Luce e Vita - Spiritualità

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Liturgia della Parola di domenica 10 ottobre

Hoffman-giovane_ricco

XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

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Il cammino che Gesù sta compiendo è speciale, infatti, si sta dirigendo verso Gerusalemme dove consegnerà la sua vita. Lungo questa strada sparge il seme del suo amore, tramite la sua parola e le sue azioni.

La prima lettura di quest’oggi ci parla della sapienza e dei suoi doni, invitandoci a desiderare tali frutti perché la nostra esistenza possa schiudersi alla felicità. Si rischia, molto spesso, di confondere l’intelligenza con la sapienza o considerare l’una come sinonimo dell’altra. L’intelligenza è una virtù già presente nella persona e cresce con la fatica dello studio e dell’esperienza; la sapienza, invece, non è presente nell’uomo, è il Signore che ce la dona, con la sua grazia. Mentre la prima è un percorso di ricerca dell’uomo riguardo a sé stesso e alla realtà, la seconda ci dona la prospettiva di Dio, come Lui guarda il mondo, qual è la sua logica.

Tutto questo ci aiuta ad accostarci all’episodio evangelico di questa domenica, dove un giovane ricerca Gesù, per chiedergli una pratica in più rispetto a quelle già compiute. Stranamente il Maestro non elenca i primi tre comandamenti che l’uomo di fede deve compiere nei confronti di Dio, ma solo quelli indirizzati al prossimo. Gesù, poi, sovverte l’ordine dei comandamenti, cominciando dal “non uccidere”: ogni azione di male compiuta verso il prossimo è un “omicidio” della fraternità. Il giovane è adempiente riguardo ad ogni comandamento, ma per divenire adulto, deve comprendere quanto tra poco Gesù compirà a Gerusalemme: si possiede solo quello che si dona e non quello che si ha, poiché ciò che è trattenuto schiavizza il cuore dell’uomo. Tutto questo, ovviamente, non vale solo per il denaro, ma per ogni dimensione di cui la persona umana si compone. La medesima cosa vale per gli Apostoli, i quali credevano di aver perso qualcosa nel seguire il Signore, e, invece, non si sono accorti che hanno guadagnato la vera ricchezza: la vita eterna. Nel nostro misurarci quotidianamente con la forza del trattenere e l’invito del donare, l’occhio del Maestro, entrando nel nostro intimo, riserva per ciascuno di noi uno sguardo d’amore.