Riprendiamoci i nostri figli!

di Luigi Sparapano

I ripetuti episodi di violenza compiuta da minori, anche nelle nostre città, impongono qualche riflessione che diventi campanello d’allarme per il mondo adulto. I più recenti: a Molfetta un 21enne aggredito da due minorenni che lo hanno picchiato, rapinato e sfregiato con candeggina; a Ruvo si ripetono gli accerchiamenti di minori e anziani per rapirli del cellulare e di eventuali oggetti di valore e denaro posseduti; sul piano regionale e nazionale leggiamo di violenze compiute da minori, anche su adulti, sotto gli occhi di coetanei ‘curiosi’ che si limitano a filmare non per denunciare ma per pubblicare su facebook.

L’elenco potrebbe continuare, come attestato anche dal presidente della Corte di Appello di Bari, Caferra, nella sua recentissima relazione per l’inaugurazione dell’Anno Giudiziario, nella quale evidenzia un andamento  della criminalità minorile nel Distretto che, per quanto globalmente stabile nell’ultimo triennio, resta preoccupante. Prevalgono rapine, lesioni personali volontarie, reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti. Abbiamo ragione di credere che ai poco meno di 900 casi annui registrati in Tribunale si aggiungono molti altri consumati senza denuncia.

Le letture sociopsicologiche e giudiziarie non mancano e non sono difficili da compiere: in gran parte i reati dei minori sono riconducibili alla loro insufficiente capacità di autocontrollo e alla ricerca immediata di soddisfacimento di bisogni. Insomma è per motivi futili che si compiono aggressioni e violenze, senza eccessiva preparazione e predisposizione di mezzi, spinti dall’impulso impellente di procurarsi denaro per acquistare droga o altri oggetti molto desiderati.

Il giudice Caferra è convinto che ‘se si interviene in tempo, si può ottenere, e si ottiene, il recupero di molti minori’. Ma a chi tocca intervenire? A tanti: genitori, docenti, educatori, forze dell’ordine, controllo sociale…

Senza troppi giri di parole credo sia urgente per noi genitori riprenderci i nostri figli. Riappropriarci del gusto di educare e di infondere, con fermezza e motivazione, alcune regole di comportamento di base che non sono più scontate. Il potere-dovere di esercitare la vigilanza sul comportamento dei figli stessi, come, e soprattutto, l’obbligo di svolgere adeguata attività formativa, ‘impartendo ai figli l’educazione al rispetto delle regole della civile coesistenza, nei rapporti con il prossimo e nello svolgimento delle attività extrafamiliari’, prima ancora che essere norme sancite dalla Cassazione, sono esigenze che devono tornare a nascere dal cuore di un padre e di una madre, di adulti chiamati a generare vita, e vita buona, atto molto più complesso e duraturo del procreare. Occorre uno scatto di orgoglio genitoriale per riconquistare e proporre con fermezza e motivazione quei e quei no che valgono. Ovviamente occorre definire quali siano i e i no da proporre e quali i riferimenti imprescindibili per una convivenza che recuperi le basi. ‘Permesso, grazie, scusi…’. erano le tre parole suggerite dal Papa per evocare quelle regole comportamentali di base che valgono in famiglia, come altrove, e che non sono più scontate. Serve riprendersi le deleghe educative sempre più rilasciate in bianco e ricercare alleanze consapevoli, con scuola, parrocchie, associazioni. Scuola, famiglia e parrocchia possono veramente attivare percorsi di confronto tra adulti su questioni educative per suscitare e riprendere quel controllo sociale fatto di responsabilità esercitata in casa e fuori, per strada, nei luoghi pubblici, superando l’indifferenza e il menefreghismo. I nostri figli dovrebbero farci perdere il sonno prima che per attenderli dalle sempre più frequenti nottate fuori casa, per il severo esame di coscienza su cosa trasmettiamo loro. Servono sogni condivisi per preparare utili eredità da consegnare ai figli.