In questo clima da campagna elettorale in cui si mette in moto la corsa propagandistica di tutte le forze coinvolte, in cui fervono preparativi strategici, in cui tutti promettono, tutti programmano un futuro migliore, c’è chi non ha più voglia, né tempo, per lasciarsi illudere dalle solite promesse mai mantenute. Si fa fatica a trovare persone disposte a rispondere alla semplice domanda: «Cosa ti aspetti dal nuovo sindaco di Giovinazzo?». Molti rispondono sfiduciati: «Niente» oppure: «le richieste sono talmente tante che non so da dove cominciare».
Molto tenera è stata la risposta di un anziano signore, il quale ha detto: «Desidero vivere in una città che mi consenta di vivere ancora, una città che mi permetta di passeggiare tranquillamente, con i semafori nel posto giusto e la segnaletica giusta, e qualche panchina in più, per le pause di relax che a quest’età, ahimè, sono tante. Mi piacerebbe che ci fosse un luogo di incontro per anziani e giovani, in cui gli anziani possano mettere a disposizione la propria esperienza lavorativa e insegnare un lavoro artigianale a questi poveri figli, che non hanno grandi possibilità di occupazione. Ed è proprio la valorizzazione dei mestieri più antichi che potrebbe risultare una risorsa e una speranza per chi sta cercando di trovare un “posto” in questo paese, abbandonato da tanti ragazzi, che non si recano più neanche nel Nord Italia, ma vanno addirittura all’estero, perché ormai non esistono prospettive di stabilità e tutela dei lavoratori».
Non è stato facile trovare dei ragazzi disposti a rispondere alla stessa domanda, sia perché molti si sono dichiarati poco interessati alle vicende politiche, sia perché sono tanti i giovani delusi da promesse mai mantenute e da esperienze negative di lavori sottopagati, al limite dello sfruttamento. La gente non ha molta voglia di parlare e non si pone delle aspettative, per il timore di fare esperienza dell’ennesima delusione. Una giovane mamma mi ha risposto semplicemente: «Io non chiedo tanto. Vorrei meno buche lungo le strade e la possibilità di poter usufruire dei marciapiedi quando esco con il passeggino, un paese civile dovrebbe anche offrire più spazi verdi per i piccoli e dei centri sportivi attrezzati, ma si sa, vengono proposti progetti megagalattici e lungimiranti e non si pensa ai piccoli, ma costanti problemi della vita quotidiana che, col passare del tempo, diventano giganteschi». Particolarmente incisiva mi è sembrata la saggia considerazione di una signora ottantaseienne, la quale ha affermato: «Ormai la mia vita l’ho fatta, sono vicina al traguardo finale, ho vissuto da bambina l’esperienza della guerra, ho vissuto il boom economico del dopoguerra, vivo la crisi di questi ultimi anni, dovuta soprattutto all’egoismo dei potenti, ma penso alle giovani generazioni, anche se il mondo è devastato dalla corruzione e dagli interessi personali, credo che sia mio dovere credere ancora in una società migliore, per cui non rinuncio al mio diritto di voto, che considero anche un dovere, il disinteresse provoca gravi danni e c’è sempre un male minore, che è migliore del niente».
© Luce e VIta n.21 del 21/05/2017