Siamo qui pellegrini sulla tomba di san Paolo, l'Apostolo delle Genti. Abbiamo anche noi potuto vedere alcuni segni eloquenti: la tomba del martire, le catene che lo hanno tenuto prigioniero in questa città di Roma, ma che non hanno potuto bloccare la sua passione per il Vangelo, come annota lo stesso Paolo nella Seconda lettera a Timoteo: Ricòrdati di Gesù Cristo, risorto dai morti, discendente di Davide, come io annuncio nel mio Vangelo, per il quale soffro fino a portare le catene come un malfattore. Ma la parola di Dio non è incatenata! (2Tm 2,8-9) Infatti la Parola di Dio ha portato qui anche noi stamattina, a rinnovare la nostra fede in Cristo Gesù risorto dai morti, di cui Paolo è stato testimone appassionato fino al martirio. Ci chiediamo: dove ha trovato Paolo l'energia per camminare tanto, attraversare rischi e pericoli, sopportare tante prove e ostilità? Perché questo interiore bisogno di raggiungere popoli e culture diverse, di predicare a tutti il Vangelo? Cosa ha significato quell'incontro con il Risorto sulla via di Damasco? Cosa ha comportato per Paolo, intransigente e accanito fariseo, l'essere stato afferrato da Cristo Gesù? Come ha elaborato questa sua fondamentale esperienza in proposta formativa per le comunità da lui fondate e per i credenti di ogni tempo? Cosa comporta il dinamismo di conformazione al Cristo crocifisso e risorto? Se vogliamo dare credito a quei testi autobiografici che potremmo chiamare le confessioni di Paolo, allora la chiave ermeneutica di tutta la sua vicenda appare decisamente l'amore. Un amore intenso, totale, appassionato. In primo piano troviamo la confessio laudis, il riconoscimento dell'amore di Dio, del suo piano salvifico, della sua grazia e misericordia. Quest'amore risplende in Cristo Gesù morto e risorto, cui Paolo sia affida totalmente nella fede (confessio fidei) che innerva e trasforma la vita (confessio vitae). Credere e vivere in Cristo Gesù comporta una nuova speranza, un guardare diversamente alla morte e al destino del mondo (confessio spei). Si colloca in questa prospettiva il senso dell'ascesi, la fatica apostolica e quel prolungare nella propria carne la passione del Cristo, sapendo che 'nella speranza siamo stati salvati'. E la speranza per Paolo non delude perché 'l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori' (confessio amoris). Camminare nello Spirito significa vivere nell'amore, riper-correre la stessa via di Gesù, lasciarsi interiormente formare dallo Spirito fino alla piena maturità di Cristo. Paolo è stato e continua ad essere maestro e modello di uomini e donne che alla sua scuola desiderano apprendere l'arte di vivere secondo lo Spirito, nella via dell'amore e della libertà.
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