Luce e Vita - Scuola

Docenti di Religione, discriminazione continua

Lettera al direttore dell'Ufficio diocesano di pastorale scolastica

Alle legittime rivendicazioni di ogni categoria di lavoratori, che si moltiplicano in queste settimane, vogliamo qui manifestare anche quelle dei Docenti di Religione precari, vittime oltre che di atavici pregiudizi culturali, anche di discriminanti trattamenti giuridici. Concorso per tutti, tranne che per loro, in attesa dal 2003; concorso straordinario per precari, tranne che per loro, molti dei quali plurilaureati, in servizio da oltre 20 anni, e non solo 36 mesi, con compiti organizzativi e di collaborazione dirigenziale nonchè di sperimentazione in molte scuole…); riconoscimenti del servizio e premialità, tranne che per loro… che di classi ne seguono fino a 18, che di studenti ne seguono fino a oltre 400 l’anno, che per documenti e didattica, in presenza e a distanza, moltiplicano ore extra di lavoro… Che se chiedono un mutuo le banche rifiutano o storcono il naso per i loro contratti a tempo determinato. Che se dovessero rimanere fermi per grave malattia, resterebbero a casa senza contratto e senza stipendio… Finalmente anche i sindacati (Cigl, Cisl, Uil,Ugl, Gilda, oltre che Snadir) hanno preso atto di un’ingiustizia che dura da tantissimi anni. E abbiamo appreso che venerdì 19 giugno è stato avviato il Tavolo di lavoro congiunto tra il Ministero dell’Istruzione e Conferenza Episcopale Italiana per l’approfondimento delle diverse tematiche che riguardano l’insegnamento della Religione Cattolica e per la definizione dell’intesa sul prossimo concorso previsto dal decreto scuola approvato lo scorso dicembre. Il Tavolo seguirà l’iter dell’Intesa con l’obiettivo di chiuderla in breve tempo e procedere poi con la stesura del bando, previsto entro il 2020, senza distinzione tra docenti di recente laurea e docenti con anche 20 anni di servizio. Ancora discriminati!
Pubblichiamo una lettera (di qualche settimana fa, in piena pandemia) di una nostra docente, a nome della categoria, al Direttore dell’Ufficio di Pastorale scolastica diocesano, per rappresentare il disagio e l’isolamento. Luigi Sparapano

Gentilissimo Direttore,
le chiedo di rappresentare il nostro disagio.
Sono responsabile di plesso di una della due sedi dell’Alberghiero di Molfetta. Al momento, faccio le veci del dirigente su 28 classi – in passato sono state anche 40 – in una sede in cui non ci sono uffici di segreteria. La mia quotidianità è fatta di almeno 16 ore di servizio, quando la scuola funziona normalmente. Dal momento in cui il Ministero ha decretato il passaggio alla didattica a distanza, il servizio si è ulteriormente dilatato. Esso consiste nel lavoro di docente, nel lavoro amministrativo di coordinamento delle attività didattiche, nel lavoro di terminale residuale di tutto quello che bisogna fare ma che leggi e contratti non fissano in un punto di erogazione: si parte dal ripristino dell’agibilità dei locali scolastici e si finisce – passando attraverso i servizi sociali di prossimità, lo sportello psicologico, lo sportello professionale – alle relazioni con le famiglie, con le forze dell’ordine, con gli enti locali. Lo faccio volentieri. A questo ho dedicato la mia vita.
Come me, in forme diverse, tutti gli altri.
Ma il nostro accesso all’istituzione avviene nella veste di docenti a tempo determinato di Religione Cattolica e per questo veniamo discriminati e umiliati.
1) Non abbiamo accesso alla piattaforma SOFIA di formazione dei docenti.
2) Non abbiamo accesso ai 500 euro per la formazione dei docenti.
3) Non abbiamo una carriera.
4) Non abbiamo un ruolo e siamo sempre con le valigie in mano.
Oggi sono stati banditi concorsi. Per tutti. Ma non per noi. In questo momento, lo Stato destina risorse straordinarie in debito per “non lasciare indietro nessuno”. Quando tutto sarà finito noi saremo chiamati a pagare i debiti, ma saremo gli ultimi e gli unici che sono stati lasciati indietro. Intanto, in una civiltà che associa l’autorevolezza delle persone al loro statuto economico, veniamo messi nelle condizioni di essere costantemente umiliati nel nostro impegno.
Per questo chiedo sommessamente che vengano perseguiti con la necessaria determinazione due obiettivi:
1) l’equiparazione professionale dei docenti di Religione a quella di tutti gli altri docenti della scuola italiana
2) la loro stabilizzazione.
Non meritiamo alcuna discriminazione.
Sia Lei la nostra voce. Le auguro buon lavoro.  Torno al mio silenzioso servizio.
Maria Antonietta Sette

(da: Luce e Vita n.26 del 28 giugno 2020)