Omelia per l’apertura della porta santa a Ruvo di Puglia

Ruvo di Puglia, Concattedrale, 27 febbraio 2016
27-02-2016

Ringrazio gli operatori di ruvesi.it e Chiara Cioce, per la diretta e il servizio fotografico! Colgo l’occasione per salutare e benedire coloro che si collegano in diretta o in differita, con noi, da Ruvo di Puglia!
Carissimi fratelli e sorelle, sacerdoti, religiosi/e, consacrati laici, Signor Sindaco, autorità civili e militari, grazie della calorosa accoglienza riservatami. Grazie della vostra presenza e della vostra vicinanza. Siete i benvenuti nel Signore! Saluto con sincero affetto tutti gli ammalati, gli anziani, gli impediti che sono accanto a noi con la loro spiritualità e la loro preghiera. Saluto, altresì, tutti i nostri concittadini emigrati, gli immigrati e tutti coloro che si trovano in
particolari necessità!
Un cordiale saluto lo inviamo a S.E. Mons. Nicola Girasoli, nostro illustre concittadino, Nunzio Apostolico e rappresentante del Papa nei Caraibi.
La Parola di Dio appena ascoltata ci invita ad avere fiducia nel Signore, ad
avvicinarci a Lui, fuoco che arde e che non si consuma (Es 3, 3)!
Anche noi, come Mosè non smorziamo il desiderio di vedere il Volto del Signore, il quale però ci raccomanda semplicemente di toglierci i sandali, cioè la zavorra della nostra umanità ferita, del nostro peccato, che ci impedisce di incrociare il nostro sguardo con il suo e di sintonizzare il nostro cuore con il suo!
Noi siamo chiamati a testimoniare ciò o chi soltanto contempliamo!
Non dimentichiamo, come dice l’Evangelista Matteo, che nostro Signore cammina in mezzo a noi, nelle vesti del povero, del forestiero, del carcerato e del bisognoso (cf Mt 25)!
Abbiamo attraversato la Porta Santa della nostra Concattedrale e, insieme alla Chiesa universale, stiamo celebrando questo speciale Anno Santo della Misericordia!
Quello che abbiamo vissuto o che vivremo in seguito, non è un atto magico o scaramantico, ma un esplicito invito a cambiare vita, a lasciarci purificare dalla carità di Cristo! Non temiamo di attraversare il crogiolo della carità che, come fuoco, non solo brucia e distrugge, ma purifica, toglie le scorie e amalgama!
Oh, come vorrei che in questo tempo, davvero ci sottoponessimo ad una
autentica purificazione interiore ed esteriore!
Immaginiamo una porta stretta, per la quale dobbiamo metterci in salvo: il
passaggio sarà possibile solo a condizione che ci liberiamo dal superfluo e da quanto ci impedisce di andare, agevolmente, oltre! Passare, incontrare o abbracciare
Cristo, significa cambiare vita e stile di comportamento, non semplicemente abito.
Io sono qui, perché chiamato e inviato dal Signore! È Lui che, attraverso la mia povera persona ed i suoi ministri e i suoi sorveglianti, ancora continua ad osservare la nostra miseria, la nostra oppressione, ad ascoltare i nostri gemiti, le nostre grida (cf Es 3, 7ss)! Soprattutto sono qui per facilitare il cammino di ognuno verso e attraverso Cristo!
L’Apostolo Paolo ci ha ricordato che i nostri Padri hanno attraversato il “Mar Rosso”, sono passati sotto la “nube”, sono stati sottoposti alla purificazione del deserto, prima di giungere alla Terra Promessa. Soprattutto, sono stati poi purificati nelle acque del santo Battesimo e si sono dissetati all’acqua della roccia che è Cristo!
Questo è quanto noi stessi dobbiamo vivere e fare: dissetarci di Cristo, purificarci alla sorgente del suo amore, del suo perdono, nutrirci della sua Parola e del suo esempio.
Pertanto, nostro Signore, chiamandoci alla sua sequela, si attende che esprimiamo i frutti spirituali e temporali di cui il mondo ha tanto bisogno!
Ognuno deve esprimere, sia nel mondo che nella Chiesa, quelle qualità che è in grado di manifestare! Ciascuno passi attraverso le acque purificatrici e rigeneranti della preghiera, della carità, del perdono, della gratuità, dell’onesto vivere! Questo sarà gradito a Dio! Questi sono i frutti che dobbiamo manifestare! Coraggio, sappiamo che l’albero deve essere potato, per fruttificare! La nostra fede, solo superando la prova, si irrobustisce! Solo così potrà dare frutto. Nessuno deve sentirsi tanto sterile da non poter offrire qualche frutto al Signore, ma neppure dobbiamo assolutizzare le nostre qualità e i nostri talenti, da chiuderci alla Grazia e al sostegno del prossimo! “Chi crede di stare in piedi,
guardi di non cadere!” (1Cor 10,12).
Al Signore chiediamo il dono dell’umiltà, della comunione e della solidarietà! Questa Città, che si è sempre distinta per la laboriosità e per la fede, possa vivere una nuova primavera spirituale, morale e sociale. Aiutiamoci gli uni gli altri, sosteniamoci soprattutto con il buon esempio, discreto, autentico ed efficace! Gareggiamo nel volerci bene e nel perdonarci! All’inizio della Quaresima ci è stato raccomandato: convertiti e credi al Vangelo! “Credere è voltare pagina nel
proprio comportamento”. E gli altri se ne devono accorgere!
Miei cari, vi sento già parte della mia vita, del mio cuore! Sono qui ad incoraggiare ciascuno di voi a camminare speditamente tenendo fisso lo sguardo al Signore e sentendo l’incoraggiamento dei fratelli che ci sono accanto!
Auguro a tutti di essere sempre, gli uni per gli altri, come quel contadino del Vangelo che, prendendo le difese dell’albero, alquanto pigro, disse: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime” (Lc 13,8) – non il secca tutto! –. La Vergine Santa Maria delle Grazie, San Biagio e i nostri Santi Protettori intercedano per noi.
Auguri e pregate per me!

+ Domenico Cornacchia, Vescovo