C’è una cosa che accomuna tutti quanti…il bisogno profondo di felicità. Se voi perseguite questo bisogno di felicità che avvertite nel vostro cuore, non andate ad appagarlo a cisterne screpolate, o a fontane inquinate, a botti che hanno il vino diventato ormai aceto… Ragazzi, ragazze, questo io vorrei dirvi: la vita giocatevela bene perché… qualche volta voi sapete che rischio correte? Che in questa vostra smania di libertà, di grandezza, di orizzonti larghi, invece che raggiungere gli orizzonti larghi vi incastrate nei blocchi…
Qualche volta noi corriamo proprio questo rischio: andiamo alla ricerca di obiettivi che pensiamo ci debbano liberare e invece ci danno proprio la prigione… Vivetela bene la vostra vita, perché vi capita di viverla una volta soltanto… non bruciatela!’
Queste parole di don Tonino danno senso e sostanza a tutto il lavoro che l’Azione Cattolica, con i suoi ragazzi, giovani e adulti, ha intrapreso quest’anno con la campagna sui nuovi stili di vita contro il gioco d’azzardo. Un fenomeno in enorme espansione, la terza industria italiana, tant’è che a disposizione di ogni cittadino italiano ci sono più slot machines che posti letto in ospedale. 15 milioni i giocatori abituali, 2 milioni a rischio di dipendenza, 800 mila già dipendenti. Le persone più interessate al gioco sono le fasce più deboli e fragili della società: secondo gli ultimi dati, giocano d’azzardo 1su 5 tra adolescenti e bambini e sono sempre di più gli over 65, che dilapidano la propria pensione.
A fronte di questo scenario, abbiamo voluto sensibilizzare la gente di ogni fascia d’età, capire e studiare il problema e contrastarlo, facendo la nostra parte di cristiani e di cittadini.
Sensibilizzare: i ragazzi dell’ACR hanno diffuso il braccialetto ‘io la vita me la gioco bene!’, simbolo della campagna, motivando e spiegando a tutti, grandi e piccoli, il messaggio che contiene. Inoltre abbiamo chiesto e ottenuto che l’Azione Cattolica nazionale aderisse alle principali campagne che si stanno svolgendo in tutta Italia contro l’azzardo.
Capire e studiare il problema a partire dall’incidenza sul nostro territorio: nelle parrocchie e a livello diocesano tutti abbiamo vissuto momenti formativi e informativi sul fenomeno dell’azzardo nel nostro Paese e nelle nostre città. I giovani ed i giovanissimi hanno realizzato una mappatura dei vari quartieri, prendendo coscienza dei luoghi dove si pratica diffusamente il gioco d’azzardo e dialogando con gli esercenti che scelgono di non ospitare nei propri locali strumenti di spersonalizzazione e dipendenza, come le slot o i gratta e vinci.
Contrastare: l’invito è stato (ed è) anche quello di scegliere uno stile, un comportamento: non solo non giocare, ma consumare, spendere, nei locali dove non si gioca d’azzardo. I nostri adulti, poi, si sono fatti promotori dell’iniziativa di raccolta firme per la presentazione al Palamento di una proposta di legge per ottenere regole più precise, chiare e rigorose per arginare il gioco d’azzardo, a tutela della salute degli individui. Una proposta di legge che in tutt’Italia è stata firmata da 93.000 persone, di cui circa seimila sono della nostra diocesi. Nelle città abbiamo chiesto alle amministrazioni di impegnarsi concretamente sul piano della detassazione e degli incentivi ai locali NO SLOT, così come della formazione per i gestori degli esercizi interessati. Nelle scuole porteremo la nostra voce per dialogare sul senso della vita, del guadagno e del gioco con giovani e adolescenti, ma anche con i loro genitori e insegnanti.
Con le manifestazioni del 18 maggio a Molfetta, Ruvo e Giovinazzo e quella del 1 giugno a Terlizzi, abbiamo voluto dare un piccolo assaggio di come il gioco, quello vero, libero dall’ossessione del denaro, pulito, è una festa, un incontro tra persone, una costruzione di relazioni tra pari e tra generazioni, che fa crescere e profuma di vita e di futuro. E ancora una volta rivolgiamo un invito, quell’invito: LA VITA, GIOCATEVELA BENE!