Metti una decina di famiglie in trasferta

Lorenzo Pisani

Che i tempi fossero ormai maturi lo si è capito in inverno. Durante gli incontri si parlava di vangelo, che vuol dire “buona notizia”. Ma quale sarà mai questa buona notizia? E intanto più di uno diceva: andiamo a passare qualche giorno insieme! E alla fine un weekend di gruppo si è fatto. Solo due notti, essendo la prima esperienza. Non troppo lontano: metti che qualcuno vuole raggiungerci anche solo per mezza giornata.
E così, al primo weekend di luglio, ci siamo ritrovati a Nardò, all’Oasi Tabor. Nove famiglie il venerdì, aumentate fino ad undici la domenica. Con noi don Giuseppe, e poi Lisa, Mariella, Silvia, per darci una mano con i nostri bambini, un folto stuolo di piccole pesti.
Il programma è stato tutto sommato semplice: una mattinata sulla spiaggia di Sant’Isidoro, un pomeriggio di formazione, una visita alla tomba di don Tonino ad Alessano. E ancora: un paio di passeggiate, a Nardò, per il festival del teatro di strada, e a Galatina, per visitare la Basilica di Santa Caterina. Una lunga colonna di auto ha percorso i dintorni di Gallipoli.
Due giorni spensierati, ma col tono giusto.
A inizio e fine giornata un momento di preghiera, semplice e breve, in cui abbiamo ripreso qualche brano commentato nell’anno appena trascorso. Prima di cenare la messa. Costante il ricordo degli amici che sono rimasti a casa.
Il pomeriggio di riflessione è stato di cerniera, per chiudere l’anno trascorso, dedicato alla buona notizia, e presentare il tema del prossimo anno, la misericordia. Fin dall’Antico Testamento Dio è invocato come paziente e misericordioso, ma la rivelazione del volto di Dio diventa perfetta attraverso le parole e i gesti del Figlio Gesù. Dovremo abituarci a pensare “Dio è Gesù″, come scriveva il biblista S. Fausti.
Bello e intenso l’intervento di don Giuseppe: essendo noi stessi genitori possiamo iniziare a capire il modo in cui Dio si rapporta alle sue creature, da Padre che ama, e ama con maggiore tenerezza proprio i figli riconosciuti più deboli.
Siamo tornati più amici, e più di uno si è rammaricato che i giorni fossero soltanto due.
Questa la cronaca. Ma, oltre la cronaca di queste quarantott’ore, si può iniziare a leggere qualcos’altro. Ad esempio i nostri bambini, da 11 anni a 18 mesi (più un pancione!), si sono ben amalgamati. Se Dio vuole (e se noi ci impegnamo in tal senso), questi bambini rimarranno amici e saranno il futuro della parrocchia.
Dunque queste due giornate possono dire qualcosa a noi stessi e alla comunità ecclesiale.