“Servire Domino in laetitia” il motto e lo stemma episcopale

Secondo la tradizione araldica ecclesiastica cattolica, lo stemma di un Vescovo è tradizionalmente composto da:
*uno scudo, che può avere varie forme (sempre riconducibile a fattezze di scudo araldico) e contiene dei simbolismi tratti da idealità personali, o tradizioni familiari, oppure da riferimenti al proprio nome, all’ambiente di vita, o ad altro;
*una croce astile ad un braccio traverso, in oro, posta in palo, ovvero verticalmente dietro lo scudo;
*un cappello prelatizio (galera), con cordoni a dodici fiocchi, pendenti, sei per ciascun lato (ordinati, dall’alto in basso, in 1.2.3.), il tutto di colore verde;
*un cartiglio inferiore recante il motto scritto abitualmente in nero.

Lo stemma di S. Ecc.za Mons. Domenico Cornacchia presenta uno scudo di foggia gotica, classico e frequentemente usato nell’araldica ecclesiastica, e una croce in oro, con quattro piccoli lobi lanceolati all’inserzione dell’asta con il traverso per indicare i raggi e gemmata con cinque pietre rosse a simboleggiare le piaghe di Cristo.

Descrizione araldica (blasonatura) dello scudo del Vescovo Cornacchia
D’oro, calzato ritondato di rosso:
*nel 1° al pellicano con la sua pietà al naturale, sanguinoso di rosso;
*nel 2° alla stella (7) del campo, a destra, e alla fiamma dello stesso, a sinistra.

Interpretazione
Il rosso è il colore dell’amore, della carità e del sangue: un amore così forte da indurre il Padre ad inviare il Figlio, che versa il Suo sangue per l’umanità tutta. Questo concetto viene ripreso dal pellicano, che – in assenza di cibo – nutre i suoi figli con il proprio sangue. Il Pie pelicane, simbolo cristologico usato dagli antichi e spesso richiamato nelle composizioni medievali, è citato da San Tommaso d’Aquino nel celebre inno Adoro Te devote: «Pie Pelicane, Iesu Domine, me immundum munda Tuo sanguine».
L’oro, metallo più nobile, simboleggia la prima virtù, la Fede: infatti, è grazie alla Fede che possiamo comprendere il messaggio d’amore estremo del pellicano, del Cristo.
Inoltre, la scelta degli “smalti” rosso e oro esprime un segno di filiale devozione al santo padre Benedetto XVI: tali smalti, infatti, caratterizzano anche lo stemma del Papa.
La stella, classico simbolo mariano, simboleggia l’Assunta, a cui sono dedicate le Cattedrali di Altamura, Diocesi di origine di Mons. Cornacchia, di Lucera e di Troia. Alla materna protezione di Maria Assunta, il nuovo Vescovo affida il suo ministero.
Lo Spirito Santo, infine, è rappresentato nella forma pentecostale della fiamma.

Il motto: SERVIRE DOMINO IN LAETITIA
Le parole scelte da Mons. Cornacchia per il suo motto episcopale sono tratte dal libro dei salmi (cf. Sal 100,2) ed esprimono la sintesi del programma pastorale su cui si articolerà il suo ministero episcopale: accompagnare quotidianamente il servizio al Signore con il sentimento della letizia e del gaudio, così come proposto da San Bernardo di Chiaravalle ai giovani che abbracciano la vita monastica: «Non onus est, sed honor, servire Domino in laetitia (non è un peso, ma un onore servire il Signore in letizia)» (Epistola CDXII).