Consacrati, profezia del Vangelo

Figlie di Maria Ausiliatrice, Ruvo

Il 2 Febbraio celebriamo la XIX Giornata della vita consacrata, che richiama l’importanza, per la vita della Chiesa, di quanti hanno accolto la vocazione a seguire Gesù più da vicino, sulla via della radicalità evangelica. La riflessione che segue ha tratto spunto dal messaggio che il Santo Padre rivolge ai consacrati in questo anno.
«Le persone consacrate sono segno di Dio nei diversi ambienti di vita, sono lievito per la crescita di una società più giusta e fraterna, sono profezia di condivisione con i piccoli e i poveri». E quanto vorremmo che fosse davvero così e che anche la gente, gli altri, percepissero la nostra presenza proprio come il segno più vero che “Dio è buono e misericordioso”. 
Papa Francesco, proprio per sottolineare una presenza spesso trascurata e dimenticata nella vita della Chiesa, quale è quella delle persone consacrate, ha fortemente voluto, non solo una giornata, ma un anno intero dedicato proprio alla vita consacrata.
Il primo obiettivo di questo anno, come scrive nel suo messaggio, è: guardare il passato con gratitudine. 
Suggerisce papa Francesco: «Raccontare la propria storia è indispensabile per tenere viva l’identità, così come per rinsaldare l’unità della famiglia e il senso di appartenenza dei suoi membri».
Il secondo obiettivo: vivere il presente con passione. 
La grata memoria del passato ci spinge, in ascolto attento di ciò che oggi lo Spirito dice alla Chiesa, ad attuare in maniera sempre più profonda gli aspetti costitutivi della nostra vita consacrata.
Vivere il presente con passione significa diventare “esperti di comunione” e il Papa ci indica la via per attuare tutto ciò: «In una società dello scontro, della difficile convivenza tra culture diverse, della sopraffazione sui più deboli, delle disuguaglianze, siamo chiamati ad offrire un modello concreto di comunità che, attraverso il riconoscimento della dignità di ogni persona e della condivisione del dono di cui ognuno è portatore, permetta di vivere rapporti fraterni».
Il terzo obiettivo: abbracciare il futuro con speranza. 
Di fronte alle difficoltà cui va incontro la vita consacrata, la diminuzione delle vocazioni e l’invecchiamento (soprattutto nel mondo occidentale), i problemi economici a seguito della grave crisi finanziaria mondiale, le sfide dell’internazionalità e della globalizzazione, le insidie del relativismo, l’emarginazione e l’irrilevanza sociale… il Signore della storia continua a ripeterci: «Non aver paura … perché io sono con te» (Ger 1,8).
Papa Francesco ci esorta a non cedere «alla tentazione dei numeri e dell’efficienza, meno ancora a quella di confidare nelle proprie forze».
E ci ricorda le parole di Benedetto XVI: «Non unitevi ai profeti di sventura che proclamano la fine o il non senso della vita consacrata nella Chiesa dei nostri giorni; piuttosto rivestitevi di Gesù Cristo e indossate le armi della luce».
E che questo anno ci veda tutti impegnati a rendere vero il sogno di Papa Francesco sulla vita consacrata nella Chiesa:
1. «Dove ci sono i religiosi c’è gioia». Vogliamo mostrare (perché lo viviamo nel quotidiano) che Dio è capace di colmare il nostro cuore e di renderci felici … che l’autentica fraternità vissuta nelle nostre comunità alimenta la nostra gioia … che il servizio quotidiano, ci realizza come persone e dà pienezza alla nostra vita.
2. “Svegliate il mondo!” Vogliamo testimoniare con la nostra esistenza “radicale” che la nota caratteristica della vita consacrata è la profezia. E il profeta, come dice Papa Francesco, “sta abitualmente dalla parte dei poveri e degli indifesi, perché sa che Dio stesso è dalla loro parte”.
3. “Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione”. Vogliamo ravvivare l’esperienza di fraternità nelle nostre comunità, nell’impegno a «far crescere la spiritualità della comunione prima di tutto al proprio interno e poi nella stessa comunità ecclesiale e oltre i suoi confini».
4. “Uscire da se stessi per andare nelle periferie esistenziali”.  L’invito costante del Papa è di porre “gesti concreti di accoglienza dei rifugiati, di vicinanza ai poveri, di creatività nella catechesi, nell’annuncio del Vangelo, nell’iniziazione alla vita di preghiera”. 
Anche noi, con Papa Francesco auspichiamo “lo snellimento delle strutture, il riutilizzo delle grandi case in favore di opere più rispondenti alle attuali esigenze dell’evangelizzazione e della carità, l’adeguamento delle opere ai nuovi bisogni”.