Il punto. Sull’Amoris laetitia sette manipolazioni contro il Papa

Luciano Moia; su Avvenire di lunedì 25 settembre 2017

Sette considerazioni per accusare il Papa di eresia. Sette considerazioni desunte da Amoris laetitia per affermare che su matrimonio, vita morale, recezione dei sacramenti, Francesco ha rivisto la dottrina allontanandosi dalla tradizione e dal magistero. Peccato che le sette presunte «posizioni eretiche» non rappresentino in alcun modo quello che il Papa ha scritto nell’Esortazione postsinodale anche se nel documento vengono poste tra virgolette.

 

Vorrebbero sembrare citazioni ma non sono tali. Si tratta anzi una zoppicante sintesi normativa che rappresenta l’esatto opposto di cioè che Francesco – e con lui due Sinodi mondiali d

ei vescovi – dice esplicitamente di voler evitare, cioè l’elenco dei permessi e dei divieti. Il testo diffuso l’altra notte è insomma una sorta di esplicitazione legalistica delle considerazioni pastorali espresse in Amoris laetitia. I 62 firmatari della cosiddetta “Correzione filiale in ragione della propagazione di eresie” (questo il titolo del documento) partono da una premessa che ignora la realtà, pretendono di rovesciare la prospettiva scelta da un percorso sinodale che ha coinvolto tutta la Chiesa e, soprattutto, attribuiscono al Papa ciò che non ha mai detto in quei termini.

Il documento, diffuso nella notte tra sabato e domenica in contemporanea negli Stati Uniti e in Europa, è stato pubblicato in Italia da alcuni siti tradizionalisti che da mesi, prendendo spunto proprio da Amoris laetitia, attaccano il pontificato di Francesco.

La Segreteria per la comunicazione della Santa Sede ha respinto le accuse di aver bloccato l’accesso alla pagina web da cui si aderisce all’iniziativa. I testi si possono leggere, ma su alcuni computer della sala stampa, «come in quelli di ogni azienda», ha spiegato il portavoce vaticano Greg Burke, vi sono filtri che scattano automaticamente per diversi contenuti online, denominati parked domains. Per questo motivo quando si prova a firmare la petizione su alcuni – peraltro non tutti – i computer della sala stampa deviano, per il sito in questione come per numerosi altri siti, ad un dominio su cui si legge: «L’accesso alla pagina web che si sta cercando di visitare è stato bloccato in base alle politiche di sicurezza». Scritta che ha indotto qualcuno a ritenere che non fosse possibile firmare il documento. «Chiaramente non è così», ha tagliato corto Burke.

Tra i 62 firmatari del documento figurano tra gli altri il banchiere Ettore Gotti Tedeschi, il superiore generale dei lefebvriani Bernard Fellay, il professor Antonio Livi e altri esperti meno noti. Secondo quanto si legge nel lungo e confuso testo, il Papa avrebbe “dato scandalo alla Chiesa in materia di fede e di morale, mediante la pubblicazione di Amoris laetitiae mediante altri atti” con i quali avrebbe incoraggiato una lettura eretica dell’Esortazione postsinodale.

Del tutto ignorato il fatto che Amoris laetitia accoglie all’87% le due Relatio Synodi 2014-2015 e che quindi ciò che il testo propone non è frutto di un’invenzione del Papa, ma di un percorso sinodale che ha coinvolto oltre trecento vescovi, cardinali e teologi. Ma non solo: i temi affrontati nel lungo dibattito sinodale sono emersi da due consultazioni mondiali. E in questo ambito le diocesi dei cinque continenti hanno avuto la possibilità di esprimere pareri, attese, speranze.

Se i 62 firmatari del documento e chi, alle loro spalle, ha orchestrato questa discutibile manovra, avessero avuto la possibilità di leggere le migliaia e migliaia di risposte arrivate dalla Segreteria del Sinodo, si renderebbero finalmente conto che il sentire diffuso del popolo di Dio – e di quella parte, soprattutto, che si premura di rispondere a un questionario ecclesiale – è ben lontano da certe rigidità dottrinali e chiede alla Chiesa uno sguardo rinnovato di accoglienza, di comprensione e di tenerezza. Proprio il processo che il lungo cammino sinodale 2014-2015 ha cercato di mettere in atto. E che ora la straordinaria accoglienza del documento in ogni parte del mondo dimostra senza tema di smentita.

Invece cosa vanno ad inventarsi i 62 firmatari delle accuse di “eresia”, che appaiono piuttosto una palese manipolazione contro Francesco?Compongono un testo in cui, oltre alle sette accuse – frutto come detto di una loro libera interpretazione – infilano una serie di passaggi di Amoris laetitia che servirebbero a “propagare le posizioni eretiche” e poi un’infinità di altre citazioni del magistero recente e passato, del Vangelo per concludere con il Modernismo e Lutero. Perché anche su questi due punti Francesco avrebbe deviato.

Ma da dove nasce un testo che mostra una radicale incapacità di staccarsi da una visione di Chiesa tutta norme e giudizi? Come è possibile che esistano teologi cattolici o comunque studiosi incapaci di comprendere che “la misericordia è la pienezza della giustizia e la manifestazione più luminosa della verità di Dio”? (Al, 311).

Monsignor Giuseppe Lorizio, docente di teologia fondamentale all’Università Lateranense, membro del Comitato nazionale per gli studi superiori di Teologia e di Scienze Religiose della Cei, non usa mezzi termini: “C’è un problema di onestà intellettuale e di incompetenza teologica. L’onestà intellettuale vorrebbe che non si mettessero tra virgolette, usandole come proposizioni d’accusa, frasi che il Papa non ha mai né detto né scritto. E, non avendole mai né dette né scritte, nel documento non compare evidentemente alcuna citazione a proposito di queste “accuse”. Si tratta quindi di considerazioni tratte da una libera e discutibile interpretazione del messaggio del Papa e di Amoris laetitia”.

 

Insomma, un problema metodologico che rende poco credibile tutto il resto. Ma sui contenuti?

Tante perplessità. Già sulla prima delle loro affermazioni ci sarebbe tanto da dire. A proposito della giustificazione si mostra una visione automatica e statica della Grazia, che invece è un fatto dinamico, che dobbiamo sempre invocare e che comunque non proviene dal nostro merito ma dal dono di Dio. In questo senso questa dinamica della grazia comporta che anche la persona che si è confessata, riceva il perdono e quindi è in stato di grazia non è perfetta. E se non è perfetta, ha bisogno di conversione. Questo è il percorso in cui i sacramenti ci aiutano e ci sostengono.

Come valutare l’osservazione a proposito dell’Eucarestia per i divorziati risposati?

L’Eucarestia non può essere concepita come il Pane di coloro che già sono perfetti. Ma è il panis viatorum, di coloro cioè che sono in cammino. Se dovessimo tutti attendere la pienezza dell’unione con Dio per accedere all’Eucarestia, nessuno vi potrebbe accedere. Tanto che pochi istanti prima di riceverla tutti, dal celebrante all’ultimo dei fedeli, dicono “Signore non sono degno di partecipare alla tua mensa”. Questo non essere degni, vuol dire che l’Eucarestia è data anche alla nostra fragilità. Del resto se la grazia è l’amicizia con Dio, Dio ci offre la sua amicizia attraverso i sacramenti. Ma non dimentichiamo che le reliquie del peccato restano anche nella persona che ha celebrato il sacramento della riconciliazione.

Ciò che nel documento si afferma a proposito della riconciliazione sembra frutto di una visione preconciliare…

Ma ancora peggio, in un punto significativo dal capitolo 12 del Decreto sulla riconciliazione del concilio di Trento – e quindi siamo in piena tradizione – si dice che nessuno può avere la certezza assoluta di essere graziato o predestinato, il che significa che nessuno può ritenersi in una situazione di “certezza” per quanto riguarda la grazia. Il Papa, con Amoris laestitia, si innesta in questa tradizione. Chi dice il contrario, come traspare dal documento, evidenzia un problema di imperizia teologica.

E la parte finale sul Modernismo e su Lutero?

Non si possono liquidare in modo così banale questioni storiche enormi. Oggi le ricerche ci hanno offerto una comprensione più profonda della teologia di Lutero e abbiamo molti documenti in più per inquadrare la questione del Modernismo, per cui agitare questi fantasmi in questo momento vuol dire essere fuori dalla storia e ignorare il frutto delle ricerche più recenti.

Eppure sulla base di queste traballanti conoscenze, si attribuiscono al Papa posizione eretiche.

Siamo al paradosso. La patente di eresia non la danno i teologi e gli studiosi. Eventualmente la dà il magistero. Qui siamo a un confronto improbabile, Il “magistero” di questi presunti dottori si sovrappone al magistero ecclesiale. Un teologo o un gruppo di teologi può esprimere un parere, non accusare di eresia. L’Esortazione postsinodale ha una qualifica di magistero ordinario e quindi va accolta come tale, non è la posizione di una scuola teologica. È l’espressione di un percorso di Chiesa. Come si fa ad ignorarlo? E come si fa ad ignorare che l’intento dell’Esortazione è preminentemente pastorale. Offre una visione dell’amore come fondamento del matrimonio che va al di là di una scansione normativa. E dicendo che è pastorale non diciamo che si tratta di un livello inferiore rispetto alla teologia. Diciamo proprio il contrario, perché la pastorale comprende e include la teologia. E non il contrario. Altrimenti il cristianesimo sarebbe una sorta di intellettualismo, proprio ciò che il Papa dice di voler evitare.