Come stanno le nostre famiglie?

Luigi Sparapano

Sale il livello di attesa di quanto il Sinodo straordinario per la famiglia potrà elaborare in termini di nuovi orientamenti pastorali. “Sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione” questo il tema della grande assise vaticana cominciata domenica scorsa.

Al di là dei risultati, che ciascuno auspica da prospettive diverse e che i media vogliono circoscrivere ad alcuni temi più dibattuti – quali la comunione ai divorziati rispostati, le convivenze prematrimoniali, le unioni omosessuali, l’accoglienza dei bambini che vivono all’interno di coppie omosessuali… – il Sinodo segna già un primo successo per la sua novità circa la consultazione democratica di tutte le diocesi del mondo fatta all’indomani dell’elezione di Papa Francesco, per raccogliere i temi e le prospettive confluite nell’Istrumentum laboris (a breve daremo conto del contributo inviato dalla nostra diocesi).

Penso che il Sinodo ci riserverà sorprese che andranno ben oltre le questioni accennate, così come avvenuto per il Concilio, se solo i Padri sinodali, sotto la sapiente guida del Papa, sapranno lasciarsi orientare dalla fantasia creativa dello Spirito Santo, più che dalle contrapposizioni paventate tra conservatori e riformatori. Per questo il Papa chiede di pregare, per questo anche nella nostra diocesi abbiamo pregato e pregheremo ancora.

Nella veglia del 4 ottobre scorso, alla Madonna della Pace (foto in copertina), in collegamento televisivo con piazza San Pietro, una nutrita rappresentanza delle famiglie della diocesi, nonostante la pioggia battente, si è unita nella preghiera corale e il Vescovo ha ribadito come «dal Sinodo non ci sia da aspettarsi una modificazione della dottrina circa la sacramentalità del matrimonio, quanto piuttosto l’indicazione di nuovi percorsi pastorali adeguati ai tempi che cambiano e alle situazioni famigliari molto più complesse e diverse che nel passato».

Ma come si presenta la famiglia nella nostra diocesi? Difficile fare una disamina puntuale sul piano statistico e sociologico.

Alcuni dati a disposizione, desunti dalla Curia diocesana, dai servizi demografici dei Comuni e da statistiche disponibili sul web, uniti al comune senso di osservazione, ci danno l’idea di alcune linee di tendenza, che qui offriamo come spunto per il confronto e il dialogo (vedi tabelle allegate).

Ad esempio, un primo elemento di riflessione è la diminuzione progressiva di matrimoni celebrati nelle nostre chiese; certamente i numeri si giustificano con il calo demografico che caratterizza gli ultimi anni, ma non possiamo non pensare a quante coppie scelgono di convivere (dato non rilevabile statisticamente ma osservabile socialmente) per scelta culturale o per necessità, dettata dalle difficoltà economiche e lavorative; o alle coppie che si sposano civilmente (abbiamo il dato medio di 13 all’anno a Giovinazzo e 11 a Ruvo, negli ultimi dieci anni). A questi elementi si accompagna l’incremento di cittadini divorziati, evidente segno di matrimoni, a grande maggioranza celebrati in chiesa, interrotti definitivamente. Per cui nelle nostre città registriamo negli ultimi 6 anni un lento ma crescente numero di persone libere dal vincolo matrimoniale precedente: dallo 0,8 all’1,1% a Molfetta; 0,4-0,4% a Ruvo; 0,6-1,0% a Giovinazzo; 0,4-0,6% a Terlizzi (comuni-italiani.it).

Quando poi passiamo a considerare il numero di coppie che si rivolgono al Tribunale Ecclesiastico Regionale pugliese per le dichiarazioni di nullità, notiamo in tabella che negli ultimi anni il numero medio di cause introdotte da coppie della nostra diocesi è meno di 10, con punte non omogenee anno per anno.

Le ultime relazioni rese disponibili sul sito del TER Puglia, peraltro redatte dall’ex presidente don Luca Murolo, segnalano che il numero delle cause introdotte in regione in questi ultimi anni va diminuendo e si attesta su poco più di 200, sintomo forse di una maggiore consapevolezza di quanti si accostano al sacramento del matrimonio oppure del crescente numero di giovani che non si sposano più in chiesa o preferiscono convivere. «L’atteggiamento delle persone che si rivolgono al Tribunale è di fiducia nella Chiesa per ottenere una parola di pacificazione alla propria coscienza, turbata dal riconoscimento di errori commessi prima del matrimonio». Normalmente dei libelli presentati risulta che oltre la metà delle unioni matrimoniali sono durate tra 7 giorni e 10 anni.

Dalla lettura delle relazioni annuali e dei capi di nullità più frequenti (simulazione totale del consenso, esclusione della indissolubilità, esclusione della fedeltà, esclusione della prole) risulta che i nubendi giungono al matrimonio «non con retta intenzione, e al processetto matrimoniale, fatto poco più di un mese prima della celebrazione del matrimonio, non sono stati sinceri». Da qui l’interrogativo circa la valenza e l’efficacia dei percorsi (o ancora corsi?) di preparazione al matrimonio per i quali si impegnano notevoli energie nelle nostre parrocchie a fronte di un ancora debole coinvolgimento dei fidanzati. Tanto si sta facendo in diocesi per qualificare le coppie  animatrici, tante volte stanche dopo diversi anni di impegno, e gli stessi percorsi con i quali si pretende in una decina di incontri di trasmettere la ricchezza e la responsabilità del dono sacramentale del matrimonio. Percorsi eccessivamente sproporzionati rispetto, per esempio, alla preparazione per il sacramento dell’ordine sacro. Tanto si sta facendo anche per accompagnare le giovani coppie di sposi nei primi anni di matrimonio o le persone già ferite da un amore finito. «Ancora di più bisognerà fare in questa prospettiva», ha riconosciuto il Vescovo don Gino durante la veglia del 4 ottobre.

Sul piano poi dell’apertura alla vita nel 2012 le famiglie delle nostre città risultavano composte mediamente da 2,48 componenti a Molfetta, 2,63 a Ruvo, 2,54 a Giovinazzo e 2,77 a Terlizzi, mentre solo nel 2007 risultavano 2,55 a Molfetta, 2,75 a Ruvo, 2,71 a Giovinazzo e 2,86 a Terlizzi; leggera flessione nella già ristretta famiglia nucleare. Lo dimostra anche la richiesta di sacramenti (vedi tabella nel file allegato ) progressivamente diminuiti negli anni.

Solo qualche considerazione parziale sul piano quantitativo, aperta al dibattito tra i lettori, cui ne seguiranno altre su quello qualitativo, sociale e ancora religioso, perché la famiglia non può non stare al centro dei nostri interessi.