Digiuno, elemosina e preghiera

di Mons. Luigi Martella

L’austero rito delle ceneri ci introduce nella Quaresima, tempo emblematico e simbolico, tempo che evoca i quaranta anni di peregrinazione del popolo Ebreo nel deserto e i quaranta giorni di penitenza di Gesù, prima di iniziare la sua attività pubblica. La Chiesa nel corso dei secoli ha sempre dato importanza a questo periodo che precede la Pasqua, invitando i fedeli al digiuno, all’elemosina e alla preghiera. Sono i tre binari che possono condurre ad un effettivo rinnovamento nella vita personale e anche sociale. Il tempo della crisi potrebbe portarci a chiuderci in noi stessi sbarrando le porte alla solidarietà. La fede, invece, ci dice che il poco che si ha si può condividere, e quando si condivide, il poco diventa tanto. Ciò che è stato affidato a noi, in qualche modo, appartiene anche agli altri, soprattutto quando sono nel bisogno. “Chi mi è accanto non è un fardello, ma un fratello”!

Il digiuno riguarda il corpo, certo, ma non si ferma ad esso. Vuole mirare infatti ad alleggerire l’anima, spesso sovraccarica di scorie e veleni altamente tossici, che inquinano i rapporti umani e non fanno vivere la bellezza della fede. Lo scopo del digiuno, perciò, è quello di far provare un po’ di fame di ciò che conta veramente. Conta molto, anzi diventa indispensabile, ritrovare se stessi, rivedere, correggere la nostra tabella di marcia, interrogarci dove portano le nostre scelte, i nostri desideri, i nostri discorsi, le nostre ambizioni. è importante chiedersi: Esiste un nesso di coerenza tra il nostro credo e il nostro agire? Una risposta molto difficile da dare! Sappiamo che la verità spesso fa male, ma non possiamo lasciar cadere nel vuoto l’insistente esortazione alla conversione che proviene dalla Parola di Dio. Come possono lasciarci indifferenti le parole del Salmista che dice: “Oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore”? (Sal 94, 8). E come non prendere sul serio il profeta Gioele che ci sollecita a “ritornare’ con tutto il cuore, al Signore”? Gesù, poi, inizia la sua predicazione proprio con queste parole: “Convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1, 15), parole che risuonano mentre il sacerdote impone le ceneri sul nostro capo. C’è infine l’altra strada che conduce al rinnovamento, la preghiera. Essa ci permette di attivare o intensificare il dialogo con Dio. Ci consente ancora di riprendere la relazione con Colui che ci aiuta a fare il viaggio dentro noi stessi, lì dove possiamo scoprire il fascino del silenzio: senza il silenzio, infatti, la voce di Dio rischia di venire coperta da altre voci e da altre parole fuorvianti. Il Signore metta nel nostro cuore un sincero desiderio di novità!