Auguri Presidente! Soprattutto auguri Italia! Ma rimane la delusione…

di Luigi Sparapano

L'elezione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, anche davanti agli schermi televisivi, ha suscitato emozione per quel senso di comunità che è nell'animo di ogni italiano. Ancora sono forti i valori di un popolo e il senso di appartenenza. Ancora è viva la speranza che l'Italia possa uscire dalla palude in cui si è cacciata. E non solo in quella economico finanziaria.
Si affollano gli auguri.
“Possa esercitare il suo alto compito specialmente al servizio dell’unità e della concordia del Paese”. È l’augurio che Papa Francesco rivolge a Sergio Mattarella. “Mi è gradito – scrive il Papa – rivolgerle deferenti espressioni augurali per la sua elezione alla suprema magistratura dello Stato italiano e, mentre auspico che ella possa esercitare il suo alto compito specialmente al servizio dell’unità e della concordia del Paese, invoco sulla sua persona la costante assistenza divina per una illuminata azione di promozione del bene comune nel solco degli autentici valori umani e spirituali del popolo italiano. Con questi voti invio a lei e all’intera nazione la benedizione apostolica”.
Anche la presidenza della Cei ha espresso i suoi auguri. “Nel salutare rispettosamente e con viva soddisfazione l’elezione di Sergio Mattarella, nel quale il Parlamento ha riscontrato le necessarie caratteristiche di ‘dignità riconosciuta e operosità provata’, esprimiamo l’augurio che il suo Alto servizio aiuti efficacemente il Paese a ritrovare la via di uno sviluppo integrale, assicurando per questo la preghiera della Chiesa che è in Italia. Possa il nuovo Presidente della Repubblica Italiana sostenere la fiducia e le attese di quanti ogni giorno si impegnano per una società più giusta e più umana”. “Confermiamo – conclude la Cei – la più leale collaborazione per la promozione dell’uomo e per il bene del Paese”.
L’Azione Cattolica Italiana “saluta con gioia e fiducia l’elezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica Italiana”. La nomina “ci è particolarmente cara in virtù della sua lunga militanza in Azione Cattolica, dell’affetto e della gratitudine con cui egli ha sempre guardato all’associazione”. “Nella vita personale – segnata dal martirio del fratello Piersanti per mano della mafia – come nell’impegno politico, Sergio Mattarella ha dimostrato serietà, competenza e integrità morale. La lunga esperienza a servizio delle istituzioni garantisce che egli saprà interpretare con imparzialità e correttezza il ruolo di garante della Costituzione, degli alti valori e del complesso di diritti e doveri che sono fondamenta della nostra comunità nazionale”.
La presidenza di Ac aggiunge: “Siamo certi che Sergio Mattarella, da Presidente di tutti gli italiani, saprà esercitare la necessaria azione di garanzia e di stimolo presso Governo e Parlamento: occorre infatti dare risposte alle vecchie e nuove povertà messe in luce dalla crisi economica, e intraprendere quel rinnovamento morale – tante volte invocato anche dal Presidente uscente, Giorgio Napolitano – che è strada irrinunciabile per risanare il rapporto tra cittadini e istituzioni, e per garantire l’unità, la pace, la vitalità sociale, economica e culturale della nostra Italia”.

Accanto agli auguri non possiamo però nascondere la delusione e la rabbia nei confronti della classe politica.
Questi passaggi storici ci esaltano, ma non cambiano la vita immediata di milioni di cittadini che, traditi e dimenticati nei fatti dalla politica e dallo Stato, continuano a fare i conti con una criticità grave che impedisce una minima sopravvivenza dignitosa. Sono tanti, nelle nostre famiglie e nei nostri quartieri, quelli che non possono pagare le bollette, che non comprano i libri scolastici, che segretamente chiedono aiuto alle Caritas, che non possono sottoporsi a cure essenziali, men che meno che possono offrire ai figli possibilità ulteriori di crescita (palestra, musica, teatro…). Troppi i 30, 40, 50enni, con moglie, figli e casa a carico, che hanno perso il lavoro e hanno bruciato i risparmi. E questo mentre chi governa prosegue indisturbato nei giochi di palazzo, avendo garantito un superstipendio ed una superpensione a vita. Pagata da tutti noi.
Per questo quel centinaio di schede bianche, da ovunque provengano, sono scandalose! Il quarto scrutinio, per quanto risultato strategicamente vincente, è scandoloso (si poteva convergere già prima e sarebbe stato più significativo)!
Da questo punto di vista e pur riconoscendo altri limiti, va dato merito a Matteo Renzi perchè cerca in ogni modo di non trascinare le cose, di non perdersi nei paludamenti di colleghi più anziani che dicono tutto e il contrario di tutto, pur di non rimetterci niente come persone e come partiti. Può essere letto come decisionismo o autonomismo o scarsa democraticità, ma abbiamo visto quali sono i risultati di chi si perde nelle parole, nel dire tutto e il contrario di tutto. Abbiamo visto politici responsabili di gravi errori politici che galleggiano e sopravvivono nelle sedi di partito e nei salotti televisivi pretendono di avere soluzioni chiavi in mano.
Ogni perdita di tempo per fare il tira e molla tra gli equilibri degli schieramenti è scandaloso. Continuare a parlare di riforme, tanto chi governa quanto chi si oppone, e arrestarsi un passo prima per i dolori di pancia a destra e e sinistra, è scandaloso.
Non sono discorsi da bar o da sala da barba. Anzi sì! Perchè lì si coglie la portata delle situazioni e sono quelli i posti che i politici devono frequentare per recuperare il contatto con la gente. Servono gesti forti. Servono scelte personali controcorrente. Papa Francesco insegna.
Al presidente Mattarella chiediamo di essere presidente di tutti, ma a fianco degli ultimi, spronando i primi.
Osiamo chiedere a lui, perchè sia di esempio agli oltre mille parlamentari e a tutti gli altri politici regionali, gesti forti anche sul piano personale, rinunciando a benefici di sorta e accontentandosi di un dignitoso stipendio di pubblico dipendente.
Non sarebbe ridicolo o scandaloso, piuttosto il segno di una politica che deve tornare ad essere servizio.