Venerdi 27 settembre un terremoto del 7.4 della scala Richter ha colpito la regione del Sulawesi in Indonesia, in particolare le zone di Palu, Manuju e Donggala. ll sisma, avvenuto in più aree, ha anche innescato uno tsunami che ha colpito le coste con onde alte fino a 6 metri. Le scosse sono poi continuate durante la notte (più di 30 volte), non permettendo agli sfollati di rientrare nelle loro case e lasciandoli completamente al buio e senza contatti telefonici o di internet. È stato un terremoto più forte di quello avvenuto due mesi fa sull’isola di Lombok.
“Al momento le vittime stimate sono circa 1.200 e oltre 2 milioni le persone che subiranno le conseguenze della doppia catastrofe in un’area che comprende Palu, le province di Donggala, Sigi e Parigi Mountog, dove le coltivazioni, da cui dipende buona parte dell’economia locale, sono rimaste completamente distrutte”. Ne dà notizia Oxfam che con i suoi partner locali dalle scorse ore ha raggiunto Palu, nell’isola di Sulawesi, per soccorrere con beni di prima necessità le persone colpite dalle catastrofi. Secondo i dati forniti dall’Ong, “sono circa 300.000 le persone senza riparo, anche se questo numero è destinato a salire. Un quadro complicatissimo, dato che la strada principale che collega Palu alla parte centrale dell’isola è bloccata da una frana e l’aeroporto funziona al 50% della sua capacità, rendendo difficile l’accesso”.
“Abbiamo lanciato un appello – spiega Riccardo Sansone, responsabile della risposta umanitaria di Oxfam Italia – perché centinaia di migliaia di persone, sparsi in una regione molto vasta, hanno bisogno di aiuto immediato. Abbiamo predisposto ogni cosa per distribuire acqua pulita, essenziale per prevenire epidemie, cibo e materiali per allestire un riparo a chi è rimasto senza casa. Nei prossimi giorni porteremo nelle zone maggiormente colpite 7 depuratori portatili in grado di garantire alla popolazione 300 litri di acqua pulita ciascuno”.
“I danni sono davvero ingenti – aggiunge Sansone – e il timore è che molte persone siano ancora intrappolate sotto le macerie degli edifici crollati, degli hotel, dei supermercati distrutti dall’impatto di uno dei peggiori cataclismi degli ultimi anni nell’area. Attraverso il sito web di Oxfam è possibile sostenere la risposta dell’Ong in Indonesia.
Papa Francesco, nell’Angelus di domenica 30 settembre, ha espresso «vicinanza alle popolazioni dell’isola di Sulawesi, in Indonesia, colpita da un forte maremoto. Prego per i defunti – purtroppo numerosi –, per i feriti e per quanti hanno perso la casa e il lavoro. Il Signore li consoli e sostenga gli sforzi di quanti si stanno impegnando a portare soccorso. Preghiamo insieme per i nostri fratelli dell’isola di Sulawesi»
Caritas Indonesia-Karina ha subito attivato un sistema di informazione nel Paese. Le Caritas locali delle diocesi di Manado e Makassar (le più vicine al disastro) hanno immediatamente inviato team di emergenza. che in queste ore stanno arrivando tra molte difficoltà nelle zone colpite. «Stiamo cercando di avere maggiori informazioni – dice padre Banu Kurnianto, direttore di Caritas Indonesia – e non è facile. Anche il governo locale sta ancora raccogliendo dati per garantire l’intervento di emergenza e chiede l’aiuto di tutte le organizzazioni. Noi siamo pronti ad inviare anche dalle diocesi vicine aiuti e volontari, come per le altre emergenze. Ma finora si sa veramente poco. Non riusciamo a contattare le parrocchie della zona in quanto corrente e telefono non funzionano. L’impatto è stato forte. Temo che ci sarà un drammatico incremento dei morti. Dei danni materiali non sappiamo ancora nulla».
Caritas Italiana sta seguendo l’evoluzione dell’emergenza in coordinamento con Caritas Indonesia con cui collabora direttamente da più di 15 anni nel supporto alle numerose emergenze naturali che colpiscono ogni anno il paese (alluvioni, terremoti, incendi), ma anche in molti progetti di sviluppo per il rafforzamento della resilienza delle comunità locali. Ha espresso vicinanza alla popolazione colpita e stanziato 100.000 euro per i bisogni più urgenti.