Luce e Vita - Attualità

Scienza e cura nella vita di una donna

11 febbraio e 8 marzo per parlare di donne

donna scienza
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Dott.ssa Marianna Ambrico, CNR

Il giorno 11 Febbraio da sette anni si celebra la giornata mondiale delle donne nella scienza voluta fortemente dall’Assemblea generale dell’ONU in considerazione della loro ancora scarsa presenza. Nel mondo le donne ricercatrici sono il 33% e solo il 12% è presente nelle Accademie Scientifiche. In Italia solo il 22% delle ragazze sceglie corsi scientifici e ci sono ancora alcuni settori con scarsa presenza della componente femminile. E l’8 marzo ricorre la festa della donna.

Abbiamo pensato di intervistare per queste occasioni la Dr.ssa Marianna Ambrico, per conoscere dall’interno la vita e le problematiche di una donna che ha deciso di dedicare alla ricerca scientifica la sua vita lavorativa.

Che lavoro svolgi?

Sono un fisico, ricercatrice di un Istituto del C.N.R. (Consiglio Nazionale delle Ricerche n.d.r.).

Cosa ti ha portato a scegliere il tuo lavoro?

Prima di tutto la passione per lo studio delle materie scientifiche che è iniziata a partire dalla scuola media, grazie al mio professore di matematica e scienze; è stato proprio lui a farmi amare la matematica e ad introdurmi per la prima volta alla struttura della materia, dagli atomi ai quark.

C’è qualche personaggio in particolare che ti ha portato a scegliere questo lavoro?

Sono stata sempre appassionata di film di fantascienza e non ho perso una sola puntata delle varie serie U.F.O. e Spazio 1999. Guardavo i programmi di Piero Angela ed ero soprattutto interessata al Prof. Zichichi, allora divulgatore dei fenomeni della Fisica. Ascoltavo incantata le sue spiegazioni sulle teorie della fisica, dalle particelle elementari, ai buchi neri, alla relatività.

I tuoi genitori ti hanno supportato nella tua scelta?

In questo devo dire che per mia madre e mio padre era importante prima di tutto che, anche se donna, avessi un lavoro che mi rendesse indipendente in tutto il corso della mia vita. Per la scelta, mio padre probabilmente si sarà sentito un po ‘tradito’ perché da lui, filosofo, grande conoscitore di latino e greco, con una fede incrollabile, non è stato forse facile trovarsi una figlia che amava una scienza sperimentale, la quale avrebbe potuto portare a sollevare problemi anche con il concetto di Dio. Ma vedendo la mia sicurezza e il mio tener duro nel corso degli anni di studio, hanno capito che questa fosse la mia strada e vocazione.

Credi ci siano pregiudizi verso le donne che vogliono affermarsi nella scienza?

Se questo può rientrare tra i pregiudizi, i miei genitori (ormai parlo di trent’anni fa) pensavano che insegnare era una attività più idonea per una donna perché si sarebbe conciliata meglio con i principi della mia famiglia.

In effetti, fino ad un passato recente ci sono state generazioni di studentesse che probabilmente, pur dotate, non hanno scelto un corso STEM (SCIENZE TECNOLOGIE INGEGNERIA E MATEMATICHE) perché era ancora forte il paradigma che il mondo scientifico fosse degli uomini e questo forse ha fatto perdere dei talenti scientifico/matematici femminili per strada.

Attualmente credo che questo pregiudizio stia scomparendo; anzi, sono felice di vedere nel Dipartimento di Fisica tante giovani ragazze alle prese con strumenti del mestiere. Spero soprattutto che i ragazzi delle nuove generazioni non considerino più strana la visione di una ragazza scienziata.

Essendo donna, hai mai avuto difficoltà a farti valere come fisico?

Difficoltà legate al fatto di essere donna nell’ambito strettamente lavorativo quasi mai; con i colleghi uomini ho sempre impostato un rapporto paritario. Il nostro lavoro è un esame continuo dei nostri esperimenti, analisi dei dati, lavori che devono essere valutati da persone estranee ed esperte; quindi l’esame avviene costantemente indipendentemente dal sesso.

Più che altro, quando nella vita di una donna lavoratrice nel mio mondo, si innescano altre priorità come i figli, allora si crea il problema del tempo da dedicare ad entrambi. Molte donne della mia generazione hanno preferito non sposarsi, o non avere figli, per dedicarsi alla carriera, cosa che io trovo innaturale. Si dice che non è importante la quantità ma la qualità del tempo dedicato ai figli. Ci sono fasi e momenti della vita dei figli che richiedono il “giusto tempo” e qualche rinuncia nella vita lavorativa, in base alle priorità di ciascuno. Tuttavia ricordate che noi donne, proprio per l’innata capacità di essere “multitasking”, abbiamo una marcia in più del sesso maschile; e conosciamo l’arte della cura, sia delle persone che amiamo che delle cose che facciamo, lavoro incluso, e questo ci aiuta a trovare le risorse per recuperare il tempo e ad avere risultati migliori.

Quali sono, secondo te, le principali azioni da mettere in campo per il raggiungimento della parità di genere?

Considerando il numero di donne che occupano posizioni di rilievo all’estero, il problema in Italia esiste ancora, anche se in vari campi ci sono state donne che si sono affermate. Tuttavia, abbiamo visto come anche a causa del COVID le donne hanno pagato le conseguenze maggiormente, anche perdendo il posto di lavoro perché su di loro si è purtroppo caricato il peso della famiglia.

Tra le azioni da compiere, ci vorrebbe un aiuto economico alle mamme soprattutto nei primi anni di vita dei bambini così da consentire alle donne di seguire i propri figli nel corso della giornata. Interessante sarebbe la creazione di asili nido vicino sedi lavorative. Non tutti hanno infatti a disposizione i nonni vicini o abbastanza giovani che se ne possano occupare, soprattutto se il lavoro impegna tutta la giornata.

Nella mia realtà (Ruvo di Puglia n.d.r), ho riscontrato difficoltà nel gestire il periodo della scuola elementare poiché non erano presenti infrastrutture dove accogliere i bambini anche nelle ore pomeridiane.

Cosa vorresti trasmettere a tutte quelle ragazze di oggi e alle scienziate di domani?

Non abbiate paura di avventurarvi o di considerarlo un lavoro non adatto a voi. Se avete una passione che sia per la fisica, la chimica e la biologia studiate con tutto il vostro entusiasmo.

Sappiate che è un percorso che si costruisce nel tempo e quindi richiede anche una preparazione generale, spirito di sacrificio e soprattutto tanta umiltà. Questo è un lavoro che non è legato solo ad un laboratorio; vi permette di viaggiare, di conoscere nuove culture e di aprire gli orizzonti della vostra mente. Non c’è niente di più bello che scoprire i segreti della natura e dei suoi fenomeni e, come nel caso dei fisici, di rappresentarli con l’armonia dei simboli matematici.

Intervista a cura di Eufemia Daraio, Luce e Vita ragazzi