Omelia per i funerali di Mons. Luca Murolo

26-11-2016
MOLFETTA
PARROCCHIA MADONNA DELLA PACE
26 NOVEMBRE 2016
—————————–

Cara Eccellenza don Felice, cari sacerdoti, diaconi, religiosi/e, carissime sorelle e fratelli di don Luca, Dina, Angela, Onofrio, Mario, Nino, nipoti e pronipoti, l’affetto per una persona cara e la fede in Gesù Risorto ci hanno convocati intorno alla Parola di Dio e all’Eucaristia.
Noi cristiani, sostenuti dalla fede in Cristo Risorto, crediamo che il dies mortalis è il dies natalis. Pertanto, più che di mestizia, la liturgia funebre, per il cristiano, deve colorarsi di luce, speranza e gioia. La vera nascita corrisponde al nostro arrivo in Cielo. Con il Santo Battesimo siamo con- sepolti in Cristo, ma anche risorti con Lui.
La Liturgia della Parola ci invita a considerare la vita terrena come una momentanea permanenza in un mondo che passa. Ammainata la tenda del nostro corpo mortale, il Signore ci chiama a vivere in un’abitazione eterna, nei cieli (cf 2Cor 5, 1).
Una cosa è certa: non conoscendo quando ciò avverrà, sia l’Apostolo Paolo che Gesù, ci esortano alla vigilanza e alla pienezza dell’impegno nella vita quotidiana. “Sforziamoci di essere graditi al Signore. Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male” (2Cor 5, 10).
Gesù, nel brano evangelico di Luca, raccomanda ad ognuno di noi di essere pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese” (Lc 12, 35), attendendo lo sposo che bussa alla porta della nostra vita, per far festa con noi.
Notiamo che in questo brano del Vangelo di Luca, come nell’Apocalisse (Ap. 3, 20), più che l’uomo, è il Signore a bussare alla porta. Finché ne abbiamo la possibilità, dovremmo ascoltare la sua voce, riconoscerlo nella persona del prossimo e adoperarci per accogliere il Divino Ospite, nelle condizioni più convenienti: con le mani piene di opere buone, con il cuore distaccato dalle cose terrene, con l’animo in festa.
Per amare la Vita (con la lettera grande), è necessario viverla in pienezza, anche nelle sue ombre, nelle tempeste e nelle fatiche.
Oggi diamo il saluto cristiano a don Luca, fondatore di questa comunità parrocchiale “Madonna della Pace”. Domenica sera, Solennità di Cristo Re, ho visitato don Luca in ospedale, sapendo il suo grande amore per la Regalità di Cristo. Abbiamo pregato insieme, gli ho dato l’assoluzione e l’indulgenza plenaria. Era raggiante, si è segnato con la croce, mi ha abbracciato. Gli ho dato la corona che egli porta nelle sue mani, per sempre! Vi ho pensato tutti, in quel momento. Immaginavo che fosse l’ultimo!
Da quando egli non era più parroco di questa comunità, ogni anno, come oggi, 26 Novembre, anniversario della fondazione della Chiesa, don Luca veniva qui, a raccogliersi in preghiera per i suoi fedeli. Non ha voluto mancare neppure quest’anno! Egli è qui tra noi, a trasmetterci il  testimone di una fede vissuta in pienezza.
Don Luca, ne sono certo, rimarrà a lungo nei nostri cuori, perché la sua esistenza terrena l’ha vissuta sull’esempio di Cristo, beneficando e consolando tutti! Da giovane prete fino all’ultimo, non ha pensato ad altro che a fare del bene: come educatore nel Seminario minore, nell’insegnamento nelle scuole pubbliche, come guida spirituale di molte anime che a lui si rivolgevano in ogni ora della sua giornata.  Egli sarà rimpianto per la sua umile, dotta ed esemplare presidenza del Tribunale Ecclesiastico Regionale;  per la puntuale e sapiente collaborazione presso il Consultorio Familiare Diocesano. Quante ore egli ha trascorso, come penitenziere della Cattedrale, ascoltando e consolando i penitenti!
Una persona stamattina mi ha detto: “Bisogna sentirsi fieri di aver conosciuto don Luca, per la sua umiltà e generosità”. Un papà, sentita la notizia della morte di don Luca mi ha confidato: “Ha dissuaso molte mamme dall’abortire”. Questo è davvero bello! Sono certo che qui tra noi, c’è qualche giovane che deve la vita proprio a lui, perché ha convinto la sua mamma a portare avanti la gravidanza, probabilmente non desiderata o ritenuta insopportabile per motivi materiali. So che don Luca ha aiutato alcune di queste famiglie, anche con mezzi economici personali.
Son queste, solo alcune note bellissime della vita di un sacerdote e di un uomo che prontamente, senza perdere tempo, ha atteso il Signore, prodigandosi per il prossimo.
Io personalmente conservo indelebili ricordi di don Luca. Non posso dimenticare la sua amabile paternità, la sua spontanea ironia, i suoi intelligenti e discreti suggerimenti. Per non mettere a disagio le persone in difficoltà, a volte, le riceveva in casa sua, anziché nella sede istituzionale del Tribunale.
Ringrazio tutti coloro che hanno preso parte al dolore dell’intera famiglia. Grazie al Commissario Prefettizio, al Presidente del Tribunale Ecclesiastico Regionale con tutti i suoi collaboratori, agli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi della Regione, al Parroco don Angelo Mazzone, a don Mirco Petruzzella e a tutti i parrocchiani della “Madonna della Pace”.
Ringrazio i medici, gli infermieri e coloro che hanno curato ed assistito in Ospedale don Luca. Ringrazio il giovane Rocco, che ha vegliato di notte don Luca, negli ultimi giorni.
Il 15 Gennaio, giorno della mia nomina a Vescovo della nostra Diocesi, con un messaggio telefonico mi ha semplicemente scritto: “Ti voglio bene”. Ora, lo diciamo a te, caro don Luca: ti vogliamo bene, te ne vorremo ancora. Prega per noi, per questa Comunità parrocchiale, cittadina e diocesana! Il Signore ti accolga nel suo Regno e che tu lo riconosca così come Egli è!
Così sia!

+ Domenico Cornacchia
Vescovo di Molfetta – Ruvo – Giovinazzo – Terlizzi

“”