Festa della Santa Famiglia: l’Annuncio dell’Amore

don Vincenzo di Palo*

La meditazione che proponiamo è stata tenuta al recente ritiro diocesano per le Famiglie (18/12/2016, Madonna della Pace – Molfetta)

Premessa
Siamo qui per capire e sentire ancora una volta l’evento dell’Incarnazione. E lo facciamo come coppie e famiglie cristiane, cioè come sposi che nell’amore del Dio trinitario trovano il senso e il fondamento del loro amore coniugale.
Siamo chiamati, inoltre, a comprendere una eventuale relazione o nesso di significato tra l’annuncio del Natale e l’annuncio dell’amore familiare; a verificare, cioè, se l’annuncio del Salvatore, per voi famiglia significa l’annuncio dell’amore umano, segno dell’amore di Cristo. “L’annuncio cristiano che riguarda la famiglia è davvero una buona notizia” (AL1). 
L’annuncio 
Tralasciando l’analisi strettamente esegetica del testo biblico appena proclamato (Lc 1,26-38) che riguarda l’annuncio dell’angelo Gabriele a Maria, vogliamo prendere di questo testo qualche frase che indica qualche gesto per una riflessione etico – spirituale in chiave sponsale. L’angelo reca un messaggio divino: tu Maria diventerai la Madre di Dio. È l’annuncio della salvezza. È la rinascita del mondo. Questo annuncio non è soltanto la comunicazione della nascita di un bimbo. È molto di più! È la nascita di una famiglia. Dal racconto successivo sappiamo che entra in gioco Giuseppe, uomo giusto, chiamato a diventare il padre sulla terra del Dio Bambino. Possiamo dire senza forzare il testo che è l’annuncio anche di un matrimonio.
Ora pensate all’annuncio del vostro matrimonio; a quando avete comunicato al mondo che il vostro amore sarebbe diventato scelta di vita… Giovanni e Maria annunciano il loro matrimonio… ma andate ancora oltre, anzi andate prima, pensate all’annuncio del vostro amore… quando vi siete dichiarati confessando l’uno all’altro sentimenti incredibili, stati d’animo inaspettati. Certamente accanto allo stupore nel vostro cuore ha albergato il turbamento, i brividi sulla pelle; ebbene è lo stesso turbamento di Maria che si è domandata in quegli attimi: cosa vorrà mai il mio Dio da me? Vuole che io diventi la madre di suo figlio…ne sarò capace?; ne sarò degna? Così come voi sposi pensando all’amore che si apriva al sacramento del matrimonio vi siete domandati: sarà lui, lei, l’uomo, la donna della mia vita? È proprio con lui, con lei, che voglio condividere la mia vita? 
Maria ha chiesto spiegazioni a Dio. La risposta dell’angelo è stata: “Lo Spirito Santo scenderà su di te”…Forse anche voi prima della decisione per sempre avete interpellato il Signore o perlomeno avete chiesto benedizione, protezione e assistenza. E il giorno del vostro matrimonio lo Spirito santo, l’Amore del Padre e del Figlio è sceso su di voi consacrando il vostro amore umano. 
Maria ha detto sì e lo ha fatto fidandosi di Dio. Non ha ragionato, non ha calcolato. L’amore infatti non è questo. Anche voi quando vi siete scelti non avete ragionato o calcolato; ma vi siete fidati l’uno dell’altro consegnando ciascuno all’altro la propria esistenza. Il sì di Maria è il sì a Dio, è il sì all’amore e dunque il sì alla salvezza. Il vostro sì? Uguale! Il sì detto a Dio, al vostro amato, alla comunità, al mondo per la vostra felicità e per il bene di tutti. Come Maria ha accolto la lieta notizia della salvezza, il dono della maternità, la nascita nel suo grembo del Salvatore del mondo, così voi coppie, avete accolto da Dio il dono del suo amore per voi che è diventato dono reciproco del vostro amore, tanto da diventarne segno e sacramento.

La cura
Maria accoglie il dono della maternità, un dono inestimabile che viene da Dio; è consapevole che è il dono più grande che Dio possa fare ad una persona. Le è stato donato l’Amore! L’Amore in persona. L’amore nella forma umana. Questa consapevolezza genera in lei una grande responsabilità: è la cura, che diventa protezione della madre verso il nascituro Bambin Gesù, o più in generale di una madre verso suo figlio per tutta la sua vita. I Vangeli raccontano che Maria nel silenzio ha accompagnato la vita di Gesù; nei trent’anni della vita privata e nei tre della vita pubblica. Una cura carica di premura, una protezione fatta di sguardi e di attenzioni, una vicinanza fino alla morte laddove lo stare ai piedi della croce è diventata la più grande professione di fede di una madre verso un figlio e di una discepola verso il suo Signore Dio. 
Anche voi sposi siete chiamati a prendere coscienza di un dono ricevuto. È il dono del vostro amore. Dio vi ha uniti in matrimonio. Questo dono ricevuto va difeso da ogni avversità fuori e dentro di voi; va protetto dalle insidie del male, va curato come una madre cura un figlio, come un padre si prende cura della sua casa. 
Ma cosa è la cura? La cura è l’attenzione per sé e per gli altri; è il prendersi cura, che è un po’ più arduo del curarsi; si tratta di far nascere vite e di vivere la responsabilità delle stesse per sempre; la cura chiama in causa la fedeltà che è il permanere della libertà; è difficile compiere una scelta, ma lo è ancora di più il rimanervi fedeli alla stessa; si tratta di amare e prendersi cura dell’amore che è la prima ragione della cura per ogni persona amata. Si tratta di preservare nel proprio cuore le scelte di vita, dove tra conservazione e creatività, fondamento e cambiamento si dà il senso della vita voluta e vissuta sempre e comunque.
Dio oggi vi chiede di custodire con attenzione e premura, fedeltà e responsabilità il vostro amore, quello di voi coniugi, quello di voi genitori verso i figli, l’amore all’interno della vostra casa, certi che questa casa nonostante le insidie della cultura come dell’economia, dell’individualismo come dell’edonismo, se è fondata in Cristo mai crollerà.

La nascita
Il Salvatore del mondo ancora una volta decide di abitare la vita degli uomini. Il Dio Bambino si attenda, pone la sua tenda in mezzo a noi, consapevole che è venuto fra i suoi ma i suoi non l’hanno accolto; Egli è cosciente di non ricevere un’accoglienza regale o di massa. 
In fondo l’annuncio del Natale e dunque della nascita di Dio è simile all’annuncio della famiglia che per quanto sia fondamento e risorsa della società ha poco di regale e non coinvolge la massa. Non fece notizia la nascita del Salvatore; sembra che non faccia notizia l’amore di due persone che decidono di vivere per sempre insieme. Una cosa però è certa: Gesù Cristo ha cambiato le sorti dell’umanità; ha riscritto la storia degli uomini e del mondo. La sua nascita, la sua vita e la sua morte hanno generato la vita nuova e la salvezza degli uomini di ogni tempo. Questo vale anche per la famiglia: una famiglia cristiana che mette l’Amore, cioè Dio al centro della propria vita, dove Gesù Cristo è causa e modello di ogni scelta, di ogni atteggiamento, ed è all’inizio, al centro e alla fine di ogni progetto, diventa la bella notizia per il mondo, il lieto annuncio della redenzione dell’umano e il riscatto dell’amore. 
Voi sposi siete gli angeli che cantano il gloria a Dio e annunciano la pace; voi siete la stella che orienta il cammino di tanti, di quelli che giocano a far l’amore ma non decidono per l’amore, ancorati alle teorie del pensare comune, non affascinati dalla novità di una vita insieme. Voi siete chiamati a raccontare al mondo che l’amore creativo e procreativo di un matrimonio e di una famiglia determina la storia, e fa la differenza nel suo percorso perché ne incide il corso. 

L’annuncio dell’Amore alla famiglia
Da quanto finora detto emerge la convinzione che è possibile una relazione tra l’annuncio della nascita di Gesù Cristo e l’annuncio della famiglia e che tutte due sono le due grandi belle notizie di ogni tempo. D’altronde il Natale presenta l’immagine sempreverde di una famiglia: la santa famiglia di Nazareth. Giuseppe, Maria e Gesù. Giuseppe, uomo giusto, Maria, donna del sì, Gesù, uomo Dio. Si sono ‘trovati’ a diventare famiglia: Dio ha generato nel grembo verginale di Maria, Giuseppe ha accettato di divenire padre non senza turbamento o incredulità, Gesù, è stato un figlio ‘particolare’, unico nel suo genere umano – divino. All’origine e per tutta la loro vita insieme c’è stato l’amore. L’amore di padre di Giuseppe, che ha lavorato, insegnato, ha tenuto salda la famiglia. L’amore di madre di Maria, che ha educato Gesù alla bellezza e gli ha trasmesso il fascino del vivere umano, madre del silenzio che parla al cuore del suo figlio. L’amore di figlio, Gesù, obbediente e libero, docile e creativo nell’annuncio del Regno. E così è nata e cresciuta questa famiglia e si è mantenuta fino alla fine. 
La famiglia di ogni tempo, dunque anche quella di oggi, prenda esempio dalla famiglia di Nazareth. I padri guardino a Giuseppe. In lui si trovano tutti i padri: quelli di fortuna o di avventura accanto a quelli per scelta e vero amore; padri che non sanno fare i padri perché stentano ad essere uomini accanto a padri che, custodi dei valori e dei sogni puliti, insegnano il vivere, il camminare diritti e il guardare in faccia la vita. Padri che generano accanto a padri che ammazzano, padri mai cresciuti accanto a padri testimoni di vita. Da Giuseppe imparino ad essere uomini per bene, fermi e corretti, fedeli, capaci anche di piangere per le tragedie della loro vita, sempre pronti a superare ogni avversità, uomini controcorrente, a volte senza soldi, ma mai senza amore, forti d’animo, più da lavoro che da bar o da gioco, che amino la famiglia, che spendano e si spendano per la moglie e i figli.
Le madri guardino a Maria. In lei si trovano tutte le madri: quelle che generano per amore accanto a quelle che generano da violenza, quelle che non vogliono essere madri accanto a quelle che non vedono l’ora di diventarlo. Madri oppresse dai problemi, depresse, che faticano a vivere, ancora di più ad educare, accanto a madri la cui vita è la vita dei loro figli, capaci di difenderli sempre e comunque, a torto o a ragione. Madri che aspettano sempre i loro figli…il ritorno serale a casa, un grazie detto sottovoce, un abbraccio di perdono chiesto, accanto a madri che non si fanno trovare, che latitano presenza, consiglio, ascolto, incoraggiamento. Da Maria imparino che la maternità è una cosa grande, che non si può raccontare; solo se si vive si capisce; che diventare madre è opera di Dio, il suo più grande miracolo, e che si può conservare la verginità e vivere la castità nella fedeltà di amore al proprio sposo per sempre.
I figli guardino a Gesù: in lui si trovano tutti i figli: quelli nati accanto a quelli mai nati, voluti o non voluti, amati o disprezzati; figli senza padri e madri accanto a figli dentro una famiglia; figli che crescono e maturano accanto a figli rimasti bambini; figli presi per mano accanto a figli abbandonati. Da Gesù imparino a crescere in età: della ragione come degli affetti, della maturità come della responsabilità, dell’autonomia come delle scelte di vita. In sapienza: a riconoscere il bene e a farlo sempre, ad ogni costo e a riconoscere il male per evitarlo. In grazia: graziati nel volto, nelle parole, mai disgraziati per scelte sbagliate, riconoscano i doni di Dio e amino la vita sempre.
Che sia un Natale in famiglia. Che la famiglia diventi la culla del Dio Bambino.
 
*direttore Pastorale della Famiglia