Carissimo futuro primo cittadino di Terlizzi, ti scriviamo queste poche righe sincere e senza fronzoli, perché vogliamo dar voce ai nostri desideri, alle nostre aspettative. Vorremmo che i programmi elettorali fossero davvero pensati a misura d’uomo e ideati per raggiungere concretamente, e magari a breve termine, il benessere di tutta la comunità. Le parole di questa lettera appartengono alla voce di chi spesso non ha voce, di chi se ne sta dietro i riflettori, di chi osserva, di chi vive con estrema difficoltà e precarietà la quotidianità. Sono le voci delle donne, degli uomini, dei bambini, degli extra comunitari che hanno maturato il diritto di essere cittadini terlizzesi. I nostri nomi sono di fantasia, ma le nostre vite sono vere e ogni giorno si intrecciano con la complessa realtà.
«Io sono Sara e sono separata da molti anni, vivo con mia figlia disoccupata e con la mia nipotina. Non mi vergogno a dire che ho seri problemi economici e che anche riuscire a preparare almeno un pasto è davvero un’impresa difficile. So che la mia richiesta è simile a tante altre, ma davvero mi piacerebbe pensare al mio paese come ad un luogo accogliente dove poter vivere e lavorare. Non mi piace trasmettere, alla mia nipotina, l’idea che in questo paese non ci sia niente e che per avere una vita dignitosa bisogna emigrare. Vorrei darle la certezza che questo è un paese che sa interessarsi ai deboli, agli ultimi, ai poveri».
«Io mi chiamo Mohamed e vengo dal Marocco. Vivo qui da tre anni e ho un regolare permesso di soggiorno, parlo abbastanza bene l’italiano. Il mio sogno è ottenere la residenza qui e ricongiungermi con mia moglie e mia figlia che vivono ancora in Marocco. Io qui il lavoro l’ho trovato, anche se è precario. Quando in campagna c’è da fare, sono in prima linea. Vorrei che Terlizzi fosse un paese aperto e pronto ad accogliere chi ha desiderio di farne parte. Questa volta non potrò votare, ma mi auguro accada presto».
«Io sono Francesca e sono informata sul fatto che dobbiamo andare a votare. Qui bisognerebbe cambiare tutto e migliorare molte cose, perché solo se puntiamo al meglio possiamo ricercare il bello. Il brutto ci distrae, ci rassegna. Anche noi cittadini dobbiamo mettercela tutta per migliorare questo paese».
C’è anche Michele che ha solo dieci anni, sa che non potrà votare, ma sa che al suo futuro sindaco vuol chiedere che si ponga attenzione agli anziani, perché loro sono i nonni del paese e se loro sono felici e si sentono importanti e ancora utili, possono accompagnare i nipotini ai giardini e giocare con loro. Già che c’è, chiede che i giardini siano sempre belli e con giostre funzionanti e sicure.
«Sono Paolo e non ho tanta voglia di esprimermi; ammetto, però, che questo paese non mi ha reso felice. Avevo un lavoro come meccanico una volta, ma proprio non riuscivo a sostenere il peso delle tasse e tutta quella burocrazia, così ho dovuto lasciare. Ho avuto anche qualche problema di salute che mi ha invalidato. A volte non mi sento capito, accolto e ora a 62 anni mi sento, come… rassegnato. Non chiedo nulla e non mi aspetto più nulla dal primo cittadino, tanto qui non cambierà mai nulla. Guardo i tanti manifesti della campagna elettorale, ma non mi fido più. Andrò a votare, perché lo ritengo un dovere».
«Il mio nome è Giovanni, e ho un lavoro molto precario. Vivo con mio fratello e sono speranzoso. Credo che si possa sperare in un futuro migliore per Terlizzi e pur non avendo un’idea precisa sul cosa o sul come cambiare, credo che al sindaco almeno un’opportunità vada data».
«Anche io andrò a votare e per la prima volta da quando sono qui. Mi chiamo Fatima e vivo a Terlizzi da quattordici anni, ho la residenza da pochi anni e ho ricevuto il mio certificato elettorale. Ho visto tante pubblicità in giro, alcune davvero gigantesche. Ho in mente tante facce, i nomi non li ricordo. Non conosco nessuno dei candidati personalmente e sinceramente non so cosa aspettarmi. Sono orgogliosa di andare a votare e mi auguro che chi guiderà il paese sia corretto, onesto e interessato ai suoi cittadini».
Caro futuro sindaco, ci sono in questa lettera anche le voci dei tanti giovani e adolescenti che chiedono spazi verdi, piste ciclabili, un teatro per la cultura, una corretta informazione e formazione sulla raccolta differenziata per aiutare chi non ha ancora una vera coscienza civica. E chiederebbero tanto altro, se non fossero consapevoli che bisogna cominciare dal poco per poi crescere e guardare sempre più lontano. Non solo aspettative di grandi cambiamenti si alzano da queste voci, caro sindaco, ma anche il desiderio di farsi cambiare, di farsi aiutare da una guida credibile e giusta, perché bisogna ammettere che solo se i cittadini si impegnano ad amare e rispettare la loro città, le cose possono funzionare.
Ci auguriamo il meglio, perché meritiamo il meglio.
(© Luce e Vita n.21 del 21/05/2017)