Tornare umani

di Angela Paparella

Il buon gusto. Forse dovremmo ripartire di qui, a proposito di nuovo umanesimo, da una cura ed una educazione al buon gusto.
A girarci intorno, si assiste ad un imbarbarimento di usi e costumi, di gesti e linguaggi, persino di pensiero corrente. Ad una soglia sempre più bassa di consapevolezza di ciò che è opportuno, lecito, moralmente sostenibile. Al pettegolume becero, guardone e consumista. A chi la spara più grossa e se non è vera, poco importa, verrà immediatamente triturata nel frullatore dell’informazione, confusa e gridata. Ad una spaventosa decrescita di sensibilità verso l’altro, verso la sua privacy e dignità di persona. Il dis-umanesimo imperante. 
In pochi giorni abbiamo assistito in questo senso ad una serie di episodi preoccupanti: dalle foto insostenibili, scattate da un balcone, al corpo dilaniato di una ragazzina e fatte girare da autentici imbecilli sui vari gruppi di whatsapp, al crudele scherzo di una nota trasmissione radiofonica ai danni di un uomo politico chiaramente in difficoltà, ad un articolo senza alcun fondamento, rimbalzato sui giornali, con supposizioni ed illazioni sul nostro Vescovo. Un atteggiamento di fondo, comune: colpire chi abbiamo di fronte nel momento in cui ci sembra più fragile, più debole e indifeso e goderne. C’è da riflettere: tutta la nostra esagerata attenzione alla privacy si frange sullo scoglio sempre più massiccio della violenta sete da collezione di scandali, fatti pruriginosi o macabri. Sempre più in basso, oltrepassando ogni limite, senza limiti. Fino a quando… non toccherà a noi. Da carnefici a vittime, in un triste gioco di ruolo dove si perde sempre. Tutti.