Tribunale per i Minorenni, quale futuro?

di Edgardo Bisceglia

Nei prossimi giorni sarà esaminata al Senato la proposta di legge, approvata dalla Camera dei Deputati, di riforma della giustizia minorile che prevede la soppressione di Tribunali e Procure della Repubblica per i Minorenni, fiore all’occhiello della giustizia italiana.
Il Tribunale per i Minorenni oggi è una autorità giudiziaria specializzata che grazie all’operato di magistrati togati, con esclusività di funzioni, e magistrati onorari provenienti dal mondo dell’assistenza sociale, della pedagogia e psicologia, garantisce un approccio del sistema giustizia a misura di bambino. Il minore vittima di maltrattamenti, abbandono, o altresì autore di reato, ha modo, nell’attuale Ordinamento, di vivere il procedimento giudiziario da protagonista, esprimendo il suo pensiero in una condizione di tutela e protezione.
Il primo testo internazionale a richiamare l’attenzione sul diritto del minore ad essere ascoltato è quello delle “Regole minime per l’amministrazione della giustizia minorile” approvato a New York il 1985. Anche la Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1989, sancisce il dovere degli Stati firmatari di valorizzare le opinioni del minore affermando che i bambini devono essere ascoltati in ogni procedura giudiziaria o amministrativa che li riguarda, sia direttamente sia mediante un rappresentante o un organo appropriato (la Convenzione è stata ratificata dall’Italia con legge n. 176 del 27 maggio 1991).
Nella nuova formulazione normativa gli Uffici Giudiziari minorili saranno sostituiti da sezioni presso i Tribunali Ordinari con grave perdita della esclusività di funzioni e specializzazione dei magistrati, ma soprattutto con approcci funzionali e finalistici completamente diversi: si pensi ad esempio all’attività giudiziaria delle Procure Ordinarie, dal chiaro obiettivo repressivo e punitivo, evidentemente distonico con le esigenze di protezione e rieducazione del minore quand’anche autore di reato. L’anno scorso nei Tribunali per i Minorenni di Italia sono stati avviati 90.000 procedimenti: 50.000 civili e 40.000 penali (fonte: Ministero della Giustizia 2016), celebratrisi dinanzi a collegi di giudici (il Tribunale per i Minorenni oggi è un organo esclusivamente collegiale dove le decisioni sono il frutto del confronto di molteplicità di saperi giuridici ed extra-giuridici) che mediante l’ascolto diretto del minore hanno dato forma ad una concreta tutela del fanciullo mettendo al centro le sue preminenti esigenze di protezione e rieducazione.
I rischi ed i pericoli di cui la riforma (fatta di compressione dei diritti) è foriera sono stati richiamati dagli ordini nazionali degli psicologi e degli assistenti sociali, dal Garante Nazionale e Regionale per l’infanzia e adolescenza, dall’Associazione Nazionale Magistrati per la Famiglia, dal CSM.
Un minore si trova per via delle sue esigenze di crescita e formazione in una dimensione che richiede costante cura e protezione: ove un fanciullo venga a trovarsi in un’aula di giustizia significa che la collettività non è stata in grado di assicurargli la giusta salvaguardia: quella dell’autorità giudiziaria è probabilmente l’estremo tentativo che la Società si dà per proteggere quel fanciullo, ma anche se stessa in un momento storico come quello attuale, in cui i bambini sono i primi a vivere sulla propria pelle le conseguenze drammatiche della crisi economica, dell’immigrazione e dai tagli ai servizi.
Il Comitato ONU sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza ha espresso forti timori per le risorse destinate alla tutela dell’infanzia in Italia, raccomandando al nostro Paese di assicurare che nell’attuale situazione finanziaria tutti i servizi per i minori siano protetti dai tagli. 
L’auspicio è che il legislatore possa ravvedersi, sforzandosi magari di addivenire alla creazione del più saggio e tanto auspicato Tribunale per la Famiglia.