Luce e Vita - Scuola

571 firme, sit-in a Roma e lettera ai giornali per dire no alle discriminazioni contro i docenti di religione. Petizione al Ministro Bianchi

Iniziativa di sensibilizzazione

Con una raccolta spontanea di firme, tramite piattaforma Change, sono state raccolte 571 firme (al momento in cui scriviamo) da persone di tutta Italia, raccolte per dire basta alle discriminazioni e mortificazioni della professionalità dei docenti di religione.

La petizione, con il file delle firme, è stato inviato a tutti gli indirizzi mail del Ministero dell’Istruzione.

Giovedì 24 giugno 2021, il sindacato SNADIR promuove una manifestazione a Roma – dalle ore 9.30 alle ore 10.30 e successivamente al Teatro Quirino dalle ore 11.30 alle ore 14.30 – a sostegno dei diritti degli insegnanti di religione precari che, pur con oltre 20 anni di servizio, si ritrovano con un contratto a tempo determinato e, forse, con un unico concorso ordinario, a differenza di tutte le altre classi di concorso per le quali la legge ha previsto due canali differenti per precari con oltre 36 mesi di servizio e nuovi docenti.

Firme petizione
Comunicato stampa Sit-in degli insegnanti di religione – Roma 24 giugno 2021

A queste iniziative si aggiunge una lettera aperta ai direttori di alcune testate con cui si rappresenta questo disagio:

Caro Direttore,

ci sono mille problemi e mille situazioni che catalizzano l’attenzione dell’opinione pubblica in questi giorni. Ma mi permetta di sottoporne un’altra per cui giovedì 24 giugno, a Roma, dinanzi al Ministero dell’Istruzione, ci sarà una manifestazione. Se le sintetizzo la mia situazione è solo perché è emblematica di tante altre.
Sono un docente di religione cattolica, con titolo teologico e laurea statale, in servizio da 21 anni con cattedra piena. Insegno in una scuola secondaria di primo grado. In questi anni ho ricoperto e ricopro ruoli di collaborazione con i Dirigenti e di funzione strumentale al PTOF con azioni di sostegno a colleghe/i e alunni. Attualmente mi occupo della comunicazione nella scuola e della gestione del sito scolastico e del giornale. Seguo ogni anno circa 400 studenti, con attività didattiche, osservazioni sistematiche, attività di valutazione e interazione con le famiglie, con un impegno notevolmente maggiore (almeno quantitativamente) rispetto a colleghe e colleghi di altre discipline. Faccio parte di 18 consigli di classe e partecipo agli scrutini di tutti gli alunni. In questi giorni, siedo da giorni e giorni per gli esami di “terza media” accompagnando i ragazzi in questo momento forte della loro vita. Durante il tempo della DAD mi son fatto carico di supportare colleghi e famiglie per accedere alla piattaforma didattica e continuamente raggiunto per risolvere problemi di connessione.
C’è però un dettaglio di non poco conto. Non sono di ruolo perché non ho partecipato al primo e unico concorso indetto nel 2003, non avendo ancora i requisiti richiesti all’epoca. Quindi vivo la mia professione con una discriminazione ingiusta che mi porta ogni anno a sperare di lavorare (il calo demografico sta contraendo il numero delle classi e quindi le ore assegnate); non accedo a bonus docenti e quindi ogni spesa per formazione e dotazione tecnologica, specie nella DAD, è stata a mio carico; non posso accedere al portale SOFIA per l’aggiornamento permanente; non potrei accedere alla carriera di dirigente; e, questione non meno mortificante, l’accesso al credito presso banche o finanziarie è reso difficoltoso o impossibile da un contratto a tempo determinato. Spero di non ammalarmi seriamente e per periodi lunghi perché perderei il mio lavoro. Mi fermo qui perché la mia non è una lagnanza, nonostante l’Europa si sia chiaramente espressa contro la reiterazione di contratti a tempo determinato. E lo ha fatto anche papa Francesco.
C’è quindi da dare una risposta concreta alle istanze degli oltre 15000 docenti di religione cattolica precari, adottando le stesse soluzioni che la legge 159/2019 prevede per precari di altre discipline. Del resto questa soluzione, che trova d’accordo tutti i sindacati, sarebbe a costo zero per lo Stato che già paga me e gli altri colleghi e precari. In breve chiediamo di riscrivere i commi 1 e 2 dell’art.1bis della legge 159/2019; riservare l’art.1 bis esclusivamente a coloro che hanno speso almeno 36 mesi di servizio nell’insegnamento della religione, predisponendo per essi una procedura straordinaria; aumentare la quota di posti dal 70% al 90% nell’organico di diritto in un triennio; predisporre delle graduatorie per titoli e servizi per coloro che saranno incaricati annuali al primo settembre 2021 e da questa attingere per la nomina a tempo indeterminato per coloro che hanno 36 mesi di servizio e far svolgere l’anno di prova così come previsto per i docenti delle altre discipline (art.59 DL 73/2021); permettere con lo scorrimento della graduatoria di merito 2004 di raggiungere il suo completo esaurimento nel prossimo anno scolastico.

Luigi Sparapano (Ruvo di Puglia – BA)