La novità di cui abbiamo bisogno

Mons. Luigi Martella

Circolano venti di cambiamento in questo tratto di storia, in Italia e nel mondo. In un contesto di crisi profonda, si cercano faticosamente nuovi assetti di ordine sociale, politico, economico; si auspicano equilibri diversi nel panorama delle varie culture e nel complesso scacchiere internazionale. Ma il cambiamento, inevitabilmente, porta sempre con sé una insopprimibile esigenza di ‘novità’.

Anche nella Chiesa si fa sentire il bisogno di nuovi sussulti di autenticità e di trasparenza, di coerenza e di genuina testimonianza. La Provvidenza ha riservato in queste ultime settimane grandi emozioni: la inaspettata rinuncia al servizio petrino da parte di Benedetto XVI e la elezione del nuovo Papa, ‘preso dalla fine del mondo’: papa Francesco.

Al di là delle considerazioni che si sono fatte e che si continuano a fare, si tratta di cogliere l’occasione per ri-orientare nella giusta rotta il timone della storia e di imprimere un nuovo impulso alla barca di Pietro. Auspichiamo che tutto avvenga nella forza prorompente della Pasqua di risurrezione e nella potenza dello Spirito Santo, vera anima dell’umanità.

Input inequivocabili sono venuti dai gesti e dalle parole del nuovo Pontefice, il quale si è presentato al mondo con una semplicità disarmante, di stampo ‘francescano’, sottolineata non solo dalla scelta del nome, ma anche dalla richiesta di ‘preghiera’ al popolo, quale necessità indispensabile per un ministero così alto e così delicato. Non meno eloquente è il monito risuonato in piazza san Pietro in occasione della celebrazione dell’inizio del suo pontificato: «Il vero potere è il servizio!». Questo, naturalmente, vale per il Papa, per i vescovi e i sacerdoti, ma vale anche per i responsabili delle nazioni e per chiunque abbia una qualche autorità nella società o nella vita pubblica. Da qui l’appello all’attenzione verso tutti, specie ai più poveri, ai più deboli, e ai più piccoli.

Papa Francesco ha voluto rilanciare e confermare l’immagine di Dio, e quindi della Chiesa, che si rivolge all’uomo con sentimenti di ‘tenerezza’ e di ‘misericordia’, ricordando che «l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita!». E infine, ispirandosi alla figura di san Giuseppe, patrono della Chiesa universale, il Pontefice ha richiamato la vocazione del «custode», spiegando che non si tratta di una prerogativa dei cristiani ma di una responsabilità che riguarda tutti: «Siamo custodi della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che i segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo!».

Non ostacoliamo, perciò, il lievito della Pasqua, ma lasciamolo fermentare in tutta la potenza di ‘novità’ di cui abbiamo bisogno.

 

Buona Pasqua!

 

+ don Gino, vescovo