La malattia e la sofferenza viene analizzata in diversi aspetti. Il libro della saggezza tibetana ci ricorda che essa “è un avvertimento che ci è dato per ricordarci ciò che è essenziale”. Sigmund Freud interpreta la malattia come un male dell’esistenza quando non diamo il giusto valore alla vita. Papa Francesco invece, nel suo messaggio per la XXV^ giornata mondiale del malato Stupore per quanto Dio compie: «Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente…» (Lc 1,49), ha voluto incoraggiare il mondo della cristianità esprimendo apprezzamento per “tutti coloro che, nei diversi ruoli… operano con competenza, responsabilità e dedizione” per il sollievo, la cura e il benessere quotidiano di chi vive la propria esistenza nella sofferenza e ha indicato nella fede la vera forza a cui fare riferimento.
Il passaggio più significativo del pensiero di Papa Bergoglio, che molto spesso ribadisce, è racchiuso in questa bellissima frase: “Ogni malato è e rimane sempre un essere umano, e come tale va trattato. Gli infermi, come i portatori di disabilità anche gravissime, hanno la loro inalienabile dignità e la loro missione nella vita e non diventano mai dei meri oggetti, anche se a volte possono sembrare solo passivi, ma in realtà non è mai così”.
Bastano queste parole di Papa Francesco per collegare la mia esperienza di genitore e di promotore dell’Associazione Angeli della Vita per rinnovare e continuare a consacrare tutta la mia esistenza per vivere la volontà di Dio accanto a chi vive la condizione di disabilità e di sofferenza come un dono.
Ma cos’è la volontà di Dio se questa poi rappresenta una sofferenza?
In questi ultimi anni di vita ho maturato una breve risposta a questa perenne domanda che si traduce in pensiero e azione.
La volontà di Dio bisogna scoprirla nella preghiera e, per chi come me non sa pregare, vi è una scorciatoia: la “preghiera francescana o essenziale”, cioè rivolgersi a Dio chiedendogli semplicemente: “O Dio, voglio essere un Tuo strumento, fa che io possa comprenderlo con gli occhi della fede”.
Quando ti accorgi che Dio inizia a indicarti la strada giusta scopri la tua “missione di vita” e ciò accade perché la Provvidenza ti ha collocato accanto a chi nella vita necessita di essere sostenuto nei propri gesti quotidiani. Allora tutto si trasforma e riesci a vedere che quel sostegno che credi di dare, lo ricevi tali e tante volte da comprendere che nella sofferenza e nella disabilità si racchiude tutta l’energia di Dio. Questa ti fa vedere il mondo con occhi diversi, vivere i giorni della settimana come l’anticipo di giorni di festa. Per questo continuiamo a ringraziare Papa Francesco per averci regalato un anno di redenzione attraverso il mistero della “Misericordia di Dio”, visto non già concluso ma vissuto, come dicono gli inglesi, “the day after”. Quel “giorno dopo” che diventa ancora più bello se, tralasciando ogni viltà umana, si vive la propria missione di vita nello stare accanto ai sofferenti e ai disabili tanto da parafrasare la gioia di San Filippo Neri: “Preferisco il Paradiso”.