Omicidio a Ruvo. Solidarietà della comunità diocesana alla famiglia.

Il dolore del Vescovo in visita alla famiglia di Giuseppe Di Terlizzi. I funerali alle 15,30 di mercoledì in Concattedrale, presieduti da Mons. Martella.

L’omicidio di Giuseppe Di Terlizzi, giovane commerciante ruvese, lascia sbigottita tutta la città, che ha perso un onesto ed infaticabile lavoratore, giovane marito e padre di due bambini, per un misero incasso di fine giornata.

Il Vescovo Mons. Luigi Martella e tutta la Comunità diocesana esprimono dolore e sdegno per il verificarsi di simili atti e si stringono alla famiglia di Giuseppe esprimendo solidarietà e invocando dalla Madre celeste ogni conforto spirituale. Quella Madre che Giuseppe venerava, con la sua fede semplice e genuina, e che testimoniava con il suo impegno di organizzatore di pellegrinaggi a diversi santuari, come quello che aveva già programmato a Lourdes.

Fede testimoniata anche dalla sua famiglia che ha già espresso la volontà di non rimandare la Prima Comunione del figlioletto Antonio, il prossimo 13 maggio, semmai caricando questa tappa, singolare e molto attesa nella vita di ogni ragazzo, di significati più intensi e più veri.

I suoi parenti e i molti che lo conoscevano, anche per via del suo esercizio commerciale, descrivono Pino Di Terlizzi come una persona semplice, dedita totalmente alla sua famiglia e al lavoro di salumiere, appreso e praticato da ragazzo, prima come dipendente nei supermercati locali, poi in un’attività tutta sua, faticosamente messa in piedi e alla quale si dedicava senza risparmio.

Pino è ricordato anche per la sua giovialità, per la solarità con cui si relazionava alla clientela. Proprio il desiderio di aggregare le persone intorno a valori positivi alimentava in lui la spinta organizzativa di pellegrinaggi religiosi come di semplici gite turistiche.

La chiesa diocesana è accanto alla famiglia e alla città, alle sue istituzioni e alle associazioni di categoria, colpite da questo dramma che getta un’ombra di ulteriore sconforto in questo tempo di già difficile crisi.

Tali eventi lasciano tutti un po’ disarmati e sconfitti e sollecitano una riflessione comune, perché sotto la cenere di una vita normale, di una comunità cittadina da sempre giudicata tranquilla, evidentemente covano disvalori e si addensano forme di piccole e grandi illegalità che, se ignorate, sfuggono al controllo e sfociano in tragedia. La situazione di crisi economica, poi, di mancanza di lavoro e di prospettive, alimenta il disagio e si fa corresponsabile di gesti estremi di cui purtroppo la cronaca quotidiana ci dà notizia.

Ma proprio in queste situazioni una comunità deve ritrovarsi unita e non contrapposta, stringere legami forti, esercitare atteggiamenti di solidarietà e di inclusione sociale perché nessuno sia lasciato indietro. Perché il sacrificio di Giuseppe, e di ogni altra vittima della criminalità non sia vano, serve attivare un grosso investimento educativo; spetta a ciascuna espressione della società, famiglia, scuola, chiesa, istituzioni, partiti, associazioni, ricercare e costruire autentiche alleanze educative perché alle giovani generazioni siano trasmessi, con la parola e l’esempio concreto degli adulti, valori veri di rispetto della dignità umana e delle regole di convivenza sociale. Valori che non possono più essere dati per scontati.

 

Luigi Sparapano, direttore ufficio comunicazioni sociali