Alla sequela della Croce con Papa Francesco

Domenico Amato

Non so, ma un Papa con questo nome, Francesco, era come atteso: per il sapore di umiltà, di sobrietà, di povertà, di ritorno al Vangelo sine glossa. E i primissimi gesti di papa Bergoglio non hanno tradito le aspettative. Singolare la richiesta, eppure ovvia nella sua semplicità, di chiedere al popolo radunato in piazza S. Pietro di invocare la benedizione di Dio Padre su di sé appena eletto. Non scontata è stata la risposta del popolo, che ha fatto subito silenzio; un silenzio assoluto che si è steso sulla marea di persone, un silenzio pieno di preghiera. È bastato questo per capire la sintonia che Papa Francesco ha instaurato col popolo di Dio.

Una esperienza carica di suggestione e di promessa, che ha impressionato lo stesso pontefice; e ripensando a quel momento carico di emozione così lo ha ricordato ai cardinali riuniti nella Cappella Sistina nella udienza del 15 marzo, lì dove tre giorni prima lo avevano designato Vescovo di Roma e Papa della Chiesa universale: «Da ogni angolo della terra si è innalzata fervida e corale la preghiera del Popolo cristiano per il nuovo Papa, e carico di emozione è stato il mio primo incontro con la folla assiepata in Piazza San Pietro. Con quella suggestiva immagine del popolo orante e gioioso ancora impressa nella mia mente, desidero manifestare la mia sincera riconoscenza ai Vescovi, ai sacerdoti, alle persone consacrate, ai giovani, alle famiglie, agli anziani per la loro vicinanza spirituale, così toccante e fervorosa».

Io penso che non solo da piazza S. Pietro, ma da ogni angolo del mondo si sia levata a Dio la preghiera orante di invocazione e lode per il nuovo Pastore.

La nostra Diocesi ha motivo di esultare per l’elezione di questo Papa, perché egli viene da una terra che ha visto la presenza di tanti immigrati molfettesi, lui stesso è figlio di un immigrato piemontese. Nell’ottobre del 2002 quando una folta delegazione della città e della Diocesi si recò in Argentina per visitare la comunità molfettese di Buenos Aires, ci fu un incontro tra il Vescovo mons. Martella, accompagnato dai sacerdoti col Sindaco Tommaso Minervini, e il Card. Bergoglio nell’episcopio posto accanto alla Cattedrale prospiciente Plaza de Mayo. Egli ci riservò un’accoglienza familiare e semplice. Venne lui stesso ad aprirci la porta, ci preparò la colazione e si intrattenne con noi con molta affabilità, ci parlò della crisi che attanagliava il Paese, e fu critico nei confronti dei politici che non erano capaci di stare dalla parte del popolo. Quel ricordo è rimasto impresso nella nostra memoria. Al termine, uscendo dall’episcopio, vedemmo il quotidiano corteo delle Madri che nella Plaza de Mayo silenziosamente, come ogni giorno, protestavano per i propri figli desaparecidos.

Nel primo discorso fatto ai Cardinali Papa Francesco ha richiamato il valore del Croce. «Quando camminiamo senza la Croce – ha detto il Papa – quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo Vescovi, Preti, Cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore».

Si apre davanti a noi il cammino della Settimana Santa, quale richiamo migliore alle nostre coscienze che l’esortazione del Papa a farci veri discepoli del Signore mettendoci alla sequela della Croce. Siamo chiamati, infatti, a «camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; a edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e a confessare l’unica gloria: Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti».

Nella continuità testimoniale con Benedetto XVI, siamo invitati a guardare avanti con fiducia e con speranza. La Chiesa, prima ancora che degli uomini, è Chiesa di Cristo, nata dal suo sacrificio di amore offerto sulla Croce. Ed è nella speranza che Papa Francesco ci invita a camminare. L’esperienza della comunione tra il popolo e il suo Pastore è «unica e incomparabile» e permette «di cogliere in profondità tutta la bellezza della realtà ecclesiale, che è un riverbero del fulgore di Cristo Risorto». Camminiamo, quindi, nel tempo con la consapevolezza che «un giorno guarderemo quel volto bellissimo del Cristo Risorto!». Questa è la meta che ci indica il Papa, questa è la speranza che insieme a lui coltiviamo. Grazie santità!