Un uomo forte della sua umiltà

Giuseppe de Candia

14/10/02 Lunedì – Visita al Cardinale

 

l cielo si oscura sempre più. La temperatura di ieri 33° è scesa a 15°. Piove.

Alle nove un taxi trasporta i primi quattro in Piazza di Maggio.

Al cancello dell’episcopio aspetta il Cardinale in persona, mi domanda chi è Mons. Martella ed io rispondo, lo aspettiamo. Il Cardinale aggiunge: ‘vi aspetto dalle nove per aprirvi il cancello.’ Finalmente arriva il Vescovo con il Sindaco e gli altri del gruppo. Il Cardinale ci guida all’ascensore e poi in un piccolo studio dove, con le sue braccia, trasporta anche delle sedie. Ci mettiamo in cerchio. Il Cardinale parla con tutti senza distinzione, amichevolmente, con pacatezza, come a degli amici, con fermezza di fronte alle domande sulla situazione argentina.

Arriva nel frattempo don Nicola Girasoli, accolto da amico fraterno dal Cardinale: presenta il Vescovo e il Sindaco e aggiunge, ‘il Cardinale parla italiano’. Poi presenta gli altri intervenuti.

Il Cardinale Giorgio Mario Bergoglio, Arcivescovo di Buenos Aires, espone con calma: le sue origini italiane, gli studi fatti in Germania e la sua giornata di ieri. ‘Sono stato in una villa miserias alla periferia della città, ho visitato degli ammalati.’

Sono incantato! É raro conoscere uomini che compromettono tutto per la causa del Signore. Qui ho incontrato un uomo forte della debolezza della sua umiltà.

Il Vescovo prende la parola. ‘Siamo una delegazione della Diocesi di Molfetta vicino Bari insieme al Sindaco ed altri Consiglieri rimasti in albergo. Siamo venuti perché qui ci sono molti Italiani e soprattutto molti Molfettesi e Giovinazzesi, emigrati nel secolo scorso a varie riprese. Con loro c’è un legame molto forte per cui abbiamo sentito come dovere venire a far visita. Noi poi abbiamo qui nella Patagonia due sacerdoti fidei donum. Siamo stati in Patagonia per due giorni. É stata lunga, dura, ma siamo contenti di essere andati.’

Il Cardinale domanda: ‘Dove si è fatta la Festa?’

Alla Boca a San Giovanni Evangelista, rispondiamo in coro. ‘Sì, oggi è sul giornale la Nacion’ aggiunge il Cardinale.

Il Vescovo domanda della situazione. Il Cardinale: ‘Non so come si può dire che l’Argentina abbia fame. É un problema politico. Il popolo non crede più a nessun politico. L’ultima statistica della settimana scorsa diceva che l’intenzione del suffragio era al 40% di astensioni.’

Il dialogo con il Cardinale si fa serrato.

Ma la Chiesa ha credibilità? ‘La Chiesa ha il livello più alto di credibilità nel popolo.’

Non c’è dialogo con la politica? ‘Se parlate con i politici, si dicono tutti santi. Sembrano la Vergine Maria. Si è dialogato anche a lungo. Sono venute delle proposte. Quando si va a firmarle, no! Quindi alla fase concreta si blocca il dialogo’.

C’è qualche speranza? ‘Un miracolo! Noi abbiamo un popolo santo con una pietà e una fede grande. Il nostro è un popolo formato da tre turni emigratori, di tutte le razze, mischiato nel sangue’.

Bisogna scoraggiare l’emigrazione giovanile? ‘Il livello di nascita nelle altre nazioni è basso e l’emigrazione dei nostri giovani è un vantaggio per chi li ospita.’ Ma l’Argentina così s’impoverisce.

Il Sindaco confessa: ‘attraversando la Boca ieri, non immaginavo una situazione così degradata. Salta agli occhi’.

‘I primi abitanti della Boca furono i Genovesi, loro hanno costruito con lo zinco le case e le dipingevano con le pitture che avanzavano o trafugavano dalle navi. La chiamavano la Repubblica della Boca.’ ‘Il vostro gesto è molto bello per essere venuti fin qui’, ci dice il Cardinale.

Manteniamo legami molto forti con questa Comunità. Sono venuti altri Vescovi e Sindaci. Ogni anno ospitiamo un gruppo di anziani a Molfetta. Il Vescovo s’informa di quante volte il Cardinale viene a Roma. Il Cardinale risponde che viene molto spesso. ‘Allora quando viene in Italia, aggiunge il vescovo, abbiamo il piacere di invitarLa a Molfetta nella nostra Diocesi. Possiamo contare?’

‘Se potrò, verrò!’ Risponde il cardinale.

Il Vescovo consegna la vita di S. Corrado e un libro sulla nostra Patrona, come omaggio.

Il Sindaco offre una creta cotta del Duomo di Molfetta. ‘Vi ringrazio. Io vi offro il libro sulla nostra Cattedrale’, dice il cardinale.

Facciamo una foto? Ma non la portate alle streghe come si dice qui, scherza il Cardinale, non vogliamo maledizioni.

Faccio una foto ravvicinata e aggiungo: questa non va alle streghe, stia tranquillo. Mi permette un’ultima domanda Eminenza? Dico con un po’ di faccia tosta. Il Cardinale mi sorride e mi prende sottobraccio.

Uno slogan per sintetizzare il nostro dialogo. ‘Tutti mangiano ad una bocca, tutti rubano con due mani’, e mi regala un sorriso disarmante mentre mi stringe l’avambraccio e mi accompagna alla porta. Fuori dall’episcopio don Nicola espone alcuni fatti storici: il palazzo del cardinale è nuovo. PerÓn all’inizio era potente e si mise in contrasto con l’allora Cardinale che reagiva fortemente, fece incendiare la sua residenza e alcune chiese. Ci fu poi la rivoluzione e il Cardinale fu esiliato a Roma e lì mori nel ’67. Dopo il colpo di stato si costruì questa Curia accanto alla residenza ufficiale del Governo, la Casa Rosada.

Il Cardinale Bergoglio, una persona molto semplice, vive qui, mentre gli altri arcivescovi vivevano in una residenza fuori città che viene usata solo in circostanze particolari.

Lasciamo la Curia.

Sotto il pronao della Cattedrale si vedono i segni della contestazione: la ridipintura delle colonne che il Cardinale ha fatto eseguire per cancellare le parolacce. Ha fatto lasciare a ricordo storico, su di un medaglione su cui c’è scritto: Benedic Hereditati Tue, la scolatura rossastra di qualcosa lanciata contro la facciata.

Parlando del Cardinale, don Nicola parla del coraggio che quest’uomo ha avuto nell’affrontare la polizia che caricava il popolo e ha interrotto qualcosa che poteva precipitare in questa famosa Piazza di Maggio.

Entriamo nella Cattedrale, chiesa nazionale, dove c’è il monumento al Milite Ignoto. É di stile coloniale, a tre navate. Pulita. Si ode un sottofondo di canti gregoriani. Visitiamo la tomba di S. Martin.

Un ultimo sguardo alla Piazza di Maggio che tanti ricordi desta nella nostra memoria. Un saluto a tutte le mamme di questa piazza che piangono i figli desaparesidos e andiamo via con il cuore in gola.