Omelia per l’ordinazione sacerdotale di don Vincenzo Sparapano

Ruvo di Puglia, Concattedrale, 31 ottobre 2017
31-10-2017

Carissimi, sacerdoti, diaconi, religiosi/e, consacrati secolari, fedeli tutti, con gioia grande, celebriamo in un’unica Festa coloro che la Chiesa ha proclamato ufficialmente Santi! Ad essi, certamente, si aggiungono molti altri che, essendo vissuti santamente qui in terra, godono della visione beatifica del Signore in Paradiso.
La felice occasione liturgica odierna ci offre l’opportunità di affidarci a coloro che prima di noi hanno percorso il pellegrinaggio terreno, attraversando, come dice l’Apocalisse, il crogiuolo della tribolazione, prima di ricevere il premio riservato ai servi fedeli (Cf Ap 7, 14).
Sant’Agostino, insoddisfatto di una vita dissoluta, incontrò la misericordia divina e la conseguente conversione, per aver letto alcune biografie di Santi. Egli, dopo un lungo discernimento interiore, esclamò dicendo: “Se questi e quelle sono riusciti (a santificarsi), perché non io?”.
Miei cari, ricordiamo che il Concilio Vaticano II ha ribadito che la vocazione alla santità è di tutti (Lumen Gentium, 31). Come raggiungere tale obiettivo? San Giovanni Paolo II nella Novo Millennio Ineunte (anno 2000) afferma: “È ora di proporre a tutti con convinzione la santità, come misura alta della vita cristiana ordinaria”. Il santo Pontefice evidenzia l’aggettivo ordinario. Ciò significa che non dobbiamo pensare a vivere o a fare cose straordinarie, ma quelle ordinarie, di ogni giorno, in modo eccezionale e straordinario.
Come l’oro si purifica nel crogiuolo, così dovremmo accettare di passare attraverso la grande tribolazione al fine di raggiungere la mèta della perfezione. Un pensatore ha scritto: senza l’avversario, la virtù marcisce.
Se tutti siamo chiamati alla perfezione, ancor più lo sono coloro che il Signore invita ad una sequela radicale e personale, cioè i sacerdoti. Tra questi, oggi viene consacrato con il dono del sacerdozio ministeriale, il nostro fratello Vincenzo, figlio di questa comunità di Ruvo di Puglia.
Grazie a coloro che sono stati, nelle mani di Dio, strumento provvidenziale, affinché questo giovane si formasse umanamente, spiritualmente e cristianamente. Ringrazio i docenti e gli educatori dei seminari dove Vincenzo si è formato; la famiglia in cui Vincenzo è nato e cresciuto; le comunità parrocchiali di origine e di apostolato.
A te, carissimo don Vincenzo, mi rivolgo come padre, affinché possa raggiungere la vetta della perfezione, nell’esercizio del ministero che il Signore ti affida. Hai dichiarato recentemente in una intervista a Luce e Vita, che sei consapevole di intraprendere un servizio bello e difficile. Sì, è vero, ma non è certamente impossibile, come scrive l’Apostolo Paolo: “Tutto posso in Colui che mi dà forza” (Fil 4, 13).
Essere prete è bello, diceva un santo padre spirituale, ma è altrettanto coinvolgente e impegnativo.
Il Curato D’Ars mai si è tirato indietro dinanzi alle mille insidie, ma ha vissuto la sua vocazione ministeriale nella radicalità evangelica più pura. Egli aveva preso tanto a cuore la sua vocazione che un giornalista miscredente disse di lui: “Ho visto Dio in un uomo”.
Così pure, hai confidato, con la semplicità che ti contraddistingue, che desideri essere segno di contraddizione, che vorrai essere il prete dell’ascolto! Siamo felici per te!

Ti accompagniamo con la nostra preghiera e la nostra vicinanza. Da oggi sei accolto nella grande famiglia del presbiterio diocesano! Sentiti sempre al centro di questo contesto meraviglioso che è la fraternità e la comunione visibile con il Vescovo e con i tuoi fratelli sacerdoti.
Non risparmiarti in nulla; sii come un canale senza incrostazioni, in modo che non disperda quell’acqua spirituale che invece deve raggiungere le arsure interiori di tanti tuoi fedeli.
Hai espresso il desiderio di avere sempre con te la bellissima qualità dell’entusiasmo, che san Giovanni Paolo II chiamava “nuovo talento” (NMI 40).
Ricordati che per poter donare, bisogna avere e per poter sembrare all’esterno, bisogna essere, prima, nel proprio cuore! Guardiamo Cristo per configurarci sempre più a Lui. Incarniamo il senso della sua missione.
Gesù ci conceda di prolungare la missione preannunciata dal Profeta Isaia, quella di “portare il lieto annunzio ai poveri, di fasciare le piaghe, di proclamare la libertà degli schiavi, di promulgare l’anno di misericordia e di consolare tutti gli afflitti” (Is 61, 1-3).
Nulla ti sembrerà insopportabile o impossibile, compreso il carisma della povertà, dell’obbedienza e dell’amore casto per il Regno!
A te mi rivolgo con una bellissima espressione del Beato Paolo VI: “Preghiamo affinché il mondo del nostro tempo possa ricevere la Buona Novella da ministri del Vangelo, la cui vita irradi di fervore”.
Maria, la Regina di tutti i Santi, illumini il nostro cammino terreno verso la Patria eterna del Cielo.
Così sia!

+ don Mimmo Cornacchia, Vescovo