Con la Messa di domenica 3 ottobre don Vito Bufi ha salutato la sua parrocchia Cattedrale – S. Maria Assunta di Molfetta, di cui è stato parroco per 18 anni, destinato alla parrocchia S. Achille.
Abbiamo ricevuto il saluto che gli ha rivolto la Comunità.
“C’è nell’aria uno strano senso di fine…”, quando abbiamo pensato a come salutarti don Vito, la mente e il cuore sono corsi subito al modo con cui concludiamo di solito le nostre giornate ai campi-scuola, cioè al canto “Un saluto speciale” che è diventato un po’ il nostro inno. È un canto, una preghiera di fine giornata, e noi qui oggi, siamo alla fine di un cammino, un cammino lungo diciotto anni e quindi è da qui che vogliamo cominciare questo saluto.
Sì 18 anni sono tanti, ma non sono solo i tanti anni che ci legano a te, ma sono soprattutto i legami, le relazioni che hai saputo tessere e che ci hanno fatto sentire “amici”. “Non vi ho chiamati servi ma amici”, così dice il Signore, spiegando: “vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi.”
L’amicizia con te ma soprattutto l’averci fatto scoprire sempre più un Signore “amico” è una delle lezioni più belle che ci portiamo nel cuore, tirando un po’ le somme di questi anni. E questa scoperta di un Gesù amico nasce, pensandoci bene oggi, proprio dal fatto che ci hai fatto conoscere, caro don Vito, quello tu hai udito dal Padre, nel tuo cammino sacerdotale.
Nel Salmo 127 a proposito dell’amicizia del Signore, c’è scritto:
Invano vi alzate di buon mattino,
tardi andate a riposare
e mangiate pane di sudore:
il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno.
Don Tonino, a cui tu sei molto legato e che, come tu stesso hai avuto modo di scrivere nel libro Cieli Nuovi promosso dall’AC diocesana qualche anno fa, ti è stato accanto come vescovo e come maestro di vita cristiana e sacerdotale sin dall’inizio del tuo cammino vocazionale e, come scrivi sempre in quella raccolta, ti permetteva di stargli accanto ogni volta che decideva di andare a cercare le persone che si radunavano in un angolo preciso della navata del mondo, commentando questo salmo, ci ricorda che “il Salmo 127, avvertendoci che, il pane, tu ai tuoi amici lo dai nel sonno, ci rivela la più incredibile legge economica, che lega il minimo sforzo al massimo rendimento. Ma bisogna esserti amici. Bisogna godere della tua comunione. Bisogna vivere una vita interiore profonda. Se no, il nostro è solo un tragico sussulto di smanie operative, forse anche intelligenti, ma assolutamente sterili sul piano spirituale”
Ecco delineate lì, le coordinate del tuo servizio tra noi:
- Bisogna essere amici del Signore
- Bisogna godere della Sua comunione
- Bisogna vivere una vita interiore profonda
Hai sempre messo al centro del tuo servizio sacerdotale tra noi la comunità, il vivere al meglio le relazioni ad immagine delle relazioni che dovremmo vivere con il Signore.
Papa Francesco in un discorso ai i parroci della diocesi di Roma, ha usato una similitudine sportiva, tanto bella quanto inusuale (ma lui ci ha abituato ad essere un po’ fuori dalla righe) per spiegare i punti fermi che dobbiamo avere nella nostra vita, il punto fermo. “Quando parlo di punti fermi o di “fare perno”,- dice il Pontefice- l’immagine che ho presente è quella del giocatore di basket o pallacanestro, che inchioda il piede come “perno” a terra e compie movimenti per proteggere la palla, o per trovare uno spazio per passarla, o per prendere la rincorsa e andare a canestro. Per noi quel piede inchiodato al suolo, intorno al quale facciamo perno, è la croce di Cristo. Una frase scritta sul muro della cappella della Casa di Esercizi di San Miguel (Buenos Aires) –ricorda il Papa- diceva: Stat crux dum volvitur orbis” [“Fissa sta la Croce, mentre il mondo gira”, motto di san Bruno e dei Certosini]. Poi uno si muove, proteggendo la palla, con la speranza di fare canestro e cercando di capire a chi passarla.”… ma sempre con il “piede-perno” fermo.
Don Vito ti auguriamo di continuare a tenere sempre fermo il tuo piede sulla croce, non cadere alla tentazione di, per rimanere nel gergo cestistico, fare “passi”, cioè di spostarti da essa. Resta con gli occhi fissi su lui, così come ci invita a fare la tua amata Azione Cattolica con il tema di questo anno associativo, “Fissi su lui”, appunto prendendo spunto dall’icona biblica raccontata nel vangelo di Luca (Capitolo 4, versetti 14-21) quando Gesù prende la parola nella Sinagoga e dopo aver letto dal rotolo della legge, mentre gli occhi di tutti erano fissi su di lui, dice “Oggi, si realizza tutto questo”.
Quegli occhi fissi su di Lui, esprimono la consapevolezza che qualcosa di diverso deve finalmente succedere tra noi, affinché quel rotolo letto da Gesù e realizzato nella sua carne, diventi testo vivo in noi: vicinanza che genera fraternità, affinché nessuno sia escluso. Su questo c’è tanto ancora da camminare anche per le nostre comunità.
Concludiamo con la stessa citazione con cui è iniziato. “Un saluto speciale”, nel ritornello dice:
Per ogni istante che mi hai dato:
io ti ringrazio!
Per ogni volto che ho incontrato:
io ti ringrazio!
E per i sogni che con me hai voluto costruire,
perché hai scelto me:
ti ringrazio
Noi allora, vogliamo ringraziarti per ogni istante che ci hai dato, per ogni volto che hai incontrato e per il sogno di comunità che insieme abbiamo cercato di realizzare, consapevoli che, se anche non tutto quello che abbiamo sognato si è realizzato, abbiamo fatto la volontà comunque del Signore, cercando di tenere lo sguardo fisso su di Lui.
Buon cammino don Vito, che Maria possa sempre tenerti per mano nel cammino della tua vita.
La tua comunità della Cattedrale