L’immigrato: dalla paura alla fraternità

di Domenico Amato

A Rosarno scoppia la guerriglia urbana tra immigrati e residenti, e subito inizia il circo mediatico delle interpretazioni, delle accuse tra gli schieramenti politici, dello scarica barile delle istituzioni. E le opinioni della gente si rincorrono oscillando tra una intransigenza sempre crescente e un richiamo all’accoglienza. Lo Stato interviene spostando gli immigrati e demolendo le catapecchie in cui erano ammassati questi paria della società occidentale. Non una parola su chi ha permesso che fossero ghettizzati e ammassati come bestie, non un intervento di verifica su chi ha gestito e sfruttato il mercato clandestino del lavoro sottopagato degli immigrati.

Con queste vicende si è intrecciato l’annuncio dato dal Ministero della Pubblica Istruzione di un tetto massimo al 30% della presenza di alunni stranieri nelle singole classi. E anche qui la solita girandola di opinioni pro e contro.

Eppure, a fronte di queste notizie di cronaca e prese di posizione, si ha la chiara impressione di una rincorsa a inseguire le emergenze con soluzioni tampone, senza alcuna vera politica riguardante l’immigrazione, tanto meno una politica lungimirante che guardi ad una integrazione dello straniero, non tanto come assimilazione quanto come ricchezza culturale e opportunità di sviluppo per il Paese.

In questa Domenica si celebra la Giornata del migrante e l’attenzione è posta sul migrante minore. E qui la tematica si fa ancora più scottante, perché non basta farsi prendere da un po’ di compassione quando vediamo bambini ai semafori chiedere l’elemosina. È necessario chiedersi come stanno crescendo, quali violenze subiscono, fisiche e psicologiche. «Se la Convenzione dei Diritti del Bambino afferma con chiarezza che va sempre salvaguardato l’interesse del minore (cfr art. 3), al quale vanno riconosciuti i diritti fondamentali della persona al pari dell’adulto, purtroppo nella realtà questo non sempre avviene. Infatti, mentre cresce nell’opinione pubblica la consapevolezza della necessità di un’azione puntuale e incisiva a protezione dei minori, di fatto tanti sono lasciati in abbandono e, in vari modi, si ritrovano a rischio di sfruttamento», come ha denunciato il Papa nel messaggio per la Giornata del Migrante.

A volte certe situazioni che ci sembrano molto lontane come i ragazzi di strada delle favelas brasiliane, ce le ritroviamo in casa nostra. Non è un caso che a Napoli il Card. Sepe ha cominciato una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi per aiutare i ragazzi di strada abbandonati a se stessi. E in questa situazione si trovano accomunati bambini italiani e stranieri.

L’esortazione è ad aprire gli occhi sulle situazioni a noi più vicine. Dalle condizioni dei lavoratori stagionali, alla dispersione scolastica dei ragazzi rom, per finire alla integrazione dei ragazzi immigrati nel sistema scolastico. Con la consapevolezza, come afferma Benedetto XVI, che i ragazzi immigrati «fanno parte di due culture con i vantaggi e le problematiche connesse alla loro duplice appartenenza, condizione questa che tuttavia può offrire l’opportunità di sperimentare la ricchezza dell’incontro tra differenti tradizioni culturali. È importante che ad essi sia data la possibilità della frequenza scolastica e del successivo inserimento nel mondo del lavoro e che ne vada facilitata l’integrazione sociale grazie a opportune strutture formative e sociali. Non si dimentichi mai che l’adolescenza rappresenta una tappa fondamentale per la formazione dell’essere umano».

Una particolare esortazione è fatta nei confronti delle comunità ecclesiali e parrocchiali affinché, «animate da spirito di fede e di carità, compiono grandi sforzi per venire incontro alle necessità di questi nostri fratelli e sorelle». Nella consapevolezza che «ogni nostro concreto intervento deve nutrirsi prima di tutto di fede nell’azione della grazia e della Provvidenza divina. In tal modo anche l’accoglienza e la solidarietà verso lo straniero, specialmente se si tratta di bambini, diviene annuncio del Vangelo della solidarietà. La Chiesa lo proclama quando apre le sue braccia e opera perché siano rispettati i diritti dei migranti e dei rifugiati, stimolando i responsabili delle Nazioni, degli Organismi e delle istituzioni internazionali perché promuovano opportune iniziative a loro sostegno».