresa e i dipendenti siano parti essenziali di una comunità di persone in cui l’imprenditore amministra non per il potere, ma a favore dello sviluppo e della costruzione del bene comune.
Purtroppo si vedono già diversi danni importanti, soprattutto per chi, in questi anni, ha investito per creare lavoro e ora si trova in una situazione di indebitamento e di grandi punti interrogativi circa il futuro della sua azienda. Se da un lato la solidarietà dei dipendenti è fondamentale nell’impresa, perché crea la forza necessaria allo sviluppo, dall’altro lato la coscienza imprenditoriale deve essere diretta alla costruzione del bene di tutti e di ciascuno, perché nessuna persona deve essere esclusa dai benefici dei processi di sviluppo, essendo tutti fatti ad immagine e somiglianza di Dio.
Oltre che garantire la ripresa del lavoro attuando le necessarie condizioni di sicurezza, diviene più che mai urgente esercitare la nostra capacità di manifestare la cittadinanza attiva ed il personale impegno in materia di stili di vita e di capacità, premiando con le nostre scelte, prodotti e imprese nazionali, che diano più dignità al lavoro contribuendo alla rinascita del tessuto produttivo anche a livello locale.
Facciamo nostre allora le parole di speranza e di coraggio pronunciate da papa Francesco nell’udienza generale il 1° maggio 2013, primo anno del suo pontificato: “Impegnatevi nel vostro dovere quotidiano, nello studio, nel lavoro, nei rapporti di amicizia, nell’aiuto verso gli altri; il vostro avvenire dipende anche da come sapete vivere questi preziosi anni della vita. Non abbiate paura dell’impegno, del sacrificio e non guardate con paura al futuro; mantenete viva la speranza: c’è sempre una luce all’orizzonte”
La Vergine Maria ci accompagni e ci conduca per mano in questi nostri propositi di santità.
Auguri a tutti i lavoratori e a quanti vanno in cerca di un lavoro più dignitoso per l’uomo.
Molfetta, 1 Maggio 2020
Domenico Cornacchia, vescovo