Grazie, Presidente!

Onofrio Losito

Tra pochi giorni, il prossimo 18 aprile, inizieranno ufficialmente le votazioni che porteranno all’elezione del nuovo capo dello stato che dal 15 maggio risulterà essere il 12° Presidente della Repubblica Italiana. “Re Giorgio”, come in molti l’hanno chiamato, riconoscendogli virtù da sovrano imparziale e fedele alla Costituzione della nostra Repubblica, terminerà il suo mandato in una fase politica così complessa da richiedere un Presidente nel pieno dei suoi poteri. Ed è per questo che la trovata dei “saggi”, da parte dello stesso Napolitano, non ha fatto altro che spostare l’attenzione dalla difficile formazione del nuovo governo alla scelta rapida e condivisa dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.

Naturalmente non è semplice dare un giudizio sul settennato di Napolitano; tali e tanti sono gli episodi e le situazioni che hanno visto il capo dello stato come unico sicuro “approdo” di legittimità costituzionale per discutibili strategie legislative poco inclini al rispetto del bene comune quanto piuttosto a vantaggio del bene di pochi o pochissimi. Naturalmente in questi anni il peso specifico del capo dello stato è dipeso dal sottopeso delle altre istituzioni. Governo e Parlamento soprattutto. Ossia le stanze dove vive ed opera la politica italiana. Se quest’ultima le lascia deserte, il Quirinale ne occupa lo spazio. La costituzione italiana attribuisce al capo dello stato funzioni di garante, ma di fatto i poteri del presidente negli ultimi decenni si sono progressivamente dilatati conquistando spazi sottratti ad altre istituzioni senza incontrare argini nella nostra carta costituzionale.

Con Napolitano abbiamo visto manifestarsi un potere invisibile, ossia un potere di influenza manifestato attraverso continui moniti, altolà, richiami che hanno caratterizzato la politica del governo; ma si è anche manifestato un potere visibile, formale, come l’approvazione o meno degli atti normativi del governo, attraverso la famigerata controfirma.

Questo mutamento della figura presidenziale è il vero contendere della scelta del nuovo presidente che, ormai chiaro ai partiti, è divenuto un ruolo di assoluta importanza e determinazione della vita politica. Si pensi infatti se il prossimo Presidente della Repubblica usasse la controfirma per paralizzare l’azione del Governo e per sottoporla alla propria volontà. Formalmente, nessuna norma costituzionale verrebbe in sé violata, ma cadremmo in un regime presidenziale. Ecco come la partita per l’elezione del nuovo capo dello stato è di fondamentale importanza. Il nostro auspicio è che dalle incerte previsioni possa emergere una figura di grande carattere istituzionale ed equilibrio in modo da offrire al paese un’iniezione di fiducia e speranza, ben maggiore di quella che questa classe politica è in grado di esprimere. Una classe politica di fatto arroccata dietro ai propri egoismi ed ai propri tornaconti, incapace di pensare ad un bene comune e superiore che non sia l’interesse di bottega.

Nel frattempo i problemi che l’Italia vive in questo momento assumono un carattere drammatico. Si pensi a coloro che perdono il lavoro o l’hanno visto notevolmente ridotto: persone di mezza età che, intravedono il rischio di un fallimento della propria vita, senza possibilità o comunque, con scarsa possibilità di rientrare nel mondo del lavoro. Pensiamo anche al numero incalcolabile di giovani che ritardano l’ingresso nel ciclo produttivo o lo vedono come un miraggio irraggiungibile. In Italia ci sono tutte le potenzialità per invertire la rotta e riprendersi da un decadimento etico morale e culturale che considera prassi il carrierismo sfrenato, la superficialità, la raccomandazione, la tangente, la lobby, il proprio tornaconto, i facili costumi.

Chissà, magari l’elezione del nuovo Presidente potrà aprire la strada ad un nuovo e tanto atteso cambiamento desiderato.

Ce lo auguriamo!