La Sua presenza tra noi

Domenico Amato

Nell’antifona dei secondi Vespri della festa del Corpus Domini, S. Tommaso d’Aquino sintetizza in modo mirabile ciò che adoriamo nel Mistero Eucaristico. Egli ci ricorda che l’Eucaristia è prima di tutto convito in cui ci cibiamo di Cristo. In tale evento mistico, che viviamo durante la celebrazione eucaristica, noi facciamo memoria della passione di Cristo mentre aspettiamo la gloria futura. La nostra anima intanto si riempie della grazia di Cristo e l’Eucaristia rimane per noi caparra del cielo.

Il testo dell’Aquinate così recita in latino:

«O sacrum convivium!

in quo Christus sumitur:

recolitur memoria passionis ejus:

mens impletur gratia:

et futurae gloriae nobis pignus datur».

La festa del Corpus Domini, matura nel tempo e trova la sua preparazione remota nelle discussioni teologiche del XII secolo circa la presenza reale (transustanziazione) dell’Eucaristia. Ma mentre i teologi discutevano, il popolo, attraverso l’espressione della pietà, esprimeva il suo sensus fidei e riconosceva che Gesù era veramente presente nelle specie eucaristiche. Ciò fu avvalorato anche attraverso le esperienze mistiche della Beata Giuliana di Mont-Cornillon.

Fu, però, il miracolo che si produsse a Bolsena che indusse il papa Urbano IV a istituire la solennità del Corpus Domini.

Nella tarda estate dell’anno 1263 un sacerdote boemo, Pietro da Praga, mentre celebrava l’Eucaristia nella chiesa di Santa Cristina a Bolsena, fu assalito dal dubbio circa la reale presenza di Cristo nel pane e nel vino consacrati. Dopo la consacrazione, alla frazione dell’Ostia, si manifestò un ‘prodigio’ al quale da principio non voleva credere: l’Ostia che teneva tra le mani era diventata carne, e da essa stillava sangue. Impaurito e confuso cercò di nascondere ai presenti quello che stava avvenendo: concluse la celebrazione, avvolse tutto nel corporale di lino che si macchiò immediatamente di sangue, e fuggì verso la sacrestia. Durante il tragitto alcune gocce di sangue caddero anche sul marmo del pavimento e sui gradini dell’altare.

Il sacerdote andò subito da Papa Urbano IV, che si trovava ad Orvieto, per riferirgli l’accaduto. Il Papa inviò a Bolsena Giacomo, vescovo di Orvieto, per verificare la veridicità del fatto e riportare le reliquie.

Il presule fu accompagnato dai teologi Tommaso d’Aquino e Bonaventura da Bagnoregio. Tra la commozione e l’esultanza di tutti, il vescovo di Orvieto tornò dal Papa con le reliquie del miracolo. Urbano IV ricevette l’ostia e i lini intrisi di sangue, li mostrò al popolo dei fedeli e li depose nel sacrario della cattedrale orvietana di Santa Maria.

L’8 settembre del 1264 con la Bolla Transiturus de hoc mundo veniva istituita la solennità del Corpus Domini per tutta la cristianità al giovedì dopo l’ottava di Pentecoste. «Sebbene l’Eucaristia ogni giorno venga solennemente celebrata, riteniamo giusto che, almeno una volta l’anno, se ne faccia più onorata e solenne memoria. Le altre cose infatti di cui facciamo memoria, noi le afferriamo con lo spirito e con la mente, ma non otteniamo per questo la loro reale presenza. Invece, in questa sacramentale commemorazione del Cristo, anche se sotto altra forma, Gesù Cristo è presente con noi nella propria sostanza. Mentre stava infatti per ascendere al cielo disse: ‘Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo’ (Mt 28,20)».

Queste le parole del Papa. Centro della festa doveva essere, secondo quanto scrive Urbano IV, un culto gioioso e popolare con il canto di inni; in seguito ci fu la composizione di una Messa propria e dell’Ufficio divino, a cui si aggiunse una testimonianza pubblica di fede attraverso la processione. La necessità di procurare il massimo decoro a queste processioni diede origine in varie parti alla nascita delle Confraternite del Santissimo Sacramento. Confraternite che ancora oggi continuano il loro impegno nel mantenere vivo il culto eucaristico.