La famiglia a servizio della sfida educativa

di Ferri Cormio

Un incontro caratterizzato dalla narrazione pacata ma intensa di don Paolo Gentili, chiamato da qualche mese a dirigere l’ufficio Nazionale di pastorale familiare della Conferenza Episcopale Italiana. Da diversi anni don Paolo, Parroco dell’Immacolata Concezione in Roselle nella Diocesi di Grosseto, si occupa, della pastorale della coppia e della famiglia.

Si nota immediatamente la sua dimestichezza a cogliere i nodi problematici più che la retorica che gira intorno alla famiglia. Parte dalla definizione di amore della ‘Deus Caritas est’ ricordando che ‘si parla di amor di patria, di amore per la professione, di amore tra amici, di amore per il lavoro, di amore tra genitori e figli, tra fratelli e familiari, dell’amore per il prossimo e dell’amore per Dio. In tutta questa molteplicità di significati, però, l’amore tra uomo e donna, nel quale corpo e anima concorrono inscindibilmente, e all’essere umano si schiude una promessa di felicità che sembra irresistibile, emerge come archetipo di amore per eccellenza, al cui confronto, a prima vista, tutti gli altri tipi di amore sbiadiscono’.

Da questa citazione quanto mai pertinente e centrale, don Paolo coglie lo spunto, lanciato dal nostro Vescovo nell’introduzione, per sottolineare l’importanza della famiglia intesa come comunità educante al fianco della scuola e della Chiesa in un contesto storico complesso, pieno di insidie e di sfide. Don Paolo parla della velocità della comunicazione, mezzo attraverso cui oggi si formano le coscienze, dice di quanto sia cambiato il tempo di reazione alla notizia da quando c’era solo la Tv, e poi ieri con internet ed oggi con Facebook.

Fuori dai luoghi comuni , dalla reazione a volte ostile rispetto al contesto storico e sociale in cui siamo chiamati a testimoniare la nostra proposta di amore, c’è bisogno di calare il messaggio di salvezza che deriva dall’amore di Dio per l’uomo qui ed ora. Senza paura e senza  trovare scorciatoie retoriche che a volte provocano distanza e noia comunicativa.

Il recente documento degli Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020 non a caso è dedicato alla sfida educativa, come scelta imprescindibile per proporre ‘la vita buona del Vangelo’. Don Paolo ce ne parla come di un documento aperto, fatto per offrire un contributo che possa stimolare gli operatori dell’educazione, quindi noi Chiesa, a sperimentare piste di lavoro utili ad intercettare i bisogni dell’uomo e della donna del nostro tempo.

Sbaglia chi pensa ad un mondo senza amore, a chi pensa che gli esempi di degenerazione valoriale siano prevalenti negli uomini d’oggi, don Paolo ci presenta una serie di esempi di persone che ha incontrato nella sua esperienza pastorale, che per un incontro casuale, per una parola detta ad un mercato rionale, per un ‘NO’ detto con amore, hanno determinato atteggiamenti di cambiamento di vita e quindi di amore vero verso l’altro. A volte pensiamo che è prevalente ciò che appare con più sfarzo e a volte con violenza comunicativa, ma c’è l’uomo della porta accanto, quello che incontriamo per strada, a cui possiamo ancora dire una parola d’amore.

Citando poi la ‘Redemptor hominis’ ci dice appunto come l’uomo non può che realizzarsi nella relazione con l’altro: ‘L’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore, se non s’incontra con l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente’.

Il passaggio più significativo del suo intervento parte da questo rapporto rivelato di amore per passare al rapporto di amore che genera, di amore fecondo, di amore che trasforma, di amore incarnato.  In una coppia non basta concepire, questo è solo un passaggio, c’è bisogno di generare vita ed in questa affermazione c’è tutta la ricchezza del valore della vita donata che deve essere custodita e soprattutto seguita, educata, stimolata, sostenuta nella difficoltà.

Le doglie del parto sono un segno concreto e allo stesso modo metaforico che Dio ci lancia, il passaggio dal concepire al generare implica sofferenza, ci coinvolge in modo pieno e doloroso. Ma solo quel passaggio doloroso tra-duce il nostro amore in vita vera.Passando alle azioni e a qualche indicazione pastorale, sempre riferendosi  al documento ‘Educare alla vita buona del Vangelo’ e rispondendo alle domande emerse dal folto pubblico, ci ha parlato dell’agenda pastorale per i prossimi anni. Un’agenda che prende spunto dagli ambiti emersi al Convegno di Verona e che intercettano il tema dell’educazione e della famiglia: il rilievo da dare nell’educazione alla vita affettiva a partire dalle giovani generazioni, la capacità di vivere il lavoro e la festa come compimento della vocazione personale, la cura della tradizione come capacità di tramandare memoria e radici, l’esperienza della fragilità umana, a questo proposito interessante è stato lo spunto per parlare dei divorziati e separati come soggetti e situazioni cui porre attenzione con amore fraterno, e poi l’ambito della cittadinanza responsabile in un contesto socio politico in cui la dimensione personale sembra prevalere su quella comunitaria

 La famiglia, quindi, non solo come soggetto della pastorale ma soprattutto strumento per la nostra azione quotidiana. Anche la Chiesa dice don Paolo ha qualche responsabilità di approccio, quando pensa alla sua azione rivolgendosi solo alle persone sia come fruitori che animatori della pastorale, e provocatoriamente dice ‘mettendo in difficoltà la famiglia distraendo risorse e tempo da dedicare ad essa’, anzi in maniera ancora più forte dice ‘abbiamo pensato un modello di parrocchia per single, invece che affermare con più determinazione lo strumento famiglia o coppia o comunità’.

Insomma una buona occasione di incontro e di approfondimento  a cui dovrebbe poter seguire una progettualità meno occasionale che componga significativamente una rete di relazioni tra famiglie della nostra diocesi impegnate nel quotidiano a dare risposte alle domande difficili del qui ed ora.