“Job day” Giovani ed imprese insieme per un lavoro dignitoso

Venerdì 11 maggio 2012 - Fabbrica di San Domenico - Molfetta

Possibili percorsi per ripensare il lavoro che c’è e aiutare i giovani ad inventarsi il lavoro che non c’è.Questo è il senso dell’evento promosso dall’ Ufficio diocesano di Pastorale Sociale e del Lavoro, dall’Azione Cattolica diocesana e dalla sezione dell’UCID diocesana il prossimo 11 maggio a Molfetta presso la fabbrica di S. Domenico. Uno scambio di informazioni e di conoscenze con esperti ed aziende del territorio.
 
Ore 16 – 20 Stand delle Imprese
All’interno degli stand sarà possibile fare promozione delle aziende, raccogliere
curriculum e fornire informazioni ai giovani su possibili prospettive lavorative.
Momenti di Confronto
 
I Parte ore 16 – 18
Il terzo settore in Puglia una prospettiva su cui scommettere
Don Nicola Macculi, Direttore Regionale Pastorale Sociale e del Lavoro
Don Lucio Ciardo, Responsabile Regionale Progetto Policoro
Irene Milone, Presidente Consorzio Nuvola, Responsabile Regionale Gesti concreti Progetto Policoro
Pasquale Fiore, Responsabile Provinciale CISL ‐ Bari
Modera: Donato Lacedonia, Responsabile Diocesano Ufficio Socio Politico di AC
 
II Parte ore 18 – 20
Un territorio di ricerca, innovazione e di grandi prospettive
Antonio de Vito, Direttore Generale Puglia Sviluppo
Michele Vinci, Presidente Confindustria Bari ‐ BAT
Leonardo Diaferia, Presidente ITEL Telecomunicazioni srl, Presidente Diocesano UCID
Federico Pirro, Docente di Storia dell’Industria e di Politiche economiche territoriali ‐ Università di Bari
Modera: Onofrio Losito, Direttore Ufficio Diocesano Pastorale Sociale e del Lavoro
 
(da: Luce e Vita n. 19 del 6 maggio 2012)
 
Job day, priorità al lavoro
di Onofrio Losito
 
Continuano a risuonare con tutta la loro forza le parole con cui il card. Bagnasco durante l’apertura dei lavori del Consiglio permanente dei vescovi italiani, dello scorso 26 marzo, è intervenuto sui temi del lavoro e del lavoro per i giovani. ‘Creare lavoro è una priorità assoluta’ ha affermato il il presidente dei Vescovi italiani, cosciente del fatto che è giunto il momento ‘di azionare tutti gli strumenti e investire tutte le risorse per dare agli italiani la possibilità di lavorare’. Certo la situazione economica e sociale è oggi particolarmente delicata e le possibili soluzioni non possono che essere cercate in modo condiviso fra i principali soggetti appartenenti al mondo della politica, dell’economia, dell’impresa, del credito, e della rappresentanza sindacale.
Infatti in un Paese con un tasso di disoccupazione allarmante non si può pensare, che la politica economica possa esser ridotta ad una questione di ‘tenuta dei conti’. In gioco vi è molto di più, vi è il futuro di una generazione che sembra essere stata abbandonata a se stessa, come il drammatico presente dei tantissimi che hanno perso il proprio posto di lavoro che peggio non lo cercano nemmeno più. Eppure è certo che i giovani di oggi nonostante la precarietà che sta segnando la loro esperienza di vita siano in grado di dare una spinta decisiva al cambio di passo del nostro Paese. Ad essi in particolare è doveroso cercare di dare dei suggerimenti indicando possibili percorsi per ripensare il lavoro che c’è e aiutarli ad inventarsi il lavoro che non c’è consapevoli che nel lavoro c’è la ragione della tranquillità delle persone, della progettualità delle famiglie, del futuro degli stessi giovani.
Questo è il senso dell’intero pomeriggio dedicato al lavoro che come Ufficio diocesano di Pastorale Sociale e del Lavoro abbiamo voluto organizzare insieme all’Azione Cattolica diocesana e alla sezione dell’UCID diocesana il prossimo 11 maggio a Molfetta presso la fabbrica di S. Domenico. Uno scambio di informazioni e di conoscenze con esperti ed aziende del territorio con i quali avviare un confronto ed un dibattito costruttivo su alcune possibilità concrete di ‘creazione’ di lavoro non solo nel terzo settore ma cogliendo anche le opportunità che scaturiscono dal settore dell’innovazione e della ricerca. Di certo siamo consapevoli che il meeting non è la soluzione ma è un modo per non far calare l’attenzione sul drammatico problema dell’assenza di lavoro.
Ci piace concludere con le parole pronunciate dal card. Bagnasco il 27 maggio 2011 nella prolusione alla 63^assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana, che meglio di altre sintetizzano ed individuano sentieri futuri da non lasciare inesplorati per ridare al lavoro la legittima e dignitosa collocazione accompagnando i giovani ad essere protagonisti attivi del proprio futuro senza però rinunciare a costruirsi come persone stabili, interiormente solide, capaci di idealità, di coraggio, di generose aperture al futuro e quindi resistenti alle sfide.
‘Vorremmo quindi che niente rimanesse intentato per salvare e recuperare posti di lavoro. Vorremmo che si riabilitasse anche il lavoro manuale, contadino e artigiano. Vorremmo che gli adulti non trasmettessero ai figli atteggiamenti di sufficienza o disistima verso lavori dignitosi e tuttavia negletti o snobbati. Vorremmo che il denaro non fosse l’unica misura per giudicare un posto di lavoro. Vorremmo che i lavoratori non fossero lasciati soli e incerti rispetto ai cambiamenti necessari e alle ristrutturazioni in atto.
Vorremmo che gli imprenditori si sentissero stimati e stimolati a garantire condizioni di sicurezza nell’ambiente di lavoro e a reinvestire nelle imprese i proventi delle loro attività.
Vorremmo che tutti i cittadini sentissero l’onore di contribuire alle necessità dello Stato, e avvertissero come peccato l’evasione fiscale. Vorremmo che il sindacato, libero mentalmente, fosse sempre più concentrato nella difesa sagace e concreta della dignità del lavoro e di chi lo compie, o non riesce ad averne.
Vorremmo che le banche avvertissero come preminente la destinazione sociale della loro impresa e di quelle che ad esse si affidano.
Vorremmo che scattasse da subito tra le diverse categorie un’alleanza esplicita per il lavoro che va non solo salvato, ma anche generato.
Vorremmo che i giovani, in particolare, avvertissero che la comunità pensa a loro e in loro scorge fin d’ora il ponte praticabile per il futuro’. 
 
Onofrio Losito