Noi siamo l’Italia

di Nicola Salvagnin

Era luglio, solo pochi mesi fa eppure sembra un tempo così lontano. Si discuteva di dove andare in vacanza, magari in una Grecia attraente e conveniente, ma investita da una tempesta finanziaria che – leggevamo – la stava mettendo in ginocchio. E se poi il traghetto ci lasciava a piedi lì? Qualcuno faceva la cassandra: attenti, dopo tocca a noi. Figuriamoci. E quando le nuvole nere hanno lasciato la costa greca per attraversare lo Ionio, ci siamo un po’ stupiti: ma noi non siamo la Grecia!

No, siamo l’Italia, l’anello debole più grosso della catena dell’euro, una moneta – abbiamo scoperto poi – senza un vero padrone che le dica cosa fare. Da lì, una manovra sull’altra, una botta sull’altra, un governo che se ne va e un altro che arriva e dice: siamo sull’orlo del burrone. Tant’è che a guidarci ora sono dei ‘tecnici’, perché abbiamo come l’impressione che alle troppe parole della politica nostrana serva sostituire la competenza di chi possa tirarci fuori dai marosi. In questo mondo ormai fatto di numeri e quantità, ci stanno dicendo che è la peggiore crisi di sempre, che il Pil ha la polmonite, che la flessione è proprio recessione. A settembre sembrava che lo Stato italiano dovesse pagare un po’ di più i propri debitori; a dicembre ci hanno dipinti come l’Argentina di dieci anni fa, come l’Italia dell’aprile 1945.

No, no e no. La situazione è grave, come può essere grave la situazione di un Paese tra i più ricchi del mondo che, dopo aver fatto troppi debiti e poco lavoro, ora debba tirare un po’ la cinghia. Un tenore di vita più consono ai soldi che ha, piuttosto che ai soldi che s’è fatto prestare.

Ma non siamo stati devastati da una guerra mondiale; non ci sono stati tsunami né rovinosi terremoti né epidemie. È un momento difficile, ma nulla è compromesso, il nostro destino è ancora nelle nostre mani.

È proprio questo il punto: dobbiamo ricostruire la fiducia, la speranza. Perché se uno non vede futuro, non avrà futuro. Se i tecnici che ci guidano ci daranno regole e incentivi per lavorare meglio, per lavorare di più, ci rimboccheremo le maniche e lo faremo come lo abbiamo sempre fatto nella nostra storia. Saremo più attenti nelle nostre spese e sarà tutta salute, perché il terzo telefonino a testa avrebbe la stessa utilità del vapore acqueo.