(da Assisi) “I dati sensibili sono protetti per garantire non già la loro segretezza, ma la massima esplicazione in pubblico, senza per ciò esporre l’interessato alla discriminazione”. Lo ha precisato il presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, intervenuto alla seconda giornata del Convegno Cei #ComunitàConvergenti, svolto ad Assisi dal 9 all’11 maggio 2019. “Privacy e protezione dei dati personali sono due nomi diversi per tutelare la dignità della persona, e devono inscriversi negli algoritmi per guidarne l’intelligenza”, la tesi del relatore, secondo il quale oggi occorre “coniugare etica e tecnologia, libertà e intelligenza artificiale, all’interno della nuova geografia dei poteri disegnata dall’economia digitale, in modo da arginare lo strapotere dei giganti”. Di qui la necessità di “tutelare i profili, che sono il risultato di più dati: ciò che conta nell’economia digitale è la possibilità di ricondurre un dato non tanto e non solo a una specifica identità, quanto piuttosto ad un profilo, determinando effetti significativi e, spesso, anche potenzialmente discriminatori, in capo agli interessati”. “La tecnologia deve poter servire, non governare; integrare, senza sostituire, l’intelligenza umana”, il monito dell’esperto, secondo il quale la disciplina di protezione dati, oggetto del Regolamento europeo per la protezione dei dati personali “è una delle risorse più preziose che abbiamo.
Non soltanto perché i dati personali sono il ‘motore’ dell’intelligenza artificiale, ma anche e soprattutto perché la disciplina di protezione dati, pure tecnologicamente neutrale, è il settore normativo più avanzato e maggiormente capace di riportare l’uomo al centro di un mutamento – non solo tecnologico, ma anche sociale, etico, culturale, persino simbolico – che rischia altrimenti di sfuggirgli”. Di qui la necessità, ad esempio, di “valorizzare, anche in sede di progettazione algoritmica la privacy by design quale punto di convergenza tra approccio giuridico-regolatorio ed etico-comportamentale, incorporando nei sistemi misure di tutela della privacy, ma anche della dignità”. Attualmente, ha ricordato Soro, sono 120 i Paesi che hanno adottato il Regolamento europeo per la protezione dei dati personali, e sono 500 milioni i consumatori del nostro continente che possono usufruire di tale tutela. “È necessario che anche le piattaforme digitali rispettino tali norme”, l’auspicio di Soro: “la forza del diritto che ci viene dalla nostra cultura giuridica è l’unica forza che ha l’Europa. Con la Cina potremo competere se gli chiediamo di rispettare le nostre regole”.