Il tempo estivo e la fuga verso le ridimensionate (dicono!) ferie ferragostane in luoghi di vacanza rischiano di far passare in secondo piano le difficoltà che sempre più numerose famiglie si ritrovano a vivere, sferzate dalla perdita del posto di lavoro e da una crisi che colpisce chi è già colpito, ma poco scalfisce chi, per sua fortuna, i privilegi del lavoro e della casa di proprietà – perché di privilegi ormai si tratta e non di diritti – ce li ha.
I recenti dati Istat confermano la malattia grave in cui versa l’Italia, e la Caritas, dal canto suo, riferisce della crescente presenza degli italiani nei Centri di Ascolto, che in alcuni casi raggiungono e superano la maggioranza assoluta delle presenze. Sono dati crescenti negli ultimi anni quelli che rivelano come il ceto medio e i gruppi sociali tradizionalmente estranei al disagio sociale sono sempre più coinvolti dalla vulnerabilità economica. Non tutte le persone e le famiglie in difficoltà economica si rivolgono alla Caritas o ad altri enti simili, per pudore, per vergogna, per non avere il coraggio di rendere nota la propria situazione di profondo disagio. Con conseguenze serie sulla qualità delle relazioni intra famigliari.
“Questa crisi, prima che economica è una crisi dell’etica e della politica. Nessuno ha la ricetta in tasca. La politica esca dai tatticismi e dalle spartizioni di potere, riduca le distanze sociali e si lasci guidare dai bisogni delle persone, a partire da quelle più in difficoltà”. Così l’associazione Libera che con il Gruppo Abele hanno promosso una campagna nazionale contro tutte le forme di povertà, che presenta dieci punti concreti sui quali unire gli sforzi di tutti per rendere illegale la povertà.
Che la politica sia distante da queste sensibilità lo denota il dibattito di questi giorni sulle riforme istituzionali. In una intervista di oggi, 31 luglio, il sociologo Franco Cassano, deputato PD, ammette che l’andamento del dibattito parlamentare sembra voler tenere a denti stretti quella tendenza della politica a “galleggiare” e a rinviare le decisioni importanti. L’impressione, questa volta non del sociologo ma del cittadino semplice, è che non ci si scontri per questioni di vera democrazia parlamentare, ma per non voler perdere poltrone a Palazzo Madama e a Montecitorio. Cassano poi lo dice deliberatamente: “Alla lunga significa proteggere quelli che sono dentro il sistema, che occupano tutti i posti a sedere, mentre ai giovani restano solo i posti in piedi”.
Ne è stata prova la maldestra operazione degli 80 euro, che sono stati assegnati a dipendenti con reddito singolo al di sotto della soglia stabilita, ma che vivono in nuclei famigliari con due redditi e immobili di proprietà, e non a nuclei monoreddito, e magari con mutuo o affitto.
Anche il movimento che si va avviando per le candidature alla Regione Puglia, ancora una volta, ricalca le fazioni interne agli schieramenti politici. Niente di nuovo sotto il sole.
Mentre intorno, più che vivere si trascina la vita.
Per tornare alla questione iniziale, credo che in questo periodo debba scattare quella solidarietà spicciola che provveda all’immediato per diverse famiglie, soprattutto quelle che celano il disagio per il senso di dignità che si portano dentro. E non è difficile rendersene conto. Che siano parenti o vicini o conoscenti, quando sappiamo di un lavoro precario o addirittura perso, di un’affitto o mutuo da pagare, di figli a carico, di situazioni che si prolungano da mesi, non ci vuol molto a comprendere che lì si vive un disagio.
I parroci dovrebbero conoscere situazioni particolari, soprattutto di chi non si presenta spontaneamente ai Centri di Ascolto. Non ci vuol molto a mobilitarsi, tra amici, tra i gruppi parrocchiali e associativi, ad aprire occhi, cuore e tasche per condividere anche il poco a disposizione.
Così i Comitati Feste patronali, chiamati in causa anche lo scorso anno ma con scarsi risultati, non toglierebbero nulla alle feste se nel bilancio aggiungessero la voce “sostegno alle famiglie”, tramite Caritas o altro canale.
Partendo per le meritate vacanze dovremmo anche lasciarci provocare e discutere in famiglia, specie se cristiana, quanto e come possiamo condividere il poco o tanto che abbiamo?