Ultimo appuntamento nella città di Madrid col Papa, domani infatti (oggi) si va all’aeroporto di Cuatro Vientos per la veglia di sabato e la Messa di domenica, come da ormai tradizionale formula introdotta dal Beato Giovanni Paolo II. Plaza de Cibeles é sempre più gremita, le strade adiacenti strapiene, tanto che siamo ancora una volta costretti a seguire la celebrazione da un maxischermo, intravedendo solamente il palco. Questo però non ci impedisce di ammirare lo splendore e il realismo delle statue spagnole collocate nelle varie stazioni, che insieme all’essenzialità delle meditazioni e alla bellezza dei gruppi che si susseguono nel portare la celebre croce delle GMG rende ancora più suggestivo questo momento!
Appartenere a Dio. A San Lorenzo dell’Escorial erano presenti suore di 294 congregazioni diverse, soprattutto spagnole, fra cui 400 monache di clausura. Prendendo la parola, il Papa ha sottolineato anzitutto che, in un mondo in cui si constata ‘una sorta di eclissi di Dio’, la radicalità della vita religiosa possiede oggi ‘una speciale rilevanza’ che deve essere testimoniata ‘con tutta la forza trasformante nelle vostre vite’. Benedetto XVI si è detto preoccupato per l’attuale contesto culturale: ‘Davanti al relativismo e alla mediocrità, sorge il bisogno di questa radicalità, che testimonia la consacrazione come un appartenere a Dio, sommamente amato’. Il Santo Padre ha parlato quindi della ‘vita contemplativa, che accoglie nei suoi chiostri la Parola di Dio nel silenzio eloquente e ne adora la bellezza nella solitudine da Lui abitata’. ‘La Chiesa ha bisogno della vostra fedeltà giovane, radicata ed edificata in Cristo’. Alle parole del Papa ha risposte suor Belén Gonzalez Herrer, delle Serve di Maria: ‘Sappiamo, Santità, che la croce che Dio ha posto sulle sue spalle è molto pesante. Vogliamo dirle che non la porta da solo, può contare su di noi che, nel silenzio della clausura o nell’attività con cui serviamo la Chiesa, la aiutiamo con la nostra semplicità e povertà e con la forza che riceviamo da Cristo’.
Dove si cerca la verità. L’università non è solo un luogo dove si apprendono ‘tecniche strumentali e anonime’, ‘freddi dati, usati in modo funzionale’; essa ‘è stata ed è tuttora chiamata a essere sempre la casa dove si cerca la verità propria della persona umana’. Joseph Ratzinger, che a sua volta fu professore universitario nella sua Germania, ha osservato: ‘talvolta si ritiene che la missione di un professore universitario sia oggi esclusivamente quella di formare dei professionisti competenti ed efficaci che possano soddisfare la domanda del mercato in ogni momento preciso’. ‘Tuttavia ‘ ha aggiunto ‘, voi che avete vissuto come me l’università, e che la vivete ora come docenti, sentite senza dubbio il desiderio di qualcosa di più elevato che corrisponda a tutte le dimensioni che costituiscono l’uomo. Sappiamo che quando la sola utilità e il pragmatismo immediato si ergono a criterio principale, le perdite possono essere drammatiche’. La gioventù, ha quindi sottolineato con forza Benedetto XVI, è ‘tempo privilegiato per la ricerca e l’incontro con la verità’. ‘Questa alta aspirazione è la più preziosa che potete trasmettere in modo personale e vitale ai vostri studenti’. Alejandro Rodríguez de la Peña, direttore del Colegio Mayor de San Paolo a Madrid, ha a sua volta affermato: ‘Crediamo che l’università sia un ambito di evangelizzazione della gioventù, dove i docenti cattolici possono annunciare il Vangelo ed essere fermento di comunità per vivere in armonia e nell’amore reciproco la fede, unita sempre alla ricerca della verità nel campo del sapere umano’.
Spingersi verso chi è meno favorito. ‘Voi che siete molto sensibili all’idea di condividere la vita con gli altri, non passate oltre davanti alla sofferenza umana, dove Dio vi attende affinché offriate il meglio di voi stessi: la vostra capacità di amare e di compatire’. Al termine della via crucis che ha chiuso la giornata della Gmg, il Papa ha esortato i ragazzi all’apertura e all’attenzione agli altri, specie alle persone in difficoltà. Ad accompagnare i giovani lungo le varie tappe della via crucis, i commenti delle Suore della Croce, che servono i più poveri e bisognosi e che hanno fatto sfilare ‘le diverse forme di sofferenza’, ha detto il Papa, ‘davanti ai nostri occhi’. ‘Auspico ‘ ha aggiunto – che sappiamo accogliere queste lezioni e metterle in pratica. Volgiamo lo sguardo perciò a Cristo, appeso sul ruvido legno, e chiediamogli che ci insegni questa sapienza misteriosa della croce, grazie alla quale l’uomo vive’. ‘La croce ‘ ha poi detto il Santo Padre – non fu l’esito di un insuccesso, bensì il modo di manifestare l’offerta di amore che giunge sino alla donazione più smisurata della propria vita’. ‘La croce nella sua forma e nel suo significato rappresenta questo amore del Padre e di Cristo per gli uomini. In essa riconosciamo l’icona dell’amore supremo, dove impariamo ad amare ciò che Dio ama e come Egli lo fa: questa è la buona novella che ridona la speranza al mondo’.

