Un anno per continuare ad educarci nella carità
Francesco de Lucia

Il convegno pastorale ci introduce nella terza parte del progetto pastorale diocesano: educare alla carità. Nota del direttore della Caritas diocesana.
Il convegno pastorale ci introduce nella terza parte del progetto pastorale diocesano: educare alla carità. Nota del direttore della Caritas diocesana.
Torna puntuale con la prima domenica di settembre la pubblicazione di Luce e Vita. L’ondata di violenza che investe molti paesi sollecita un maggiore impegno per il dialogo.
Innanzitutto il criterio di valutazione del docente, in base, ad esempio alla sua preparazione, che può essere testimoniata non solo da frequenze di corsi o da ore di permanenza nell’edificio scolastico, ma da pubblicazioni, partecipazioni a convegni come relatore e da riconoscimenti vari. Ma soprattutto il riconoscimento della centralità del ruolo del docente, messa in questi decenni a dura prova
Il mondo intero ha assistito stupefatto a quella che è ormai chiamata “la restaurazione del Califfato”, che era stato abolito il 29 ottobre 1923 da Kamal Ataturk, fondatore della Turchia moderna. Il Vaticano esprime il suo aperto dissenso con una dichiarazione che dà eco alla voce del Papa
Il tempo estivo e la fuga verso le ridimensionate (dicono!) ferie ferragostane in luoghi di vacanza rischiano di far passare in secondo piano le difficoltà che sempre più numerose famiglie si ritrovano a vivere. Non ci vuol molto a mobilitarsi, tra amici, tra i gruppi parrocchiali e associativi, i Comitati feste Patronali, ad aprire occhi, cuore e tasche per condividere anche il poco a disposizione.
Il vilipendio della Croce diventa segno di comunione nell’orrore. Lo dimostra il docente universitario, musulmano, che ha affrontato la morte ma non si è scagliato contro i cristiani. La persecuzione in atto, non si fermerà: ora tocca a noi, cristiani, poi ai musulmani che non si adegueranno, poi toccherà agli ebrei
Dalle tecnologie emergenti (per biotecnologi e informatici) all’imprenditoria sociale (management, amministrazione delle “imprese sociali”, finanza e fundraising), non mancano gli spazi di azione. Sorprende la capacità di iniziativa degli immigrati divenuti imprenditori grazie a forti iniezioni di creatività. Hanno dato lavoro, prodotto reddito e si distinguono per innovazione e responsabilità sociale
Dinanzi ai nostri occhi pulsa ancora, con tutto il suo vigore, quell’ulivo piantato nel Giardino della Pace in Vaticano. Non è stata una mossa diplomatica e ancor meno un ingenuo appello, è stato un grido che deve lacerare diversamente. Esattamente la nostra coscienza. Non quella civica che demanda ai governanti e quindi si sente esente da risoluzioni, bensì quella quotidiana, comune, banale, feriale
Il nostro attuale gioco è pericoloso anche per noi stessi: la guerra infuria in Medio Oriente, miete vittime, innesta rancori: da noi però giunge solo su di uno schermo oppure sulle pagine di un giornale. Troppo poco per coinvolgerci fino in fondo. Troppo poco perché possa influire sulla mentalità ed esigere un balzo che muti i meccanismi.
Lettera in riferimento all’articolo “Un inchino d’amore” di Sergio Pignatelli, pubblicato sul sito. “Un NO netto, deciso e definitivo a certe discutibili usanze mascherate per rituali di pietà popolare”
Tiene banco, in questi giorni, il (presunto) inchino che una statua della Madonna, durante una processione, ha tenuto nei pressi dell’abitazione di un boss della ¿Ndrangheta. L’episodio è avvenuto a Tresilico, una frazione di Oppido Mamertina, in provincia di Reggio Calabria.