Omelia per la Festa della Madonna di Sovereto – Aprile 2016

23-04-2016
FESTA DELLA MADONNA DI SOVERETO
TERLIZZI 23 APRILE 2016
::____
 
         Carissimi sacerdoti, autorità civili e militari, fedeli tutti, buona Festa della Madonna di Sovereto. Saluto con affetto speciale tutti i presenti e quanti sono lontani dalla nostra Città per motivi di lavoro, di studio o altro. Un ricordo speciale nella preghiera è riservato per i nostri ammalati e bisognosi! Un cordiale bentornati ai nostri fratelli e sorelle emigrati!
         Oggi, come un tempo a Cana di Galilea, Maria, insieme a Gesù e ai Discepoli, è qui a farci compagnia e a vivere con noi la festa dell’intera Città di Terlizzi.
Ci siamo preparati con il Settenario di preghiera e di riflessione alla giornata odierna. Ringrazio i sacerdoti che ci hanno guidati ed aiutati.
         Desidero rivolgermi a voi, cari fratelli e sorelle di questa splendida Città dei fiori e dei profumi che essi emanano in tutte le stagioni dell’anno. Noi stessi, con la nostra vita, siamo chiamati a profumare e, a rallegrare il cuore e la vista di coloro che ci sono attorno o che incontriamo quotidianamente.
         Stiamo celebrando l’Anno Giubilare della Misericordia voluto da Papa Francesco. Nella Salve Regina, antica preghiera mariana, noi invochiamo Maria  quale Madre di Misericordia.
         Mi piace invocarla così questa mattina: Madre della Misericordia. Lei, come un’autentica mamma, intuì e prevenne il disagio in cui si trovarono gli sposi di Cana di Galilea. A Maria, sull’esempio dei nostri antenati, anche noi vogliamo ricorrere specie nei momenti in cui ci sentiamo smarriti, delusi, demotivati, traditi e senza speranza!
         In talune circostanze, all’abbondanza delle vivande sulle nostre mense, corrisponde la penuria dell’elemento più importante, che è l’amore e la condivisione.
         Non è forse vero che in certi momenti, ci sediamo a tavola con nausea, più che con appetito e con gioia?! Così come, prima di prendere posto, ci scegliamo i commensali, evitando coloro con cui c’è un certo attrito o qualche dissapore. Vale a dire che, un giorno di festa, può diventare una tortura oppure occasione di grande disagio, per noi e per gli altri.
         Il vero malessere dunque, molte volte, anziché essere causato dalla mancanza di cibo o di bevanda, viene accentuato dall’abbondanza dell’odio o dell’indifferenza.
         Quest’oggi però, siamo in compagnia di una donna speciale, la mamma di Gesù e la mamma nostra! Lei ci aspetta, ci accoglie e ci ammaestra.
         L’amore di una mamma si manifesta non solo quando viene chiamata in causa dal proprio figlio, ma soprattutto quando lei, quasi per istinto, anticipa e soddisfa il bisogno di aiuto della propria creatura!
         Maria, senza che nessuno l’avesse interpellata, si accorge che il vino era finito e, per evitare un grave ed increscioso disagio agli sposi, rivolgendosi al suo Figlio Gesù, dice semplicemente “Non hanno più vino” (Gv 2, 3).
         Il vino, nell’antichità, era usato anche come medicina, come anestetico, per tamponare qualche ferita di leggera consistenza. Era un intervento spontaneo e alla portata di tutti. Successivamente, il vino è diventato elemento essenziale sulla nostra tavola, dolce al palato e tonificante per lo stomaco.
         Da notare che in tutto il Vangelo, ad eccezione del Fiat dell’Annunciazione, solo qui, Maria esprime una parola! Ed è una parola di amore, di carità e di vicinanza a chi è in grande disagio!
Lei dunque, parla semplicemente per chiedere come soddisfare la volontà di Dio e per aiutare, per soccorrere quegli sposi in difficoltà.
         Maria è convinta che solo la potenza soprannaturale del Figlio Gesù può risolvere l’increscioso disagio della mancanza di vino. Subito, nonostante una certa puntualizzazione di Gesù, lei, madre premurosa, suggerisce ai servi di eseguire quanto Egli avrebbe detto di fare!
         Certamente, Gesù poteva far trovare nei recipienti vuoti, il succulento frutto della vite. Invece, chiede la cooperazione umana. Comanda semplicemente di riempire di acqua le giare! Esse rappresentavano la freddezza e la durezza del cuore dell’uomo. Infatti, quante volte a qualcuno noi diciamo: hai il cuore di pietra, sei freddo come la pietra!
         Gesù è venuto a sostituire il nostro cuore di pietra con uno di carne, cioè, con uno che sa amare, che sa interpretare i bisogni del prossimo e che sa intenerirsi con chi è  nella necessità.
         Il Signore è venuto a chiamare tutti gli uomini, di ogni tempo, come speciali commensali alla mensa del perdono e della grazia divina. La volontà del Padre è:“Che non perda nessuno di coloro che mi ha dato!”.
         Dal racconto evangelico, assai suggestivo e ricco di tenerezza, vediamo che Maria è la via privilegiata attraverso la quale possiamo meglio e più facilmente raggiungere Gesù.
         Gli antichi uomini di spirito esortavano i propri figli spirituali con la bessima giaculatoria“ad Jesum  per Mariam”: a Gesù, per mezzo e per intercessione di Maria! Anche noi, con gioia eseguiamo ogni comando che il Signore ci darà!
         Maria è madre della Misericordia. Lei è madre di Gesù che è l’incarnazione per eccellenza della Bontà Divina! Maria ha generato Gesù con il suo corpo, ma prima lo ha generato nella fede e nello spirito. A lei che si era fidata dell’onnipotenza del Signore, l’Angelo, nell’Annunciazione, aveva replicato: “Nulla è impossibile a Dio”!
A Maria chiediamo la medesima robustezza della sua fede in Dio. Chiediamole di eseguire ogni comando del Signore, con fiducia, mettendoci a totale servizio del prossimo, come i servi del vangelo. Passiamo a versare sulle ferite umane, il vino della consolazione e della speranza.
         San Giovanni precisa che quello di Cana di Galilea, fu il primo miracolo compiuto da Gesù; nel senso che ne compì molti altri.          Soprattutto, significa che Egli vuole perpetuare, attraverso noi, il miracolo della trasformazione, non tanto dell’acqua in vino, quanto quello di rinverdire il deserto di molti cuori, di illuminare il cammino di chi è vittima della cecità del peccato o di chi è schiacciato dal peso di una vita senza futuro!
         Pochi pani e pochi pesciolini, offerti dalla generosità di un bambino servirono a Gesù per sfamare una grande moltitudine di persone.
Quello che doneremo con gioia al Signore, potrà restituire serenità e giubilo a tanti cuori spenti e sofferenti! Accendiamo la speranza, alimentiamo la fiducia, indichiamo il sentiero della giustizia e della misericordia! Facciamolo però, più con la nostra vita che con le semplici parole!
         Il maestro di tavola (Gv 2, 10) disse una cosa molto vera: “Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono” (Gv 2, 10).
         Mi sembra che corrisponda alla realtà odierna: Il mondo, per sedurre i nostri cuori, inizialmente ci offre il vino buono dell’illusione, dei facili sogni e dei guadagni a poco prezzo, ma dopo ci presenta il conto, pesantissimo, che nessuno potrà saldare!
         Viceversa, la proposta del Signore Gesù, inizialmente sembra impossibile e pesante, dopo, però, diventa giogo soave, sopportabile e liberante!
         Chiediamo a Maria la sua intercessione, affinché sulla tavola della nostra vita, nei nostri cuori, non manchi mai l’essenziale vino dell’ amore, della solidarietà e della gioia autentica!
         La festa deve continuare! Al primo miracolo compiuto da Gesù, facciamone seguire molti altri che ognuno deve compiere. Seduti alla mensa della propria casa e partendo dai propri intimi e vicini, passiamo a servire il vino della letizia, della condivisione  e della solidarietà, nelle coppe traboccanti dei nostri cuori!
         Come Maria, anticipiamo e preveniamo con discrezione, semplicità e generosità, il grido di aiuto di coloro che sono nella sofferenza e nella disperazione!
         Viviamo questa festa terrena, come anticipazione della Festa celeste. Quanti sono nel dolore e nella solitudine qui in terra, siano nel giubilo senza fine, in cielo!
Così sia!

+ Domenico Cornacchia
Vescovo di Molfetta – Ruvo – Giovinazzo – Terlizzi

””