Se «la storia siamo noi», come dice De Gregori, è bene fermarsi ogni tanto e ripercorrere gli eventi passati, per comprenderne l’importanza e cogliervi possibilità e prospettive future.
Questo l’intento dell’appuntamento di venerdì 30 maggio, presso il Museo diocesano, in occasione del 90° anniversario del nostro settimanale. Serata importante, ospiti insigni: il prof. Marco Ignazio de Santis, poliedrico letterato e storico locale, Francesco Zanotti ‘ Presidente nazionale FISC ‘ oltre, naturalmente, a Mons. Luigi Martella, nostro vescovo.
Esaustivo e preciso l’excursus storico fornito da Marco Ignazio de Santis, che ha focalizzato l’attenzione su eventi fondamentali della nostra diocesi ‘ e non solo ‘ a partire dall’insediamento di don Tonino Bello, riportandone alla luce il vigore delle parole, l’esempio e l’attualità del messaggio e dell’operato, quale spinta tuttora attuabile.
Ha ricordato i direttori succedutisi alla guida del giornale ‘ da quel periodo in poi ‘ don Leonardo Minervini, don Girolamo Samarelli, Renato Brucoli (primo laico a dirigere il settimanale diocesano), don Ignazio Pansini, don Mimmo Amato, don Nicolò Tempesta, Luigi Sparapano ‘ e le innovazioni che si sono susseguite negli anni, concernenti aspetti grafici, ma anche e soprattutto contenutistici, senza tralasciare di sottolineare i redattori che hanno dato il loro contributo al giornale.
Luce e Vita da bollettino è diventato vero e proprio strumento informativo che ha tentato nel tempo di abbracciare tutti i possibili lettori, senza distinzioni di classi ed età. Sono nati così ‘Luce e Vita Giovani’ e l’inserto introdotto quest’anno ‘Luce e Vita Ragazzi’, sul cui gradimento ci si potrà esprimere attraverso un questionario disponibile on line (sul sito diocesimolfetta.it ndr). Tutto nell’ottica di un lavoro che si anima di passione e spirito di servizio.
L’augurio dello storico de Santis è, allora, quello di continuare il cammino soprattutto mettendosi dalla parte degli umili.
Francesco Zanotti, al secondo mandato da Presidente nazionale della FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), in un intervento conciso e efficace, ha ammonito sul rischio che corrono i giornalisti circa la banalizzazione e semplificazione della realtà, a favore del principio di notiziabilità dei fatti. Insomma, piuttosto che raccontare la verità, si tende a scrivere per vendere.
Siamo vittime di un meccanismo che frammenta l’uomo e la sua esistenza. Oggi ci sono fin troppe parole, ma poca verità. Si trascura il compito del giornalista: farsi compagni di viaggio, ovvero raccontare ciò che si vede, come i discepoli di Emmaus.
Con fervore Zanotti ha sostenuto l’importanza di essere ‘santamente inquietati’ ovvero continuamente preoccupati di non sbagliare, di raccontare, di informare. La cura più grande è quella per le persone. Il compito di un giornalista (e l’aggiunta dell’aggettivo ‘cattolico’ è tanto superflua quanto insignificante) è formare informando, raccontare le persone. Non c’è bisogno di essere professionisti, ma professionali, mettendo da parte la tendenza al pressapochismo.
Tutto ciò che abbiamo ricevuto va restituito. La società nella quale agiamo è connotata fondamentalmente da una perdita di senso della vita. Il giornalista, allora, interviene a suscitare domande, a raccontare ‘ sì, questo verbo ricorre quasi ossessivamente, come nucleo essenziale del tutto ‘ le storie di quotidiana eroicità, perché «o si è generativi o non si lascia nulla». Ed è questo l’unico rimedio alla società del consumo.
Nella serata ‘storica’ per Luce e Vita non è mancato lo spazio per il saluto delle autorità.
Vito Ottombrini, sindaco di Ruvo, unico rappresentante delle amministrazioni comunali, ha augurato al nostro settimanale di avere «parole sempre lucide per raccontare questo pezzetto di mondo che è la nostra diocesi».
Per concludere l’appuntamento celebrativo del 90° anniversario di Luce e Vita, Mons. Luigi Martella ha espresso gratitudine e un pizzico di orgoglio per la storia di questo giornale, dal momento che è il più antico tra i pochi delle diocesi pugliesi.
È uno strumento che racconta la fede e si propone come coscienza vigile e critica. Ambisce ad essere ‘ ma già lo è ‘ mezzo di incontro, perché «scrivendo ci si incontra», come ricorda anche Papa Francesco, promotore della ‘cultura dell’incontro’.
Si è chiuso così questo ‘incontro di famiglia’, come l’ha definito il nostro direttore Luigi Sparapano. Più che una celebrazione autoreferenziale, un’occasione per trasformare i ricordi in prospettiva, in modo da essere ‘ e fare ‘ rete, per una reale comunione. Questo principio ha infatti ispirato dapprima il concorso per il nuovo logo della testata, poi la Giornata dei Giornalisti e il concorso con le scuole e i gruppi parrocchiali per la realizzazione di inchieste su argomenti vari, che verranno pubblicate da questo numero e per tutto giugno.