Sono trascorsi tre lustri da quel meriggio luminoso, ‘quasi più fascinoso di un’alba’, del 20 aprile 1993, quando il Servo di Dio, don Tonino Bello, passava ‘all’altra riva’. ‘L’altare scomodo’ del suo letto di sofferenza, dischiudeva le porte ai ‘cieli nuovi e terre nuove’.
Due giorni dopo un popolo numeroso di migliaia e migliaia di persone, provenienti da ogni parte d’Italia, si raccolse sulla banchina del porto di Molfetta, per dare l’estremo saluto al Pastore, all’uomo, all’amico. Possiamo dire che quel popolo, questa sera, è qui per ringraziare il Signore, per un dono, una vita, una testimonianza di profezia. Sì, quel popolo è qui, spiritualmente unito a noi, e accresciuto, perché col passare del tempo, gli ammiratori di don Tonino aumentano, diventano sempre più numerosi. Insieme facciamo viva memoria dell’amato Pastore. Il tempo non ne sbiadisce l’immagine, né affievolisce i ricordi, al contrario, rifulge maggiormente la qualità dei suoi gesti e delle sue parole. Egli è stato non un pastore di retroguardia, ma un pastore che ha aperto cammini e inventato strade; è stato davanti e in mezzo e non alle spalle. Non un pastore che ha pungolato, incalzato, rimproverato per farsi seguire, ma uno che ha preceduto: ha camminato attratto dal futuro e non dai ‘rimpianti’; ha sedotto con il suo andare; ha affascinato con il suo esempio.
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