PROGRAMMAZIONE PASTORALE E PLANNING DIOCESANO 2014/2015

Pubblichiamo l’opuscolo della programmazione diocesana elaborata dagli Uffici pastorali.
É disponibile il planning della programmazione diocesana 2014/2015.

 

Si prega di tenerne conto nella programmazione  e di comunicare a don Vito Bufi notizie riguardanti variazioni di calendario oppure nuove attività che durante lanno si deciderà di organizzare.

 

ALLA SCUOLA DEL VANGELO:

 

EDUCARSI PER EDUCARE

 

Terzo anno del Progetto Pastorale Diocesano: 2014 – 2015

 

 

Tra-ducere: educare alla carità. La testimonianza dell’amore

 

 

 

      Il tra-ducere, esprime prima di tutto la gioia di sentirsi collaboratori di Dio nell’amore. Riconoscere l’azione di Dio nella propria vita e nella vita del mondo ci impegna a tradurre nella quotidianità il nostro essere cristiani. Educare alla carità, però, passa inevitabilmente attraverso la capacità di ascolto e si traduce in una rinnovata dinamica di solidarietà.

 

      Per questo bisogna che la vita di fede trovi una traduzione concreta nelle opere secondo il dettato di S. Giacomo nella sua lettera: la fede senza le opere è morta. Si tratta davvero di rideclinare questa parola oggi consumata, abusata e poco compresa. Ma con quali parole? Una è certamente “responsabilità”: responsabilità personale e comunitaria nella logica del “mi sta a cuore”, “mi interessa” . L’altra è “comunità”: è il luogo dei legami forti e della costruzione di un comune destino, dove le fragilità dei singoli sono prese in carico dalla comunità stessa.

 

L’individualismo esasperato e la competizione non aiutano a far crescere la comunità. Responsabilità e comunità fanno la “vera qualità della vita”, perché costruiscono legami, aiutano la vita in tutte le sue fasi e componenti, costruiscono città e Chiesa, in un dialogo tra loro rinnovato di gioia e di speranza.

 

      Dietro la proposta di un servizio gratuito c’è un’idea di uomo e di società e dunque di comportamenti e stili di vita coerenti. La comunità diventa metafora di una vita vissuta bene, di stili e comportamenti fraterni. Il valore della gratuità che la comunità difende non va solo attribuito

 

alla propria attività di volontariato, ma deve diventare testimonianza anche per l’impegno nelle attività non-profit del terzo settore. Ciò che si testimonia nell’attività di volontariato non è altro che il paradigma della vita personale e lo stile con cui vivere le relazioni anche nella professione, nella quotidianità della vita. È necessario che riemerga la funzione pedagogico/educativa del volontariato che dovrebbe essere sottesa a tutte le sue attività. Ripartire dal volontariato significa investire in strutture più flessibili, apparentemente deboli, ma anche nelle relazioni e nell’accoglienza ospitale. Ciò permetterebbe un più stretto legame tra comunità ecclesiale e territorio, dove la chiesa si pone nella città come segno di speranza: perché attenta alla promozione di una civiltà dell’amore che faccia della carità la cifra della cura di Dio per gli uomini e perché è capace di farsi vicina alle concrete sofferenze della gente.

 

      «La carità educa il cuore dei fedeli e svela agli occhi di tutti il volto di una comunità che testimonia la comunione, si apre al servizio, si mette alla scuola dei poveri e degli ultimi, impara a riconoscere la presenza di Dio nell’affamato e nell’assetato, nello straniero e nel carcerato, nell’ammalato e nel bisognoso. La comunità cristiana è pronta ad accogliere e valorizzare ogni persona, anche quelle che vivono in stato di disabilità o svantaggio. Per questo vanno incentivate proposte educative e percorsi di volontariato adeguati all’età e alle condizioni delle persone, mediante l’azione della Caritas e delle altre realtà ecclesiali che operano in questo ambito, anche a fianco dei missionari».

 

Accanto al volontariato va sempre valorizzato e motivato uno stile di vita cristiano coerente col Vangelo, in modo che le relazioni siano vissute con uno stile che è quello di Cristo (Progetto Pastorale 2012-2016, cap. 2, pag. 19-20).

 

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