Il logoro teatrino della politica

di Onofrio Losito

Fino a pochi anni fa era consuetudine con riferimento alla vita politica italiana ascoltare o leggere riferimenti al “teatrino della politica italiana” usati per indicare tutta una serie di atteggiamenti adottati dai politici nostrani per far prevalere gli interessi di un partito, gruppo o corrente politica che in questo modo esprimeva la sua supremazia e visibilità nel mutevole scenario politico italiano. Oggi quest’espressione è caduta nell’oblio non già per il suo anacronismo, ma perché non più capace di esprimere la degenerazione di quello che ancora chiamiamo politica ma che è ben lungi dall’essere l’esercizio più alto di servizio alla civile convivenza della gente.

A caldo, ed è proprio il caso di dirlo visto che agosto è appena alle nostre spalle, non siamo in grado di prevedere la situazione politica italiana dei prossimi mesi. Si ritornerà al lavoro tra pochi giorni senza sapere se il governo ritroverà una maggioranza per continuare, se ne nascerà uno nuovo con diversa maggioranza o se saremo presto richiamati a votare. Si sente parlare di governo tecnico, o istituzionale, o di larga alleanza, senza che sia chiaro il significato di queste assai diverse formule. Naturalmente si ignorano le formazioni politiche, le coalizioni, i candidati, i programmi tra i quali si dovrebbe eventualmente scegliere in caso di nuove elezioni.

É evidente che i nostri politici non sono ancora perfettamente consapevoli che il degrado morale e la degenerazione egoistica che sta emergendo in questi anni nel vivere l’esercizio della politica ormai sempre più distante dalla vita reale e dai bisogni della gente, ha creato un distacco che tende a far crescere considerevolmente coloro che decidono di astenersi da qualsiasi partecipazione alla vita democratica compreso l’esercizio del voto. Sfogliando un qualunque giornale, nelle pagine che un tempo erano dedicate alla politica, ora si parla di interessi privati nell’esercizio di pubbliche funzioni, di legami di politici con mafia e camorra, di affari lucrati sulle disgrazie naturali, di campagne giornalistiche montate per colpire l’avversario del momento, di minacce di sempre nuove rivelazioni e di altro ancora.

Il serio confronto politico che è in atto su questioni della massima importanza ne risulta svilito e opacizzato. Scuola, servizi pubblici, sicurezza dei cittadini, crisi occupazionale, sono questioni affrontate con soluzioni di semplice riduzione dei costi che in taluni casi tentano di scardinare il dignitoso equilibrio del lavoro faticosamente costruito nel tempo, pur di rispettare stringenti leggi di mercato, come evidenziato nelle recenti controversie tra gli operai i sindacati e la dirigenza degli stabilimenti d’auto FIAT.

Ci sono questioni urgenti che devono essere affrontate subito con l’unità sostanziale di intenti necessaria alla loro soluzione. Ed invece c’è il rischio di abbandonare il Paese a se stesso da parte delle istituzioni e della classe politica in uno di quei momenti in cui massimo è il bisogno di guida anche alla luce della delicata situazione economica internazionale. Purtroppo per uscire da tale situazione non bastano tecniche e programmi, ma come da tempo i nostri Vescovi vanno sollecitando è necessaria una nuova classe di politici, di nuovi giovani cattolici dai solidi principi morali ed etici, disposti ad osare coraggio nell’impegnarsi in una rinnovata vita politica italiana a servizio del bene comune.

Ma di quel coraggio attendiamo ancora segni visibili che seguano le ormai numerose analisi sulla crisi del nostro laicato cattolico, magari a partire proprio dalla prossima settimana sociale dei cattolici italiani.