Lettera al futuro sindaco di Molfetta

a cura di Susanna M. de Candia

Caro futuro Sindaco, 
Le scrivo a nome di chi solitamente non ha voce e quando prova a esprimersi, magari grida o lo fa con rabbia e risentimento. 
C’è nell’aria, che respirano le persone con forti difficoltà economiche e situazioni familiari (ma anche sociali e legali) non sempre limpide, una grande delusione e sfiducia. «Molfetta è stanca!» sostengono alcuni, stanca di aspettare, stanca di credere che chi andrà ad amministrare la Città (al di là delle appartenenze politiche) sarà realmente al fianco di chi ha bisogno, perché le promesse negli anni sono state tante, anzi troppe sotto le tornate elettorali. Un gesto banale, scontato, anche irrispettoso. 
C’è chi chiede che a Molfetta ci sia più movimento, perché «Molfetta è morta, non si fa mai niente!», a differenza di città più vicine, come la stessa Bisceglie, più vivace – a detta di alcuni – anche dal punto di vista industriale. «C’è bisogno di dare più voce ai cittadini e non solo con il voto, attraverso i partiti o con i caffè. Bisogna aprire le porte degli uffici, permettere ai cittadini di parlare direttamente con le istituzioni», perché tante volte chi cerca supporto o assistenza non ha l’opportunità di esporre le proprie esigenze. 
Il futuro sindaco dovrà stare un po’ di più dalla parte dei poveri, dovrà sforzarsi di aiutare davvero la città, destinando i finanziamenti che ogni amministrazione comunale riceve ai provvedimenti più importanti per risolvere le numerosi situazioni di indigenza. 
Offrire lavoro ai giovani disoccupati non dev’essere solo un motto, uno slogan per arrivare facilmente alla gente, bensì una vera e propria missione, un obiettivo reale da perseguire. Sono tanti coloro che chiedono un’occupazione per recuperare dignità, per essere in grado autonomamente di affrontare spese e situazioni di malattia, disagio. 
«Come si fa a vivere senza un lavoro? Se c’è una casa da pagare e non puoi farlo? Se ti arrivano le bollette e non hai i soldi? E poi servono le medicine, chi le compra?» sono interrogativi a cui il futuro sindaco dovrà trovare risposta. 
Non portano reale benessere le grandi opere (il porto, la Cittadella degli Artisti, che è davvero un “colpo al cuore” di tanti cittadini, per quanto si è speso a realizzarla e per quanto si assiste impotenti all’attuale chiusura), «bisogna ripartire dalle piccole cose, come riparare le strade» e, in effetti, come non essere d’accordo se le rattoppano in concomitanza con il Giro d’Italia e non in situazioni “normali”?
«Se non ci fossero strutture come la mensa canonica e la Caritas, dove andremmo a mangiare? E quando in estate la casa canonica chiuderà, perché fa caldo e dentro non si può stare, dobbiamo cercare un altro posto!» mi hanno detto. E Lei, futuro sindaco, queste cose le sa? Ci è mai stato in queste strutture che ospitano quotidianamente una trentina di persone in difficoltà? Non sarebbe il caso di affacciarsi, di dialogare, di ragionare insieme?
Adel, extracomunitario musulmano in Italia dal 2000, immagina un sindaco per la città di Molfetta con maggiore sensibilità più capace di ascolto. È lui che mi sottolinea più volte che è necessario incentivare la civiltà ovvero quel senso di responsabilità che viene dai cittadini, quando si sentono supportati e tutelati dalle istituzioni. 
Sono fondamentali per Adel la sicurezza interna (che, come avviene in altri Paesi come la Svizzera potrebbe essere garantita anche da cittadini volontari, insieme alle Forze dell’Ordine), il lavoro per «prendersi la responsabilità della propria vita e poter creare una famiglia», le leggi sull’ambiente e la gestione dei rifiuti. E poi, va favorita l’integrazione, è così che si fa cultura davvero. 
Insomma, futuro Sindaco, provocazioni, richieste concrete e suggerimenti ce ne sono. 
Buon lavoro!

© Luce e Vita n.21 del 21/05/2017