Saluto in piazza in occasione della festa della Madonna di Corsignano 2016

21-08-2016
         Cari fratelli e sorelle, autorità tutte, Comitato Feste patronali, “gruppo dei portatori”, amici ed amiche venuti da altre città vicine o lontane, questa sera realmente ci sentiamo una sola famiglia, accolti dall’unica Madre, Maria, che noi chiamiamo di Corsignano. Un saluto affettuoso, del tutto particolare, ai nostri emigrati, di cui ci sono dei graditissimi rappresentanti, dagli USA.
         Maria è scesa per le nostre strade, ha guardato tanti volti, solcati da fiumi di lacrime, di dolore, ma anche di serena speranza e di fiducia.
         A Maria abbiamo parlato dei nostri figli, dei nostri papà e delle nostre mamme, dei disoccupati, degli ammalati, dei bisognosi, in molti modi, nei giorni passati. Con Lei abbiamo aperto il libro dei bisogni e dei desideri, non solo nostri, ma anche di molti dei nostri concittadini.
         A Lei Gesù, suo Figlio, prima di spirare in croce ha detto: “Donna, ecco  i tuoi figli” (in quel momento si rivolgeva all’Apostolo Giovanni). Stasera, quei figli siamo tutti quanti noi.
         In modo assai emblematico ed originale, abbiamo visto che le due espressioni della  nostra Città di Giovinazzo: quella civica e quella religiosa, possono convivere bene! Questo è bello.
         Abbiamo messo insieme anima e corpo; fede e folklore; tradizione e innovazione! Ci siamo sentiti coinvolti nel medesimo alveo della convivialità più bella, serena e pacifica.
         Vorrei che non fosse solo un sogno, ma l’inizio di uno stile di vita nuova, propositiva e, direi provocatoria. Sì la fede e la qualità di vita, devono far rumore! La presenza del lievito nella massa e, del sale nella minestra, si vede dagli effetti, dal risultato.
         Non possiamo passare indifferenti sulla scena di questo mondo, dobbiamo affrontare i problemi, dobbiamo viverli come fossero nostri, anche se appartenenti ad altri.
         Tutto ciò significa voglia di cambiamento, di novità e di rinnovamento. Lo desideriamo tutti, ma cominciamo da noi per primi. Ciascuno  nel proprio ruolo e nei suoi tempi! È la squadra che vince, non il singolo giocatore.
         Quando si spegneranno i riflettori della Festa, non dobbiamo ripiombare nel buio dello sconforto, della solitudine e dello scoraggiamento.
         Lasciamoci mettere in discussione dal fermento positivo del Vangelo, degli esempi di grande generosità e di servizio che pure ci sono in mezzo a noi.
         Da oggi vogliamo dire a ciascuno I Care (= ho a cuore, mi importa dell’altro), così come insegnava Don Milani ai suoi ragazzi di Barbiana, ma soprattutto come ci ha testimoniato Gesù.
         Se realmente abbiamo accolto Maria nelle nostre case, nelle strade che percorriamo ogni giorno, la nostra vita deve mutare stile! A Maria, chiediamo una voglia straordinaria di guardare in modo nuovo le persone e le cose di sempre! Sforziamoci di scoprire, nell’altro, quell’ aspetto inedito, positivo, luminoso e gioioso, che certamente è presente.
         Ha commosso il mondo, a Rio De Janeiro  il gesto di quella giovane atleta che, verso il traguardo vittorioso della corsa, si è fermata, invece, a prestare soccorso alla sua rivale, caduta e sfinita per terra. La vera medaglia è stata la sua solidarietà, il suo amore per una compagna che fino ad allora si doveva solo superare. Il cronometro invece, si è fermato! Ha vinto la prossimità, la generosità, la com-passione.
Cosa occorre affinché anche noi facciamo lo stesso? Ci vuole più passione, più amore e più convinzione in ciò che facciamo! “Accogliere è cambiare”, è “fare spazio all’altro”, ha detto recentemente una donna che vive in prima fila i problemi di accoglienza dei rifugiati in Italia.
         Sì, pensiamo quando in famiglia si accoglie una nuova creatura che nasce; un componente che si ammala o che perde il lavoro, che vive una forma di precarietà: cambia lo stile di vita di tutti gli altri. Il problema di quella persona, diventa di tutti! Con Maria, in casa nostra, nel nostro cuore, diamo un reale impulso all’amore, al perdono e alla solidarietà.
         Gareggiamo nel prendere il via, sconfiggiamo l’indifferenza e diamo precedenza non all’amore della forza, ma alla forza dell’amore.
         Concludo con una bellissima espressione di Papa Benedetto XVI: “Quando vi sentirete tristi, quando vi offenderanno, intrattenetevi col Cielo. Allora la vostra anima troverà la quiete”! In Cielo c’è Maria, guardiamo a Lei, sempre!
Auguri a tutti e così sia!

+ Domenico Cornacchia, vescovo

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