Omelia nella veglia di Pasqua

Cattedrale, 26 marzo 2016
26-03-2016

Carissimi sacerdoti, diaconi, fedeli tutti, non potete immaginare la mia gioia e la mia grande emozione nel presiedere qui tra di voi, per la prima volta la Solenne Veglia di tutte le Veglie, quella della Risurrezione di Gesù Cristo! Un dono incommensurabile mi ha fatto il Signore! Grazie a Lui e grazie a voi tutti, che siete la mia gioia, la mia famiglia e il mio tutto! Preghiamo perché il Signore ammetta nella Pasqua eterna i nostri Vescovi e sacerdoti che ci hanno preceduti!
Abbiamo concluso il cammino quaresimale e ci apprestiamo ad incamminarci
nella Luce del Cristo Risorto!
Davvero il Signore è di parola: Egli non è rimasto prigioniero e oppresso nel sepolcro, ma è risorto vittorioso! “O morte io sarò la tua morte”, così abbiamo cantato in una antifona mattutina, quest’oggi!
Con Gesù non calerà più sulla terra l’ombra della morte, ma della vita!

Semplicemente dobbiamo fidarci di Lui, credere nella sua Parola, saper attendere l’alba del nuovo giorno senza tramonto!
La logica della vita deve prevalere, senza essere schiacciata ed annientata dalla temporanea fase dell’annientamento! “Il chicco di frumento che muore e marcisce, dà molto frutto”, aveva affermato il Signore!
Siamo stati creati per la vita, la vittoria, la luce, non per la morte!
“Il desiderio annulla la distanza”! Dobbiamo e possiamo accorciare la distanza tra noi e Cristo, Vera Vita, nella misura in cui ci scuotiamo di dosso la zavorra del nostro peccato!
Le numerose rappresentazioni della Passione del Signore, le suggestive, spi- rituali e certo, non brevi processioni dei giorni passati, ci hanno introdotto nella comprensione di quanto stiamo celebrando!
L’Anno Giubilare della Misericordia ci deve fortemente richiamare che tutti dobbiamo uscire dal letargo spirituale, dobbiamo uscire dai sepolcri che sembrano mausolei, opere d’arte monumentali, ma che dentro contengono corruzione e morte! Pasqua non è tirar fuori dal guardaroba l’abito nuovo, ma rinnovarsi nel cuore e nella mente!
Gesù è venuto, dice la profezia di Isaia, per curare le ferite, lenirle con l’olio della consolazione, fasciarle con la misericordia e curarle con la solidarietà e l’attenzione dovuta. Così ci ricorda Papa Francesco nella Bolla di indizione dell’Anno della Misericordia (15).
Chi di noi non ha bisogno delle cure spirituali e corporali del Signore Gesù? Poi soltanto, dobbiamo comprendere che noi pure dobbiamo prolungare la sua missione qui ed ora!
I veri cristiani non sono spettatori delle vicende terrene, ma si devono lasciare coinvolgere, interrogare e compromettere da esse!
Dobbiamo vivere da testimoni della Risurrezione di Cristo. Dovunque, tutto deve rifiorire, rinascere e risplendere, al nostro passaggio!
Gesù è venuto ad insegnarci che la vera gioia sta nel fare della propria vita qualcosa di bello per gli altri! Noi viviamo grazie alla generosità e all’amore gratuito del Figlio di Dio! Ho trovato scritto che:
“Si sopravvive di ciò che si riceve, ma si vive di ciò che si dona”!
Questo dev’essere il nostro programma di vita, questo è l’obiettivo verso il quale dobbiamo correre: fare della nostra vita un dono senza misura, senza pregiudizi e senza tristezza nel cuore! Morire per risorgere!
Le donne del Vangelo, smarrite ed afflitte per la morte del loro Maestro, si
mettono sulle sue tracce e vengono appagate, nonostante il timore e lo sgomento!
Carissimi, dobbiamo imparare non solo a cercare, ma a trovare!
Dobbiamo trovare il Signore, senza fermarci alla prima stazione intermedia! “Il Signore si fa trovare da chi lo cerca”!

Se davvero abbiamo trovato il Signore, torniamo, come le donne del Vangelo e Pietro, sui nostri passi, portando a tutti l’eco del grido della vita che ha sconfitto la morte!
Ricordo che un giorno, Mons. Tonino Bello andò in una scuola di bambini e la maestra chiese loro chi fosse il Vescovo. Un bimbo, assai vispo, subito rispose: “È quello che fa suonare le campane”! Non poteva esserci definizione più bella!
Come vorrei poterla applicare a me, questa definizione!
Io, voi, tutti, se realmente abbiamo incontrato Gesù, vivo e vero, dobbiamo far suonar a festa le campane nel cuore di chi è stufo della vita, del disperato, del peccatore che si pente, del giovane e dell’anziano, del vicino e del lontano!
Solo allora e, solo così, sarà Pasqua! Auguri a tutti!

+ don Mimmo Cornacchia, Vescovo